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29 Dicembre 2025 - 21:59
Dipinto ritratto di Tommaso Francesco di Savoia
La marcia su Torino del principe Tommaso di Savoia non è soltanto un episodio militare, ma il simbolo di una delle stagioni più drammatiche e laceranti della storia piemontese. È il tempo della guerra civile tra Madamisti e Principisti, una frattura profonda che attraversa il Ducato di Savoia nel cuore del Seicento, quando il potere dinastico si trasforma in scontro armato e il Piemonte diventa campo di battaglia delle grandi potenze europee.
Da una parte Cristina di Francia, Madama Reale, reggente in nome dei figli ancora minorenni; dall’altra i suoi cognati, i principi Tommaso e Maurizio di Savoia, decisi a strapparle la guida dello Stato. Non è solo una disputa familiare: è lo scontro tra due visioni politiche e due blocchi internazionali, Francia e Spagna, che si contendono l’Italia settentrionale mentre l’Europa è dilaniata dalla Guerra dei Trent’anni.
Eppure, in mezzo a questo scenario cupo, il popolo piemontese reagisce come spesso ha fatto nella sua storia: con l’ironia. La canzone popolare dedicata al principe Tommaso, tramandata nei secoli, racconta la sua marcia con versi beffardi, trasformando soldati e brigate in figure caricaturali. È la dimostrazione che anche nel pieno della violenza e dell’incertezza, la comunità trova nel sorriso e nella satira una forma di resistenza, un modo per sopravvivere agli eventi.

Palazzo Carignano
Tommaso di Savoia nasce a Torino il 21 dicembre 1596. È figlio del duca Carlo Emanuele I e di Caterina d’Austria, figlia di Filippo II di Spagna. Porta dunque nel sangue l’eredità delle due grandi monarchie europee. È nipote di Emanuele Filiberto, il Testa di Ferro che ha rifondato lo Stato sabaudo, pronipote di Francesco I di Franciae parente stretto della corte spagnola. Una genealogia che lo colloca, fin dalla nascita, al centro della grande politica continentale.
Tommaso cresce come principe di frontiera, educato alla guerra e alla diplomazia, consapevole che il destino dei Savoia non può essere separato dall’equilibrio tra Francia e Spagna. Alla morte del fratello Vittorio Amedeo I, nel 1637, vede aprirsi l’occasione per assumere un ruolo centrale nel governo del Ducato. Ma la reggenza viene affidata alla cognata Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e di Maria de’ Medici, sorella del re Luigi XIII. Da quel momento lo scontro diventa inevitabile.
Con il fratello Maurizio, cardinale e principe, Tommaso si pone alla guida del partito filospagnolo. Tra il 1639 e il 1642 il Piemonte precipita nella guerra civile. Città contro città, famiglie divise, campagne devastate. Tommaso non è un semplice cospiratore di corte: è un comandante esperto, uno dei più capaci del suo tempo, e guida personalmente le operazioni militari.
Il 26 marzo 1639, con duemila dragoni, marcia su Chivasso, che gli apre le porte. È l’inizio di una campagna fulminea. Cade Ivrea, le truppe si accampano nel Canavese e nel Biellese, viene siglato un accordo con la Valle d’Aosta. Un proclama, firmato insieme a Maurizio, invita i popoli a ribellarsi a Madama Reale. In aprile Tommaso punta su Trino, poi si dirige verso Asti, che viene occupata dopo l’espugnazione di Villanova. Il 26 luglio 1639 entra a Torino: il cuore politico del Ducato è nelle sue mani.
Ma la vittoria è fragile. Il sostegno spagnolo si rivela incerto, le alleanze vacillano, la popolazione è stremata. Il 24 settembre 1640 Tommaso lascia Torino e si rifugia a Ivrea per evitare la cattura. Senza l’appoggio concreto della Spagna e consapevole delle sofferenze inflitte al territorio, il principe inizia a dubitare della strada intrapresa. Pesano anche motivi personali: i figli, eredi dei conti di Soissons, sono esposti alla vendetta della Francia.
È così che Tommaso sceglie la via della pace. Il 14 giugno 1642 viene siglato l’accordo con Madama Reale, con il fratello Maurizio e con il re di Francia. Al principe vengono assegnate la luogotenenza di Ivrea e Biella e dei territori rispettivi per tutta la minorità di Carlo Emanuele II. Il 26 luglio rientra ufficialmente a Torino. La guerra civile si chiude, ma le ferite restano.
Negli anni successivi Tommaso compie una scelta che segna definitivamente la sua parabola politica: rompe con la Spagna e si schiera contro di essa. Le sue campagne militari contro gli Spagnoli in Italia gli valgono prestigio e ascolto alla corte di Francia, dove trova spazio anche per i suoi vecchi rancori verso Madama Reale. Nel 1655, alla testa di un esercito di ventiquattromila uomini, invade la Lombardia e pone l’assedio a Pavia. Ma la carestia, le difficoltà logistiche e i contrasti con il duca di Modena lo costringono a ritirarsi. È una sconfitta pesante, che lo colpisce profondamente.
Rientrato a Torino, Tommaso di Savoia si spegne il 22 gennaio 1656. Viene sepolto nei sotterranei della cattedrale. Secoli dopo, Carlo Alberto gli farà erigere un monumento nella cappella della Sindone, riconoscendo il ruolo di un principe controverso, combattuto, spesso sconfitto, ma centrale nella storia sabauda.
La canzone popolare che lo accompagna fino a oggi, con il suo tono ironico e dissacrante, restituisce forse meglio di molti libri il giudizio del popolo: Tommaso di Savoia, principe guerriero, uomo di potere, protagonista di un tempo feroce, capace di dividere il Piemonte e allo stesso tempo di entrare nella sua memoria collettiva.
Prinse Tomà ven da Milan/ cun na brigada dè scaussacan./
Scuassavo d’ sa, scaussavo d’ là/ Viva la brigada d’prinse Tomà./
Prinse Tomà ven da Versei/ Cun na brigata d’spaciafurnei./
Spaciavo d’ sa, spaciavo d’là/ Viva la brigada d’prinse Tomà./
Prinse Tomà ven da Civass/ Cun na brigada de sciapasass /
Sciapavo d’ sa, sciapavo d’ là / Viva la brigada d’prinse Tomà. /
Prinse Tomà ven da Brandis /
Cun na brigada d’ ramassamniss/
Ramasso d’sa, ramasso d’là /
Viva la brigada d’prinse Tomà /
Prinse Tomà ruva a Turin /
Cun na brigada d’ spaciacamin /
Spaciavo d’sa, spaciavo d’là /
Viva la brigada d’prinse Tomà
Principe Tommaso vien da Milano con una brigata di scalzacani. Scalzavano di qua, scalzavano di là. Viva la brigata del Principe Tommaso. Tommaso vien da Vercelli con una brigata di spazzacamini. Spazzano di qua, Spazzano di là. Viva la brigata del principe Tommaso. Principe Tommaso vien da Chivasso con una brigata di spaccapietre. Spaccano di qua, spaccana di là Viva la brigata del Principe Tommaso principe Tommaso arriva a Torino con una brigata di spazzacamini, spazzavano di qua, spazzavano di là. Viva la brigata del Principe Tommaso.
Mi è stata raccontata anche una seconda versione
Prinse Tomà ven da Versei cun na brigada dè spaciafurnei/
sensa credit e pien di debit. Viva la facia d’ prinse Tomà./
Prinse Tomà ven da Civass cun ‘t n’armada de scanagat, /
Sensa credit, pien di debit.
Prinse Tomà ven da Brandis cun t ‘una squadra d’ cavai gris/
Sensa crédit, pien di débit. Viva la facia d’prinse Tomà.
Prinsi Tomà riva a Turin cun na brigada d’ birichin.
Sensa credit, pien di debit. Viva la facia d’ prinsi Tomà!
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