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10 Dicembre 2025 - 01:06
Andrea Cantoni e Fabrizio Lotito
Non sappiamo che cosa abbiano bevuto, ma qualcosa di certo ha fatto effetto. Ieri sera dalle 20:00 in avanti, quatti quatti, mogi mogi e poi trulli trulli, alla chetichella si sono ritrovati al piano superiore del ristorante pizzeria Aquila nera per una tavola rotonda blindata. Non tanto per tenere i curiosi fuori che i curiosi in politica ormai si contano sulle punte di una mano, quanto per esserci solo loro e non uno di più.
Toc! Toc! Parola d’ordine? Vin brûlé. Avanti uno, poi un altro e poi un altro ancora. Attorno al tavolo, ognuno con il suo posto assegnato come nelle cene di Natale quando si sa già chi non deve parlare con chi: Fabrizio Lotito, che dell’incontro è il regista, il sommelier e – all’occorrenza – il cerimoniere; Elisabetta Piccoli, Paolo Noascone, Claudio Marchiori, Giacomo Spiller, Gabriele Garino, Vincenzo Ceratti, Giorgia Povolo, Davide Guarino, Tony Cuomo.
Tra gli esclusi un nome sopra tutti, quello di Andrea Cantoni, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale.
La verità, tutta la verità?
Cruda, semplice, diretta: non l’hanno invitato, non l’hanno informato, non l’hanno consultato. E per essere sicuri che il concetto fosse chiaro e forte — che a volte il messaggio va ribadito — il suo stesso segretario cittadino lo ha delegittimato.
Non in una stanza chiusa, non in un corridoio, ma proprio davanti a tutti gli altri coordinatori e rappresentanti, come si fa quando vuoi evitare che qualcuno faccia domande.

Pare che a Lotito non piacciano le sue simpatie monarchiche ed è questo quel che ha detto...
Delegittimato lui e accettata l'idea metodologica che il futuro candidato a sindaco non debba essere calato dall'altro o da un Fabrizio Bertot qualsiasi (segretario provinciale dei Fratelli d'Italia, ndr) ma debba essere concordato tra i locali.
Qualcuno ha già ribattezzato tutto questo come il Patto del Vin Brûlé, nome perfetto: scalda l’ambiente, addolcisce la serata, ma alla fine lascia quell’aroma persistente di qualcosa che è stato cotto a fuoco lento per più tempo del necessario.
Finita la riunione, puntuale come il digestivo dopo il fritto misto, è arrivato il comunicato.
Un comunicato scritto con la calligrafia dei buoni sentimenti e delle grandi intenzioni, dove ogni frase sembra uscita dall’Enciclopedia della Concordia Universale, volume “Illudere senza contraddirsi”. Un comunicato talmente zuccheroso che se lo stampi e lo passi in padella caramella.
Cito — perché certe cose, se non le riporti parola per parola, non rendono: “Il centrodestra — Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e i rappresentanti delle principali liste civiche del territorio — ha avviato nella serata di oggi un confronto politico di grande rilevanza in vista delle prossime elezioni amministrative. L’incontro, fortemente voluto da tutte le forze in campo, ha confermato la determinazione comune di costruire un percorso unitario, con l’obiettivo di presentare alla città una coalizione compatta, autorevole e pronta a governare con serietà e visione. Il dialogo si è rivelato estremamente proficuo, segnando un passo avanti significativo nella definizione di una strategia condivisa. È stata avviata la fase che porterà all’individuazione di un candidato sindaco unico e pienamente condiviso, espressione dell’intero centrodestra territoriale. Una figura capace di rappresentare non solo le diverse sensibilità politiche presenti, ma soprattutto le esigenze concrete della comunità. Questo primo appuntamento dimostra con chiarezza che il centrodestra è coeso, determinato e politicamente maturo. Le forze della coalizione hanno ribadito la volontà di lavorare insieme, superando personalismi e divisioni, per offrire alla città una proposta amministrativa solida, credibile e profondamente alternativa all’attuale gestione. Sono già calendarizzati ulteriori incontri che proseguiranno il percorso intrapreso e definiranno i prossimi passi della coalizione…”.
Un testo da incorniciare che sembra una barzelletta, non foss'altro che l'unione attorno ad un tavolo si trasformerà in una rottura tra i banchi del consiglio comunale, come solo può succedere se ad incontrarsi è una parte dell'Opposizione salvo quella che ha il maggior peso in consiglio... Insomma non se ne esce.
E poi, diciamola tutta: a quel tavolo di candidati sindaci possibili ce n’erano almeno quattro.
Oltre a Ceratti — che ha già dichiarato i suoi desiderata con l’entusiasmo di un bambino — c’erano Piccoli, c’era Povolo, c’era Noascone.
Un tavolo unitario, certo, ma unitario soprattutto nella convinzione che la sedia del futuro sindaco abbia più prenotazioni di un treno regionale al venerdì sera.
E il bello è che da qui all’annuncio del candidato sindaco passeranno ancora più di due anni: giusto il tempo di un altro vin brûlé, qualche amaro e un paio di indigestioni politiche, in consiglio comunale e fuori da lì...
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