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14 Dicembre 2025 - 15:42
Tragedia di Volpiano: chi erano i quattro carabinieri morti nell’incidente dell’elicottero
Volpiano si è fermata di nuovo questa mattina, davanti al monumento di via Brandizzo. Ventisette anni dopo, la scena è la stessa: una corona d’alloro, le uniformi schierate, i familiari in silenzio. È il 14 dicembre, la data che qui non è mai diventata solo un anniversario. È il giorno in cui si ricordano i quattro carabinieri morti nell’incidente dell’elicottero precipitato nel 1998, pochi istanti dopo il decollo dall’Elinucleo.
Quella mattina di fine anni Novanta, un Agusta 109 dell’Arma si alzò in volo con a bordo quattro militari. Una missione di routine, nessun segnale d’allarme. Poi la nebbia fitta, la perdita di riferimenti, lo schianto nelle campagne alle porte del paese. Non ci fu nulla da fare. Morirono il Generale di Divisione Franco Romano, il Colonnello Paolo Cattalini e i Marescialli Gennaro Amiranda e Giovanni Monda.
Franco Romano aveva 59 anni ed era il Comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta. Ufficiale di lungo corso, aveva attraversato decenni di servizio ricoprendo incarichi di vertice, con la responsabilità di un territorio complesso e vasto. Era uno di quei comandanti che non si limitano alla scrivania: la sua presenza su quell’elicottero racconta un’idea precisa di comando, fatta di controllo diretto, conoscenza dei reparti, assunzione personale delle responsabilità.
Accanto a lui c’era Paolo Cattalini, 38 anni, colonnello dei Carabinieri e comandante dell’Elinucleo di Volpiano. Pilota esperto, guidava il reparto aereo da alcuni anni ed era considerato una figura di riferimento sia sul piano operativo sia su quello dell’addestramento. Una carriera in piena ascesa, interrotta bruscamente in una mattina che non lasciò spazio a errori o correzioni.
A completare l’equipaggio c’erano due sottufficiali. Gennaro Amiranda, 36 anni, maresciallo e secondo pilota, e Giovanni Monda, 33 anni, maresciallo motorista di bordo. Uomini di reparto, tecnici, abituati al lavoro silenzioso e preciso che tiene in aria un elicottero e sicura una missione. Figure meno visibili rispetto ai gradi apicali, ma decisive, come spesso accade nell’operatività quotidiana dell’Arma.

Autorità alle commemorazioni di questa mattina, domenica 14 dicembre
Questa mattina la commemorazione è stata celebrata dal cappellano militare don Diego Maritano. Il Generale di Divisione Andrea Paterna, comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, e il Generale di Brigata Roberto De Cinti, comandante provinciale di Torino, hanno deposto una corona d’alloro ai piedi del monumento. Con loro una rappresentanza della Compagnia dei Carabinieri di Chivasso, il sindaco di Volpiano Giovanni Panichelli e i familiari dei militari caduti. Poche parole, nessuna enfasi superflua.
Il tempo ha fatto il suo corso, ma la storia no. L’incidente dell’elicottero di Volpiano non è un fatto archiviato: è una ferita che resta nella memoria dell’Arma e della comunità. Raccontare chi erano quei quattro carabinieri significa ricordare che dietro i gradi e le funzioni c’erano uomini con ruoli diversi ma uniti dallo stesso servizio. E che quella mattina, nella nebbia, non è caduto solo un elicottero, ma una parte di storia che Volpiano continua a custodire, anno dopo anno.
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