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RSA, aumenti fino al 10% dal 1 gennaio 2026 in Piemonte: il caso in Consiglio regionale

Il Patto per il welfare del 2024 garantiva tariffe ferme. Pentenero (Pd) chiede chiarimenti

RSA, aumenti fino al 10% dal 1 gennaio 2026 in Piemonte: il caso in Consiglio regionale

RSA, aumenti fino al 10% dal 1 gennaio 2026 in Piemonte: il caso in Consiglio regionale

Dal 1° gennaio 2026 le rette delle case di riposo in Piemonte rischiano di aumentare fino al 10 per cento. Non è una previsione, ma una segnalazione che arriva direttamente dalle famiglie e dagli operatori del settore. Un allarme che ora entra ufficialmente in Consiglio regionale grazie a un’interrogazione presentata da Gianna Pentenero, presidente del gruppo Partito Democratico, che chiede alla Giunta del governatore Alberto Cirio chiarimenti immediati e soprattutto interventi concreti.

Il punto di partenza è semplice e allo stesso tempo esplosivo: diverse RSA piemontesi avrebbero già comunicato aumenti unilaterali delle tariffe, destinati ai posti non convenzionati con il Servizio sanitario regionale, con rincari che arrivano fino al 10 per cento. Un colpo secco per famiglie che già oggi sostengono costi elevatissimi per garantire assistenza a persone non autosufficienti.

«Ho presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta chiarimenti urgenti in merito agli annunciati aumenti delle rette nelle RSA a partire dal 1° gennaio 2026. Secondo numerose segnalazioni raccolte da famiglie piemontesi e da associazioni del settore, infatti, diverse strutture residenziali avrebbero comunicato incrementi unilaterali delle tariffe fino al 10%, riguardanti i posti non convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale» afferma Pentenero.

Il contesto è quello di un sistema già fragile, messo sotto pressione da anni di crisi strutturale, dall’invecchiamento della popolazione e da una progressiva riduzione della capacità di spesa delle famiglie. In Piemonte, come nel resto d’Italia, l’accesso a una RSA è spesso l’ultima possibilità per chi non può più essere assistito a domicilio. E quando quella possibilità diventa economicamente insostenibile, il rischio è che la non autosufficienza diventi una condanna sociale prima ancora che sanitaria.

A rendere la situazione ancora più controversa è il Patto per un Welfare innovativo e sostenibile, firmato nel 2024. Un accordo che, nero su bianco, garantiva il mantenimento delle tariffe per i posti privati, proprio per evitare che i costi ricadessero interamente sulle famiglie. Un impegno politico e amministrativo che oggi, secondo il Partito Democratico, rischia di essere disatteso.

Gianna Pentenero

«L’aumento appare ancora più ingiustificato se si considera che il Patto per un Welfare innovativo e sostenibile, firmato nel 2024, garantiva il mantenimento delle tariffe per i posti privati» sottolinea Pentenero. E qui il tema smette di essere solo economico e diventa apertamente politico: promesse fatte e impegni presi che rischiano di restare lettera morta.

Nel mirino finiscono anche le condizioni di favore di cui continuano a beneficiare molti gestori. Durante la pandemia, per evitare il collasso del sistema, la Regione aveva introdotto deroghe assunzionali e altre misure straordinarie. Misure che, a distanza di anni, sono ancora in vigore, senza però che a queste agevolazioni sia corrisposto un miglioramento proporzionale dei servizi offerti.

«Mentre le famiglie piemontesi affrontano già costi elevatissimi per garantire ai propri cari non autosufficienti un’assistenza dignitosa, i gestori continuano a beneficiare delle deroghe assunzionali introdotte in pandemia, senza che ciò si traduca in un miglioramento dei servizi» aggiunge la presidente del gruppo Pd.

Il nodo è tutto qui: chi paga il costo del welfare. Se la Regione stanzia risorse sulla quota sanitaria, se concede flessibilità ai gestori, se firma patti che promettono stabilità tariffaria, non può poi voltarsi dall’altra parte quando arrivano aumenti che colpiscono direttamente le famiglie. Aumenti che, come sottolinea Pentenero, arrivano in un momento storico segnato da una crisi economica e sociale che dura ormai da anni.

«È inaccettabile che, a fronte di condizioni agevolate e di impegni formali presi con la Regione, si proceda con aumenti che rischiano di mettere in ginocchio migliaia di cittadini» incalza la consigliera dem.

L’interrogazione chiede quindi alla Giunta non solo di fare chiarezza, ma di assumersi una responsabilità politica precisa: far rispettare le proprie delibere. Perché senza controlli e senza interventi, il rischio è che le politiche regionali sul welfare perdano credibilità e che la fiducia delle famiglie venga definitivamente compromessa.

«Chiedo alla Giunta di far rispettare le proprie delibere e di impedire rincari ingiustificati che tradiscono la fiducia delle famiglie e minano la credibilità delle politiche regionali sul welfare» conclude Pentenero.

La questione delle RSA, ancora una volta, diventa il termometro di un sistema che fatica a tenere insieme sostenibilità economica e tutela delle persone più fragili. E mentre le istituzioni discutono di patti, accordi e tavoli tecnici, nelle case dei piemontesi arriva una lettera, una comunicazione, un aumento. Dal 1° gennaio. Con percentuali che non lasciano spazio a interpretazioni.

Ora la palla passa alla Giunta. E il tempo, per una risposta credibile, è già scaduto.

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