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10 Dicembre 2025 - 15:55
La foto distribuita dopo la riunione "segreta"....
Occhi puntati sui partecipanti al vin brûlé: Fabrizio Lotito, regista, sommelier e cerimoniere; Elisabetta Piccoli, Paolo Noascone, Claudio Marchiori, Giacomo Spiller, Gabriele Garino, Vincenzo Ceratti, Giorgia Povolo e Davide Guarino.
Alla fine c'è una domanda semplice e diretta: che cosa li ha spinti non tanto a riunirsi (quello ci sta) ma a fare un comunicato stampa?
Perché se organizzi una riunione blindata, selezioni gli invitati con cura chirurgica, lasci fuori chi non vuoi vedere neppure riflesso nella vetrata… e il giorno dopo ti presenti al mondo dicendo che siete «uniti e compatti», c’è qualcosa che non torna. È come fare una festa segreta e poi lamentarsi perché chi non era invitato si offende.
Delle due l'una: o c'è un gran suggeritore che li vuole fare sbandare al primo palo (e lo hanno già preso in fronte) o non conoscono le scienze politiche, che non sono esatte ma neanche "accazzo"!
Il risultato, in realtà, era scritto prima ancora che prendessero posto al tavolo: il primo effetto del comunicato è stato che qualcuno si è arrabbiato, qualcun altro si è offeso, tutti la stan già "giurando" ma faranno finta di niente per un po'....
Chi sono? Quelli che non c’erano, ovvio.
E non perché fossero disinteressati: semplicemente, nei fatti, li hai esclusi.
E ora gli vai a raccontare che “il centrodestra è compatto”?
Ma compatto dove? Compatto tra quelli che hai deciso tu. Già qui si vede la mano dell’improvvisazione politica, quella bella, quella genuina, quella che producono certi gruppi quando confondono “strategia” con “serata al ristorante”.

Fabrizio Bertot, segretario provincia dei Fratelli d'Italia
La verità — e fa quasi tenerezza dirlo — è che il comunicato non è stato scritto per informare la città, che tanto della cucina dell’opposizione non gliene frega niente.
È stato scritto per mandare messaggi. A destra, soprattutto a destra. Forse al segretario provinciale Fabrizio Bertot.. Forse, chissà…
Il concetto voleva essere questo: “Guardate come siamo bravi, guardate come ci parliamo, guardate come sappiamo metterci d’accordo”.
Peccato che, nel dirlo, abbiano creato una spaccatura, che ora ci piacerebbe capire come la ricuciranno.
E non finisce qui. C’è poi c’è l’altra perla. Nel comunicato si dice, senza arrossire, che il candidato sindaco nascerà “dal basso”, “dal territorio”, “dalla condivisione”.
Ma davvero? Nel centrodestra?
Dove — e lo sanno anche i tavolini dell’Aquila Nera — decidono i partiti, sempre, comunque, ovunque?
A Ivrea come a Gubbio, a Vigevano come a Pinerolo.
Dire che decideranno “i locali” è un esercizio di fantasia politica che nemmeno Rodari nei giorni migliori.
E infatti tutti l’hanno letta per quello che è: una dichiarazione di guerra preventiva contro ignoti, ma pur sempre guerra
E qui nasce la scena più esilarante di tutte: la Povolo che va da Giglio Vigna a dirgli che “fa una lista civica.”
Solo a immaginarla scoppiano dal ridere anche le sedie.
Perché il problema vero è proprio questo: quando annunci che “al prossimo giro decideremo noi”, stai dicendo a chiare lettere che vi presenterete come civici.
E chi ci crede?
Chi vuoi che ci caschi?
Insomma in quattro righe una “cagata” mostruosa dietro l’altra, una roba da neofiti, da gente che la politica la guarda dalla vetrina e pensa che funzioni come nella pubblicità del Mulino Bianco.
E invece no: funziona con pesi, equilibri, rapporti di forza, gerarchie.
Con un solo foglio word scritto di notte, sono riusciti a irritare gli esclusi, a far sorridere i vertici, a regalare un assist a chi vuole tenerli sotto controllo e a dimostrare che “uniti e compatti” lo sono solo nella foto di gruppo — quella scattata prima che ognuno tornasse a scrivere messaggi sul telefonino al proprio referente politico.
E tutto questo tre anni prima delle elezioni.
Davvero: non riusciamo nemmeno a immaginare che cosa potranno combinare quando mancheranno solo due mesi. Un consiglio a chi ci legge? Patatine e coca cola...
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