Cerca

Attualità

Nascere in guerra: 8 milioni di bambini venuti al mondo nel 2025 in mezzo a conflitti e disastri

L’analisi di Save the Children (Save the Children International) mostra un aumento dei nati in crisi umanitarie. Dalla Repubblica Democratica del Congo allo Yemen, la maternità resta un percorso ad alto rischio tra ospedali distrutti, fame e sistemi sanitari al collasso

Nascere in guerra: 8 milioni di bambini venuti al mondo nel 2025 in mezzo a conflitti e disastri

Nascere in guerra: 8 milioni di bambini venuti al mondo nel 2025 in mezzo a conflitti e disastri

Circa 8 milioni di bambini sono nati nel 2025 in aree segnate da crisi, conflitti armati o disastri climatici. Molte madri hanno partorito in tende, campi profughi privi dell’attrezzatura essenziale o comunità devastate da eventi estremi. È il quadro delineato da Save the Children (Save the Children International), organizzazione che da oltre un secolo opera per proteggere i minori più vulnerabili.

Un’analisi realizzata dall’Organizzazione, basata sui dati delle Nazioni Unite (United Nations), indica che circa 7,7 milioni di bambini, 23.000 ogni giorno, sono venuti alla luce in 43 crisi umanitarie tra gennaio e fine novembre 2025. Si tratta di un aumento di circa il 10% rispetto al 2021, quando i nuovi nati in situazioni d’emergenza erano stati circa 7 milioni. Secondo le stime, sette bambini su dieci sono nati o hanno conosciuto la loro prima fase di vita in contesti di conflitto, come in Sudan e Gaza, dove l’accesso al cibo è limitato, gli aiuti non riescono a raggiungere molte comunità, gli ospedali sono danneggiati o distrutti e i servizi di assistenza materna e neonatale risultano sempre più fragili. Nel 2024 il numero di minori che vivevano in zone di conflitto ha toccato il valore record di 520 milioni.

Save the Children chiede ai governi e ai decisori politici di proteggere e rafforzare i finanziamenti destinati alla salute materna, neonatale e infantile, aumentando la formazione e il reclutamento di ostetriche, infermieri e operatori sanitari di comunità, figure chiave nelle emergenze.

Shekinah

Shekinah

La storia di Shekinah, 26 anni, madre di quattro figli che vive a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, racconta cosa significhi affrontare una gravidanza in un territorio segnato da un conflitto che ha compromesso le infrastrutture sanitarie e ridotto le possibilità economiche delle famiglie. La Repubblica Democratica del Congo registra alcuni dei più alti tassi di mortalità materna e neonatale al mondo. All’inizio del 2025, dopo una gravidanza complicata, Shekinah ha dato alla luce il piccolo Muhindo con un parto cesareo in un ospedale partner di Save the Children nel Nord Kivu. Non potendo permettersi le cure necessarie, temeva di essere costretta a partorire in casa. Dopo aver saputo dell’esistenza del reparto materno sostenuto dall’Organizzazione, si è presentata in ospedale e ha ricevuto assistenza gratuita. Se non avessi ricevuto questo aiuto, sarei morta, perché non avevo né i soldi né la possibilità di avere questo bambino, ha spiegato.

A livello globale, si stima che ogni anno muoiano 2,4 milioni di neonati e che 1,9 milioni nascano morti. La maggior parte dei casi riguarda Paesi a basso e medio reddito. In Yemen, dove oltre dieci anni di conflitto e collasso economico hanno generato una delle peggiori crisi umanitarie contemporanee, nel 2025 sono nati circa 1.800 bambini al giorno. I tagli ai finanziamenti internazionali hanno costretto molte organizzazioni a ridurre o sospendere interventi essenziali, fra cui i trattamenti salvavita per la salute materna, neonatale e per la malnutrizione.

A Taiz, sempre in Yemen, Murad, 8 mesi, ha sviluppato una grave forma di malnutrizione acuta. La madre, Fatima, non era riuscita a seguire un’alimentazione adeguata in gravidanza a causa dell’instabilità del reddito familiare. Prima della guerra c’erano possibilità di lavoro e un reddito che permettevano di acquistare cibo senza difficoltà. Ora tutto è cambiato e riusciamo a malapena a coprire i bisogni essenziali, racconta. Mio figlio è nato debole e soffre di malnutrizione fin dalla nascita. Pensavo che sarebbe migliorato, invece peggiorava giorno dopo giorno. Dopo essere stato portato in un centro sanitario locale sostenuto da Save the Children, il bambino ha ricevuto trattamenti nutrizionali e assistenza medica, migliorando rapidamente.

Le condizioni disperse nei racconti individuali emergono anche nelle parole di Abraham Varampath, responsabile per salute, nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari di Save the Children. Ogni giorno, circa 23.000 bambini nascono in alcune delle peggiori crisi del pianeta. Le madri devono affrontare ospedali non attrezzati o sistemi sanitari distrutti da attacchi e restrizioni, come accade in Gaza e in Sudan. Molte sono costrette a intraprendere viaggi pericolosi per trovare un luogo sicuro in cui partorire. La maggior parte dei decessi neonatali e materni potrebbe essere evitata con un’assistenza qualificata e strutture adeguate. Servono finanziamenti continui e non possiamo permettere che i tagli agli aiuti mettano a rischio la vita dei più piccoli nei loro primi momenti.

L’organizzazione ribadisce che le crisi derivanti da conflitti e disastri climatici continuano a compromettere i sistemi sanitari, interrompere i mezzi di sostentamento e impedire a madri e bambini di accedere a cibo e cure. Save the Children lavora per rafforzare la capacità delle strutture sanitarie, sostenere il personale locale e fornire strumenti e formazione. I reparti maternità e le cliniche mobili dell’Organizzazione intervengono ogni giorno in contesti difficili. Nel 2024 i servizi per la salute materna, neonatale e riproduttiva forniti da Save the Children hanno raggiunto 1,4 milioni di bambini e 2,1 milioni di madri e donne in età riproduttiva in 30 Paesi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori