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27 Dicembre 2025 - 17:20
Nevica a New York e si ferma mezzo Paese: perché una tempesta “normale” manda in tilt voli e aeroporti?
La prima avvisaglia, prima ancora che i fiocchi attecchissero sull’asfalto, è arrivata dai tabelloni delle partenze. A John F. Kennedy, LaGuardia e Newark Liberty le luci hanno iniziato a cambiare colore in sequenza rapida, trasformando le liste dei voli in una distesa di “delayed” e “canceled”. È successo mentre a terra non c’era ancora neve. Nel giro di poche ore, i dati di FlightAware hanno restituito l’immagine di un classico rientro natalizio diventato una scommessa: nella mattina di sabato oltre 1.850 voli interni risultavano in ritardo e almeno 600 cancellati; il venerdì precedente la tempesta aveva già prodotto più di 8.500 ritardi e circa 1.700 cancellazioni. Numeri in continuo movimento, aggiornati di ora in ora, ma con una costante chiara: l’area metropolitana di New York come principale epicentro, con effetti evidenti anche su Boston Logan.

Il sistema invernale che ha attraversato il Nordest tra la sera di venerdì 26 dicembre 2025 e la mattina di sabato 27 ha combinato due elementi che negli aeroporti rappresentano uno scenario critico: precipitazioni intense concentrate in poche ore e temperature sottozero sufficientemente stabili da permettere alla neve di aderire subito al suolo. La National Weather Service (Servizio meteorologico nazionale) ha stimato per l’area di New York accumuli medi tra 4 e 8 pollici, equivalenti a circa 10-20 centimetri, con fasce localmente più intense su Long Island, nella Hudson Valley e in alcune zone del Connecticut. A Central Park la misura ufficiale si è fermata intorno ai 4-4,5 pollici, la nevicata più consistente per la città dalla stagione 2021-2022.
In parallelo, la Port Authority of New York and New Jersey e la NYC Emergency Management (Agenzia per la gestione delle emergenze di New York) hanno diffuso avvisi di viaggio invitando a limitare gli spostamenti non indispensabili. Il Department of Sanitation of New York City (DSNY, Dipartimento di igiene urbana) ha attivato la modalità “Snow Alert”, mettendo in strada circa 700 spargisale e oltre 2.200 mezzi spazzaneve già dal primo pomeriggio di venerdì. Sui canali ufficiali degli aeroporti il messaggio è stato ripetuto più volte: arrivare con largo anticipo, verificare lo stato del volo direttamente con la compagnia, prepararsi ad attese prolungate.
I tre grandi hub dell’area, John F. Kennedy, LaGuardia e Newark Liberty, hanno concentrato una quota rilevante di cancellazioni e ritardi secondo il monitoraggio di FlightAware. Le compagnie più esposte su New York hanno pagato il prezzo più alto. JetBlue ha cancellato tra 200 e 350 voli nell’arco di due giorni, arrivando in alcuni momenti a tagliare circa un quinto dell’operativo. A seguire Delta Air Lines, American Airlines, United Airlines e il vettore regionale Republic Airways. Per i passeggeri sono scattate esenzioni e riprotezioni senza penali su molte rotte del Nordest.
La neve sulle piste è stata solo una parte del problema. Le sequenze di arrivo e decollo sono finite sotto Ground Delay Program (Programma di ritardo a terra) e, in alcune finestre, sotto ground stop temporanei, strumenti utilizzati dalla Federal Aviation Administration (FAA, Amministrazione federale dell’aviazione) per rallentare i flussi e mantenere gli standard di sicurezza in condizioni meteorologiche avverse. A Newark le attese medie in arrivo hanno superato anche le due ore; a JFK si sono alternati blocchi e rallentamenti in base alla visibilità e alla disponibilità delle piste.
Più a nord, Boston Logan ha risentito degli effetti a catena. La Massport (Massachusetts Port Authority) ha invitato i passeggeri a presentarsi con largo anticipo e a privilegiare i collegamenti pubblici, come le linee Blue e Silver della MBTA (Massachusetts Bay Transportation Authority) e il servizio Logan Express. Le previsioni indicavano accumuli più contenuti rispetto a New York, ma venti e ghiaccio sufficienti a generare ritardi e riprogrammazioni. Anche qui i dati di FlightAware, variabili nel corso della giornata, hanno segnalato decine di cancellazioni e un volume significativo di voli in ritardo nelle ore centrali.
Con le tempeste invernali, i bilanci numerici sono per definizione instabili. La fotografia di sabato mattina diffusa da FlightAware e ripresa da numerose testate parlava di oltre 1.850 ritardi e 600 cancellazioni nel traffico domestico statunitense, mentre il venerdì precedente si erano superati 8.500 ritardi e circa 1.700 cancellazioni. Altri conteggi, basati su finestre temporali diverse, hanno stimato oltre 1.500 cancellazioni complessive tra la tarda serata di venerdì e le prime ore di sabato, e più di 22.000 ritardi su scala nazionale nella sola giornata del 26 dicembre. Le differenze dipendono dai criteri adottati, dall’inclusione o meno dei voli internazionali e dagli aggiornamenti in tempo reale. Per chi viaggia, però, il dato sostanziale resta invariato: l’area di New York è stata il principale punto di concentrazione del disagio.
La dinamica della perturbazione, con un minimo in rapido movimento e aria fredda al suolo, ha prodotto bande nevose con tassi di accumulo prossimi o superiori ai 2-3 centimetri l’ora nei momenti più intensi. Negli aeroporti il nodo non è solo la rimozione della neve, ma la gestione di una catena complessa che comprende il de-icing degli aeromobili, le rotazioni degli equipaggi, gli slot di partenza e di arrivo. Ogni disallineamento aumenta il rischio di superare i limiti di servizio degli equipaggi e di spezzare le sequenze operative, con effetti che si trascinano anche dopo la fine delle precipitazioni.
Non a caso, le autorità statali hanno attivato misure straordinarie. La governatrice Kathy Hochul ha dichiarato lo stato di emergenza in ampie aree dello Stato di New York. In New Jersey, la vicegovernatrice Tahesha Way ha esteso la stessa misura all’intero territorio, raccomandando di evitare gli spostamenti non essenziali. Pennsylvania e Massachusetts hanno emesso avvisi e limitazioni alla circolazione, in particolare per i mezzi commerciali.
Durante le ore più critiche, JetBlue, fortemente presente sull’asse JFK–LaGuardia–Boston, è risultata la compagnia con il maggior numero di cancellazioni, seguita da Delta, American, United e Republic. La cancellazione preventiva è diventata la strategia dominante: ridurre l’operativo in anticipo permette di evitare aerei bloccati in pista per ore e di offrire riprotezioni più gestibili. Molti vettori hanno introdotto esenzioni dal cambio per i biglietti del 26 e 27 dicembre sulle rotte del Nordest.
A terra, le squadre del DSNY e della Port Authority hanno lavorato su piste, vie di rullaggio e accessi stradali agli scali, mentre la NYC Emergency Management ha continuato a raccomandare l’uso del trasporto pubblico. La FAA, dal proprio Command Center, ha modulato in tempo reale ground stop e Ground Delay Program in base a visibilità, vento trasversale e capacità delle piste.
Nel Massachusetts, pur con accumuli inferiori, la giornata si è rivelata complessa. Massport e Massachusetts Department of Transportation (MassDOT) hanno ribadito indicazioni operative pensate per situazioni di emergenza: anticipo significativo in aeroporto, monitoraggio costante dei canali ufficiali e utilizzo dei collegamenti pubblici per ridurre la pressione sulla rete stradale.
Le nevicate si sono attenuate entro la metà di sabato, ma il freddo ha mantenuto condizioni difficili su strade e marciapiedi, con ghiaccio residuo nelle ore notturne. I servizi meteorologici segnalano la possibilità di un nuovo fronte in arrivo dal centro degli Stati Uniti, con effetti tra Grandi Pianure e Grandi Laghi e il rischio di un mix invernale su parte del New England nei giorni successivi. Per gli hub con maggior arretrato, una piena normalizzazione potrebbe richiedere ancora 24-48 ore.
Nel frattempo, le autorità e le compagnie invitano i passeggeri a verificare lo stato dei voli sui siti ufficiali e su FlightAware, a sfruttare le esenzioni disponibili e a pianificare spostamenti alternativi quando possibile. A New York, MTA (Metropolitan Transportation Authority) e Port Authority hanno rafforzato il servizio e attrezzato migliaia di autobus con catene da neve; a Boston restano valide le raccomandazioni su MBTA e Logan Express.
Il contesto temporale ha amplificato l’impatto della tempesta. Le stime della Port Authority indicavano 5,7 milioni di passeggeri attesi nei tre scali newyorkesi tra il 22 dicembre e il 4 gennaio. Una perturbazione concentrata su tre hub così vicini, nel pieno dei rientri festivi, ha trasformato anche piccoli slittamenti orari in code, riprotezioni e saturazione dei voli successivi.
I conteggi ufficiali continueranno a essere aggiornati e corretti, e le responsabilità operative verranno valutate nei prossimi giorni. Ma il quadro generale è già definito: il Nordest degli Stati Uniti, e in particolare la Greater New York City Area, ha assorbito il peso maggiore; Boston ha subito gli effetti indiretti; gli Stati coinvolti hanno invitato a rinviare gli spostamenti non essenziali. Gli esperti meteo ricordano che il pattern stagionale resta favorevole a nuove irruzioni fredde e a sistemi costieri capaci di generare neve, ghiaccio e pioggia congelantesi. Per chi viaggia, la conclusione è pratica: monitorare, adattarsi e considerare la flessibilità come parte integrante dello spostamento invernale nel Nordest.
Fonti: FlightAware, National Weather Service, Federal Aviation Administration, Port Authority of New York and New Jersey, NYC Emergency Management, Department of Sanitation of New York City, Massport, Massachusetts Bay Transportation Authority, Massachusetts Department of Transportation, dichiarazioni ufficiali di Kathy Hochul e Tahesha Way.
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