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11 Dicembre 2025 - 06:00
Asl To 4, telefoni muti: il CSM di Rivarolo non risponde mai
Qualche giorno fa – qualificandomi come collaboratore di questo giornale - ho tentato di telefonare al Centro di Salute Mentale di Rivarolo, che fa capo al distretto di Ivrea dell’ASLTO4, naturalmente nelle due ore e mezza durante le quali in teoria dovrebbero risponderti. Ovviamente nessuno risponde: il telefono è occupato o squilla a vuoto. Ho insistito a lungo invano. Così ho cominciato a telefonare in giro, a tutti i numeri che ho trovato nel sito di ASLTO4, per farmi mettere in contatto col CSM di Rivarolo: il centralino di Chivasso, un numero di Ivrea, uno di Cuorgné, ecc. O non rispondeva nessuno oppure mi dirottavano ad un altro numero, assicurandomi che “loro” non potevano fare nulla di più. Ma anche l’altro numero non rispondeva: muto. Qualcuno è arrivato a dirmi che per le emergenze esistono i pronto soccorso: un consiglio che suona beffardo, considerato il sovraccarico di lavoro al quale sono sottoposti i pronto soccorso. Altri sono arrivati a consigliarmi: “Venga di persona…”. Pensavo che nell’era di internet esistessero altri mezzi, molto più facili, di comunicazione. Forse nell’ASLTO4 funziona ancora così: si va di persona allo sportello, naturalmente alle ore stabilite. E se non hai le gambe buone? “Non ha un parente da mandare qui?”. Magari con i cioccolatini?
Dopo un’ora e mezzo di tentativi, quando miracolosamente qualcuno mi ha risposto – forse l’Ospedale di Cuorgné, non ricordo – mi sono messo ad urlare e un’anima pietosa mi ha finalmente passato il numero del CSM di Rivarolo, dove altrettanto miracolosamente questa volta mi hanno risposto. Ma mi ha risposto l’infermiere che ha nome “X”: non ha mai voluto dirmi il cognome. Nome vero o nome d’arte? Quando telefono a un Comune, a Città Metropolitana e alla Regione, se chiedo “con chi parlo?”, mi dicono senza esitazioni nome e cognome. Al CSM di Rivarolo no: l’ASLTO4 è un mondo a parte, con usi e costumi propri.

L’infermiere “X” mi dava ovviamente del tu, “perché così poteva spiegarsi meglio”. Avrei voluto dirgli che, se per lui è più facile, poteva parlarmi in piemontese, ma ho evitato, già grato di avere ottenuto risposta.
Ormai è l’uso invalso in parte delle strutture dell’ASL, dove soprattutto gli anziani sono appellati “Ehi tu!”: forse sono considerati pezzi di carne avariata da buttare e che non meritano la fatica, o il rispetto, di usare il “lei” e il nome e cognome. Il cordiale infermiere X mi ha intrattenuto per una ventina di minuti senza dirmi nulla. Non ha risposto alle mie domande adducendo come motivo la privacy che deve tutelare i pazienti. Fine della inutile telefonata. Faccio presente che non volevo conoscere la cartella clinica di nessuno. Lo scopo della mia telefonata era un altro.
Perché infatti telefonavo al Centro di Salute Mentale di Rivarolo? Perché ero stato contattato da un mio conoscente che è un paziente di tale CSM: impossibilitato a uscire di casa, questo signore vive nell’Alto Canavese, ed è seguito dal CSM di Rivarolo. Mi ha telefonato esasperato per lamentarsi del fatto che vorrebbe chiedere allo psichiatra che lo segue una visita domiciliare: le visite domiciliari sono previste, così è scritto nel sito dell’ASLTO4, anche nel settore dedicato ai CSM.
Capisco che anche i CSM, come il resto dell’ASL, sono sotto organico, e gli psichiatri sono sottoposti ad un superlavoro. Ma sono mesi e mesi che il mio conoscente non riceve la visita dello psichiatra. Non riesce nemmeno a parlargli al telefono, perché lì i telefoni o sono occupati o suonano a vuoto.
Mi chiedo: i telefoni all’ASLTO4 sono considerati dei soprammobili? Tanto vale toglierli: l’ASL almeno risparmierebbe sulle bollette e sulla manutenzione.
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