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Benzina ai minimi dal 2021: perché oggi fare il pieno costa meno

Cosa c’è dietro il calo della “verde” a 1,684 €/l e perché le differenze tra servito, self e autostrada restano marcate

Benzina ai minimi dal 2021: perché oggi fare il pieno costa meno

Benzina ai minimi dal 2021: perché oggi fare il pieno costa meno

La scena è questa: mattina del 29 dicembre 2025, una stazione di servizio in tangenziale, appena fuori città. Sul display del self service lampeggia un numero che non si vedeva da anni: 1,684 euro al litro. Un automobilista interrompe la telefonata, scende dall’auto, controlla il cartello del prezzo medio e rifà i conti: con 50 euro oggi entra più benzina di ieri. Non è un dettaglio marginale. È il segnale concreto di un trend che dura da settimane e che, alla vigilia di Capodanno, certifica un dato preciso: la benzina è tornata sui livelli più bassi da ottobre 2021, al netto della parentesi del 2022 con le accise temporaneamente ridotte.

A fotografare la situazione è la rilevazione di Staffetta Quotidiana, basata sugli input dell’Osservaprezzi Carburanti del MIMIT e rilanciata da ANSA. Le nuove medie parlano chiaro: benzina self a 1,684 €/l (–0,004), diesel self a 1,636 €/l (–0,005). Sul servito il calo è più timido, ma comunque visibile: 1,827 €/l per la benzina e 1,778 €/l per il diesel. In autostrada la distanza resta netta: self benzina a 1,781 €/l, mentre il servito supera ancora quota 2 euro al litro.

I numeri nascono da un meccanismo ormai noto ma non sempre compreso. I prezzi sono quelli comunicati quotidianamente dagli esercenti al portale del Ministero e mediati su circa 20 mila impianti, distinguendo tra compagnie e pompe bianche, rete ordinaria e autostrade. Dal 1° agosto 2023, inoltre, i gestori sono obbligati a esporre il cartello con il prezzo medio regionale o nazionale, aggiornato ogni giorno. Uno strumento pensato per aumentare la trasparenza, non per fissare un tetto.

Il calo alla pompa non arriva dal nulla. È coerente con settimane di raffreddamento delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati e con un Brent che in queste ore oscilla attorno ai 61 dollari al barile, tra rimbalzi e volatilità. Solo tre settimane fa la benzina self viaggiava intorno a 1,73 €/l, con il diesel sopra 1,70. A metà dicembre la discesa aveva preso ritmo, anche grazie a un euro più forte sul dollaro. Oggi il nuovo scatto verso il basso consolida un trimestre in cui i segnali si sono fatti via via più chiari.

Alla base del movimento ci sono almeno tre fattori. Il primo è il prezzo della materia prima, combinato con il cambio: barile più leggero e dollaro meno aggressivo tendono a riflettersi, con qualche ritardo, sui listini alla pompa. Il secondo è strutturale: in Italia accise e IVA pesano per oltre metà del prezzo finale, rendendo ogni variazione del costo industriale meno visibile rispetto a quanto accade in altri Paesi. Lo certificano i dati del Bollettino Petrolifero Settimanale della Commissione europea, che separa sempre il prezzo “con tasse” da quello “al netto tasse”. Il terzo fattore è la concorrenza nella rete distributiva, soprattutto tra impianti a marchio e no logo. Oggi la benzina self costa mediamente 1,687 €/l sulle compagnie e 1,678 €/l sulle pompe bianche; per il diesel 1,639 contro 1,631. Una forbice che si allarga sul servito e diventa strutturale in autostrada, dove canoni, logistica e vincoli contrattuali fanno la differenza.

Il dato del “minimo dal 2021” ha un valore anche psicologico, ma va letto con cautela. Il confronto con il 2022 è falsato dalla riduzione temporanea delle accise, che abbassò artificialmente i prezzi per alcuni mesi. E soprattutto, i minimi non sono una garanzia per il futuro. Il prezzo alla pompa è l’ultimo anello di una catena lunga e sensibile: basta uno shock geopolitico, una crisi di offerta o una tensione internazionale per invertire la rotta in poche settimane. Le stesse proiezioni dell’EIA statunitense, che indicano per il 2026 un Brent medio attorno ai 58 dollari, suggeriscono uno scenario moderatamente disinflattivo, ma carico di incognite.

Nel frattempo, qualche certezza pratica resta. Il self continua a essere la scelta più conveniente. Evitare l’autostrada, quando possibile, fa risparmiare anche 20–30 centesimi al litro. Confrontare i prezzi nel raggio di pochi chilometri ha ancora senso, soprattutto nelle aree ad alta concorrenza. E leggere il cartello del prezzo medio aiuta a capire se si è davanti a un listino allineato o fuori scala.

Un carburante più economico non pesa solo sul portafoglio degli automobilisti. Incide sui costi della logistica, sulle filiere produttive e, a cascata, sulla dinamica dell’inflazione. Non è l’unico fattore in gioco, ma è uno di quelli che contano. Se il quadro attuale dovesse reggere anche all’inizio del 2026, il contributo disinflattivo dei carburanti resterà sul tavolo.

La notizia, alla fine, sta tutta qui: benzina self a 1,684 €/l, diesel a 1,636. Non è detto che sia il pieno più economico dell’anno, ma poco ci manca. Più del titolo, però, contano le abitudini: scegliere il self, evitare il servito in autostrada, confrontare i prezzi. Il resto lo faranno barile, cambio e concorrenza. E, almeno per ora, sembrano giocare dalla parte degli automobilisti.

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