Nell’ultimo consiglio comunale di Ivrea è andata in scena l’ennesima provocazione razzista della Lega sostenuta da tutta la maggioranza di centro-destra. L’Odg “Sensibilizzazione da parte delle istituzioni al fenomeno delle molestie sessuali collettive (taharrush jama'i)” che vede come prima firmataria la consigliera leghista Bono, condanna e chiede azioni di contrasto solamente contro una pratica di violenza di gruppo contro le donne, perpetrata da mussulmani nordafricani. Non vi è alcun cenno nell’Odg leghista alle violenze di gruppo che avvengono nelle case, durante le feste, sulle spiagge, da parte di giovani, anche appartenenti alle cosiddette famiglie bene, tutti bianchi e italiani, contro ragazze spesso incoscienti perché drogate o ubriache. Queste violenze non esistono per Bono e i suoi sodali. L’intento dell’Odg è inequivocabile e irricevibile: far passare che l’ignobile violenza maschile contro le donne sia unicamente di matrice straniera, o meglio musulmana, nordafricana. La Lega non perde occasione per alimentare sentimenti razzisti e di odio verso lo straniero, in particolare se non “cattolico romano”, e gli alleati gli vanno appresso. Ma prima di tutto quell’ordine del giorno non doveva nemmeno essere ammesso alla discussione dal presidente del consiglio comunale Borla. Per come è scritto è infatti palesemente razzista, viola i principi costituzionali. Invece non solo è approdato in consiglio, ma è stato approvato con il voto unanime della maggioranza, incluso – fatto ancor più grave – quello del sindaco Sertoli che non può non aver colto l’intento della consigliera Bono e che aveva il dovere da Primo Cittadino di sottrarsi alla strumentalizzazione della più bieca cifra leghista. Se l’intento fosse stato onesto, se si voleva fare un Odg sulla violenza contro le donne, che vede crescere inesorabilmente il numero delle vittime senza che alcun cambiamento sociale e culturale sia all’orizzonte, se si voleva condannare la violenza di gruppo, fra le più odiose, non a caso usata anche nelle guerre, la condanna doveva essere globale: andava anche citato il “taharrush jama’i”, uno dei tanti orrori contro le donne, ma non certo l’unico. Non sono i mussulmani nordafricani da perseguire ma solo quelli violenti come tutti i maschi violenti di qualunque colore o nazionalità. Ivrea non è la città che Bono e soci vogliono disegnare: una città ottusa, chiusa, razzista. A questa cultura che si vuole imporre anche nella nostra città dobbiamo opporci con seria determinazione, non sottovalutando, come si è fatto permettendo la vittoria del centro-destra, la forza tossica di Lega e alleati.
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea – Circolo di Ivrea
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