Cerca

Attualità

Settimo ha le spiagge come Rimini: strade in concessione e buche a volontà

Per il 2025 la Giunta approva l’ennesimo progetto da 1,3 milioni: una cifra che fa il solletico alla viabilità, mentre la concessione ventennale permette di aggirare gare, trasparenza e concorrenza. Patrimonio progetta, valida ed esegue: il Comune paga, i cittadini pure, e le buche restano

Settimo ha le spiagge come Rimini: strade in concessione e buche a volontà

Settimo ha le spiagge come Rimini: strade in concessione e buche a volontà

A Settimo Torinese c’è un capolavoro amministrativo che meriterebbe un posto nei manuali di diritto pubblico, accanto alle concessioni balneari e alle riserve naturali: la concessione delle strade. Già questo basterebbe per far sorridere, ma il trucco è un altro: le strade sono “concesse”, ma a pagare è sempre il Comune. Quindi i cittadini. Quindi è come affittare un pezzo di spiaggia e poi pagare noi anche il bagnino, le cabine, il bar e pure la manutenzione del pontile.

A leggerla così sembra satira, ma è tutto vero.

Questa è la storia di un Comune che, vent’anni fa, decise che la viabilità, il cimitero e i parcheggi — invece di essere un servizio pubblico come in tutte le città d’Italia — dovevano diventare una sorta di stabilimento balneare urbano, affidati prima ad ASM e poi, dopo liquidazioni, affitti di ramo d’azienda e compravendite degne di una serie TV, alla società Patrimonio Città di Settimo T.se s.r.l.. Una scelta che in Riviera avrebbero salutato con un applauso. Da allora il meccanismo è sempre lo stesso: le strade sono in concessione, ma i soldi li mette il Comune.  

Detto questo, nei giorni scorsi sull'albo pretorio del Comune ha fatto capolino un progetto da 1.300.000 euro. Secondo la delibera servirà a sistemare la rete viaria. Una cifra che, detta così, sembra persino importante. Peccato che, spalmata su tutto il territorio, sia una goccia in un mare di crateri. Perché in realtà i lavori veri ammontano a 677 mila euro scarsi, e tutto il resto sono somme “a disposizione”: IVA, oneri, conferimenti in discarica e soprattutto spese tecniche per quasi 90 mila euro. In pratica: metà soldi sulla strada, metà nella burocrazia del progetto.

Il Comune paga e lo fa con un rituale amministrativo che rasenta il comico. Patrimonio trasmette il progetto esecutivo il 10 novembre 2025, già completo di verbale di validazione firmato… da Patrimonio stessa (autocertificazione). Il giorno dopo, l’11 novembre, la Giunta prende atto e approva. Un capolavoro di efficienza circolare: io progetto, io valuto, tu paghi e metti i soldi subito. Nemmeno nei lidi più esclusivi della Versilia il bagnino si approva da solo il listino prezzi.

Epperò grazie alla concessione, Patrimonio applica uno “sconto” del 10% sul Prezzario della Regione Piemonte. Una riduzione che viene presentata come un affare, quando in realtà è lo sconto che ti fa il barista se sei l’unico cliente e non puoi andare da nessun’altra parte. Una finta competitività, in un sistema dove la gara non esiste da vent’anni.

delibera

asfadf

Ma non basta. Il progetto 2025 non riguarda solo le strade: nel pacchetto sono finite anche le sistemazioni esterne del nuovo Comando di Polizia Municipale e perfino una barriera fonoisolante sul cavalcavia di corso Piemonte. P

La verità? Diciamocelo: 1,3 milioni in una città di quasi 50 mila abitanti non bastano neanche per rifare un pezzo di marciapiede o una rotatoria. Si sistemerà qualcosa, sì, ma la maggior parte delle strade dissestate resteranno lì… come sempre. Perché con questa cifra, e con questa filosofia, si fa solo manutenzione cosmetica. Al massimo, il solletico all’asfalto.

Il problema non è solo la cifra ridicola rispetto al fabbisogno. Il problema è la filosofia. A Settimo, negli anni, è sparita una figura che altrove era fondamentale: il cantoniere. Quello che passava ogni giorno, guardava le strade come un medico guarda un paziente, e interveniva subito. Una buca non diventava un cratere: veniva chiusa. Oggi invece la buca resta lì, cresce, si espande, si evolve, chiama altre buche. È un fenomeno naturale, quasi affettivo.

E solo quando ce ne sono almeno cento, quando i cittadini iniziano a fare slalom come gli sciatori, quando l’autobus perde un parafango e il marciapiede si arrende a gravità e tempo, allora e solo allora il Comune tira fuori il progetto annuale, approva, contrae il mutuo, e gira tutto al concessionario.

Non manca neppure il rituale amministrativo per rassicurare l’universo: “non sussistono cause di conflitto di interesse”per il Responsabile unico del procedimento. Una formula ormai talmente automatica che, nel contesto di una concessione dove il controllore, il progettista e l’esecutore sono sempre lo stesso soggetto, suona come: “ho verificato che io e me stesso siamo perfettamente indipendenti l’uno dall’altro”.

È un sistema che ha un che di geniale e di comico insieme: la concessione evita la burocrazia, il Comune mette i soldi, Patrimonio esegue, e i cittadini pagano tutto, sempre. Come nelle spiagge private: la concessione è la tua, ma la sabbia è di tutti.

Questa storia va raccontata così, senza filtri, perché è davvero un unicum italiano. Nessun altro Comune ha pensato di trasformare le strade in una sorta di “bene demaniale in house”, blindato in una concessione che scade nel 2050. Una data così lontana che quando la concessione finirà forse le auto voleranno.

Nel frattempo, i cittadini continueranno a camminare su marciapiedi patchwork, a guidare su strade che somigliano a piste da rally, a sperare che la prossima annualità, quella del 2026, sia un po’ più generosa.

Ma la verità è che, finché la viabilità resterà gestita come uno stabilimento balneare fuori stagione, i lavori non basteranno mai. Il problema non sono solo i soldi: è il modello. Un modello che garantisce una sola cosa: le buche.

Patrimonio srl

A Settimo Torinese esiste una società che negli ultimi 20 anni è diventata una sorta di braccio operativo del Comune: si chiama Patrimonio Città di Settimo Torinese s.r.l., è totalmente pubblica e interamente controllata dall’amministrazione comunale. Nata come strumento tecnico per semplificare procedure e rendere più rapide le manutenzioni, nel tempo ha assunto un ruolo ben più centrale rispetto alle intenzioni originarie. Oggi gestisce strade, illuminazione, marciapiedi, cimiteri, aree verdi, scuole, impianti sportivi, parcheggi e una parte enorme del patrimonio edilizio pubblico. In pratica controlla settori fondamentali della vita cittadina e ha assunto un peso politico, economico e amministrativo decisamente superiore a quello previsto al momento della sua nascita, nel 2007.

Secondo i documenti ufficiali, Patrimonio amministra 73 edifici pubblici tra scuole, impianti sportivi e centri civici, si occupa di decine di ettari di verde urbano (500 mila metri quadri), cura parchi, giardini, siepi e alberature, garantisce la gestione dell’illuminazione pubblica, dell’arredo urbano, della segnaletica e delle manutenzioni. È responsabile del cimitero e delle relative concessioni, oltre che dei parcheggi e delle aree di sosta a pagamento. Una quantità di funzioni che, per un comune di 50 mila abitanti, rappresenta un’estensione operativa inusuale. Negli anni Patrimonio è diventata il contenitore di quasi tutti i servizi di gestione urbana, riducendo progressivamente il ruolo diretto del Comune e sostituendolo con una società controllata, ma giuridicamente separata.

Il punto più delicato, però, riguarda i numeri. Dal 2023 in poi la società è stata al centro dell’attenzione dei revisori dei conti per un debito significativo verso il Comune, che nel bilancio 2024 risulta pari a 3.437.981 euro complessivi. Di questi, ben 3.264.479 euro derivano dall’operazione avvenuta oltre dieci anni fa, quando Patrimonio acquisì dal Comune il ramo d’azienda di ASM che comprendeva strade, viabilità e manutenzioni. Una scelta che allora venne presentata come vantaggiosa, ma che ha lasciato un’eredità pesante e soprattutto immobile: il debito è infatti identico a quello dell’anno precedente, perché negli ultimi anni non è stata realizzata nessuna delle valorizzazioni richieste dai revisori, come la vendita dei terreni edificabili dell’area “Laguna Verde”, valutati oltre cinque milioni di euro.

I bilanci risultano formalmente in attivo, ma il quadro reale è molto diverso. Nel 2024 Patrimonio ha chiuso con un utile di appena 2.497 euro, una cifra che, rapportata alle dimensioni della società, è più simbolica che sostanziale. Basta confrontarla con i costi del personale (1.428.159 euro) per capire l’ordine di grandezza. Senza il peso del patrimonio immobiliare — fabbricati, terreni, concessioni — l’azienda non genererebbe margini. Il suo equilibrio contabile si regge su poste non operative e sulla svalutazione progressiva dei beni.

A tutto questo si aggiunge un problema amministrativo non secondario. Una società in house come Patrimonio permette agli enti pubblici di affidarle lavori e servizi senza passare dalle gare d’appalto. È un meccanismo legale, ma richiede un livello elevatissimo di trasparenza per evitare distorsioni. A Settimo, sulla carta, questo livello è garantito ma non dal Comune che darebbe una garanzia in più. Senza gare non esistono confronti di prezzo, ribassi, concorrenza o verifiche esterne sulla convenienza economica degli interventi. Si crea così un rapporto di dipendenza strutturale tra Comune e società, con il rischio concreto che inefficienze, costi gonfiati o ritardi ricadano interamente sulla collettività. E nel caso di Patrimonio il tema è ancora più delicato, perché la società che riceve affidamenti dal Comune è la stessa che al Comune deve oltre tre milioni di euro.

Patrimonio, per come è strutturata oggi, è talmente centrale nella gestione urbana da somigliare a un secondo Comune: ha tecnici propri, una burocrazia interna, procedure e costi autonomi. E poiché è a socio unico, risponde direttamente alle scelte della politica. Quando una società controllata gestisce negli anni decine di milioni di euro di lavori — strade, scuole, verde, impianti sportivi, parcheggi — il confine tra la decisione tecnica e quella politica diventa estremamente sottile. Da qui le domande, più che legittime, che emergono su governance, opportunità, trasparenza e sostenibilità.

Quel che è certo è che Patrimonio non è più una semplice società in house: è un elemento strutturale dell’amministrazione cittadina. E comprenderne davvero la natura, i conti, il ruolo e le conseguenze sulle finanze pubbliche non è un esercizio tecnico, ma un atto necessario di trasparenza verso tutta la città.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori