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11 Dicembre 2025 - 01:29
Terremoto a "La Stampa". Giornalisti in assemblea permanente e il giornale non è in edicola
Alla fine, tutte le indiscrezioni che circolavano da giorni si rivelano per quello che sono: verità che qualcuno sperava restassero nell’ombra ancora un po’. Invece no. L’ora è scoccata, e la più grande operazione di smontaggio dell’editoria italiana degli ultimi decenni prende forma davanti agli occhi di tutti.
Secondo ricostruzioni ormai convergenti, Gedi avrebbe firmato un’intesa di esclusiva con l’armatore greco Theodore Kyriakou per la cessione dell’intero pacchetto editoriale nel giro di un paio di mesi. Non una parte, non uno degli asset strategici: tutto.
Una mossa che sembra chiudere definitivamente la porta a qualsiasi ripensamento interno dopo mesi di smentite ufficiali e rassicurazioni di facciata.

Ora, però, al centro della tempesta c’è lei: La Stampa.
I greci, si vocifera senza troppe perifrasi, non sarebbero interessati al quotidiano di Torino. Pesano la struttura, la storia, il costo, la complessità industriale. Un patrimonio difficile da gestire. Ed ecco aprirsi un secondo tavolo, parallelo e tutto italiano.
Il candidato più accreditato (come preannunciato) è Enrico Marchi, patron di Nem, già protagonista nelle acquisizioni delle testate del Nord-Est ex Gedi. Accanto a lui, un altro nome che fino a ieri circolava solo tra addetti ai lavori: Claudio Dogliani, del Consorzio Stabile SIS, il gruppo di Cuneo che negli ultimi anni ha collezionato concessioni autostradali una dietro l'altra, la A3 Napoli–Salerno, la Pedemontana Veneta e di recente con ITP Spa i collegamenti tra Ivrea, Torino e Piacenza.
A questa ipotesi si contrappone quella di un altro armatore: Gianluigi Aponte, patron di MSC, già acquirente del Secolo XIX e da tempo convinto che la grande editoria italiana abbia bisogno di una gestione industriale, non soltanto finanziaria.
Aponte osserva, valuta, aspetta la mossa giusta: ma l’interesse non è mai stato negato.
In tutto ciò, il ruolo di John Elkann appare chiaro: evitare di essere lui a firmare lo “spezzatino”, lasciando ai nuovi proprietari l’onere — e l’impopolarità — delle cessioni successive. Una strategia che a Torino molti definiscono elegante, altri cinica.
E pensare che solo pochi giorni fa, quando la prima finestra di esclusiva con Kyriakou si era chiusa, si era affacciato un altro nome pesante: Leonardo Maria Del Vecchio, con una proposta da circa 140 milioni attraverso la sua Lmdv Capital. Un corteggiamento improvviso, elegante, ma evidentemente tardivo.
La sensazione, oggi, è che si stia chiudendo un’epoca. Non solo per La Stampa, ma per l’intero sistema dell’informazione italiana. Il finale di partita non è ancora scritto ma una cosa è chiara: questa non è una semplice transazione. È la riscrittura della geografia editoriale del Paese.
E mentre le trattative si intrecciano tra Milano, Atene, Venezia e Genova, a Torino esplode la protesta.
Sul sito de La Stampa è di qualche minuto fa un comunicato che segna un momento senza precedenti nella storia del giornale.
Leggiamo:
"Il sito della Stampa non viene aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 e il giornale non sarà in edicola. E' una decisione sofferta, presa a termine di una lunga assemblea che conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata.
Dopo che nei giorni scorsi l'editore ha annunciato l'intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall'azienda, il comitato di redazione nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l'amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l'amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema. L'esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto nel corso dell'incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita.
È in corso da tempo una trattativa con il gruppo greco AntennaUno e in parallelo si sta cercando un compratore per La Stampa a fronte del dichiarato disinteresse degli investitori greci per la nostra testata. L'obiettivo sarebbe di chiudere in parallelo le due operazioni di vendita nel giro di due mesi.
Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c'è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore.
La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia...".
In questo gigantesco risiko editoriale, c’è un pezzo che sembra già avere il suo destino segnato: La Sentinella del Canavese.
È l’ultima testata locale ancora sotto il perimetro Gedi. L’unica che non rientrerebbe (il condizionale è d'obbligo) né nel pacchetto greco, né nelle cordate italiane. Per lei si profilerebbe il passaggio al gruppo editoriale Ladisa di Bari, già proprietario del quotidiano L’Edicola.
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