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Punto Rosso
15 Dicembre 2025 - 08:14
Il sindaco Matteo Chiantore
Quanta tristezza quegli angoli seminascosti in alcuni bar tabaccheria dove si vedono donne e uomini, spesso 50-60enni o più, davanti ai totem colorati e scintillanti delle slot machine elettroniche. Quasi ipnotizzati infilano un gettone dietro l’altro rincorrendo una vincita che pure quando arriva non riesce nemmeno lontanamente a portare in pari il bilancio tra lo speso e il “vinto”. Si usa il verbo “giocare” per l’azzardo, ma nessuno ride in questo gioco. I volti sono sempre tesi, tirati.
Ma pian piano questa scenografia sta cambiando e non perché si smette di giocare. Gli esercenti che ospitavano queste macchine mangia soldi stanno dismettendo le postazioni delle slot machine o video poker interne per installare fuori dal locale un bel distributore di “ricariche conti gioco” per il gioco d’azzardo online.
Molto più “pratici”, niente aree separate da dedicare al gioco, niente tristi giocatori dentro il locale, ma soprattutto lavorano H24, giorno e notte senza interruzione. “I guadagni sono raddoppiati!” dice un esercente in una improbabile intervista di promozione del “servizio”.

Anche Ivrea si aggiorna e abbiamo iniziato a vedere spuntare questi distributori con la scritta bella grande “H24”, per incentivare a infilare soldi o bancomat a tutte le ore oppure per rassicurare sulla possibilità che in caso di astinenza c’è lì il rassicurante distributore che, come accade per le sigarette, ti salva da una crisi. Niente di edificante in tutto ciò, tanto di preoccupante piuttosto, anche considerato che a Ivrea uno di questi distributori è a 50 metri da una scuola elementare.
L'Italia, anche il Piemonte, sta vivendo un'escalation silenziosa, ma devastante del fenomeno del gioco d'azzardo. Non si tratta più solo di sale da gioco dedicate, di “corner scommesse” nei bar, ma di una diffusione capillare e insidiosa che rende la scommessa una tentazione onnipresente e quasi banale.
Anche la distribuzione dei “gratta e vinci” nei supermercati con le commesse costrette alle casse a chiedere ai clienti “vuole un gratta e vinci?” rende facile perdersi nella scommessa, presentata come “innocente” gioco. Peccato che questi cartoncini siano “uno tira l’altro”, vinci 2 euro e vuoi ricomprarne un altro e poi un altro ancora e così via.
Il dramma sociale è che con il peggiorare delle condizioni sociali della popolazione aumentano le cifre spese nel gioco d’azzardo, chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, si affida alla fortuna, rischiando però di peggiorare la propria condizione, certo di non migliorarla.
Nel 2024 gli italiani hanno speso 157 miliardi di euro nel 2024 nel gioco d’azzardo, una cifra di 20 miliardi superiore alle le spese per la sanità, è per il 2025 le previsioni parlano di una spesa di oltre 160 miliardi di euro, continuando la tendenza al rialzo. Il gioco d’azzardo nel 2024 ha rappresentato il 36,20% del gettito erariale dello Stato. (dati Nomisma)
L’aggravante è etica e riguarda proprio le entrate dello Stato su una dipendenza, così come sul tabacco. Sarebbe uno scandalo se lo Stato guadagnasse dalla vendita di droghe, queste vietate; invece, può tranquillamente trarre profitto dalla vendita di tabacco e dal gioco d’azzardo. Questo nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità riconosca la dipendenza dal gioco d’azzardo come malattia.
Ma perché non si interviene nel contrasto con la stessa forza preventiva e repressiva con cui si affrontano le altre dipendenze?
Probabilmente perché, a differenza della dipendenza da droghe o alcol, il ludopatico non crea disturbo all'ordine pubblico, non è visibile in strada, non spacca le vetrine. Il suo dramma è un lento spegnersi, una rovina che avviene in silenzio, dentro le mura domestiche, che travolge l'intero nucleo familiare. Nessuna zona rossa, vietata al gioco d’azzardo.
In Piemonte nel 2024 sono stati giocati più di 9 miliardi e 501 milioni di euro in videopoker, slot machine e sale bingo, fanno 2.232 euro all’anno per abitante. E in questo ricco business si inserisce bene la malavita organizzata. La nostra regione, insieme alla Liguria, è la "maglia nera" del Nord Italia nel cosiddetto azzardomafie, certifica Libera.
La battaglia contro la ludopatia non è dunque solo una questione di moralità o di salute individuale, ma una necessità di giustizia sociale. È tempo che le istituzioni smettano di vedere il gioco come una fonte di entrate e lo riconoscano per quello che è: un'emergenza sociale e sanitaria che sta consumando in silenzio le vite e il futuro di migliaia di famiglie italiane e piemontesi.
E possono fare la loro parte anche i sindaci che in quanto massimi responsabili della salute pubblica e dell'ordine urbano, hanno a disposizione diversi strumenti per limitare l'impatto del gioco d'azzardo patologico sul territorio, agendo spesso dove la legislazione nazionale è più permissiva.
Ecco una bella sfida anche per la nostra città. Caro sindaco, hai la sensibilità per farlo, già alcuni regolamenti ci sono, ma proviamo a trasformare Ivrea in una città “libera dalle scommesse”, che tanto queste le perdono sempre i cittadini, quelli più fragili.
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