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09 Dicembre 2025 - 10:27
Perché in Italia si parla tanto della guerra in Ucraina e in tutto il resto del mondo no?...
Nel terzo anno del conflitto tra Russia e Ucraina, mentre i missili continuano a cadere su città e infrastrutture, emerge un fatto che sorprende chi osserva i flussi informativi globali: la guerra non occupa più lo stesso spazio nelle agende mediatiche del mondo. Non ha la stessa intensità, non suscita la stessa reazione e, soprattutto, non è percepita ovunque allo stesso modo. In Italia continua a riempire notiziari, talk show, approfondimenti. In molti Paesi, invece, è scivolata ai margini, quasi fosse un rumore lontano. Per comprendere questo fenomeno, uno dei più significativi nel panorama dell’informazione contemporanea, occorre analizzare la geografia dell’attenzione, un concetto che descrive come il peso delle notizie cambi radicalmente da un’area del mondo all’altra.

Secondo le ricerche del Reuters Institute for the Study of Journalism dell’Università di Oxford, la distanza geografica e culturale dal fronte del conflitto incide in maniera determinante sulla percezione della guerra. In America Latina, ad esempio, in Paesi come Brasile, Messico e Argentina, l’interesse medio registrato tra le popolazioni è sotto il 20 per cento. La guerra in Ucraina non compare tra le prime dieci notizie seguite, e spesso non entra nemmeno nei telegiornali principali, se non quando avviene un evento eccezionale. In quelle regioni, spiegano gli studiosi, prevale la percezione che il conflitto non abbia alcun effetto diretto sulla vita quotidiana: non incide sui prezzi, non modifica la politica locale, non altera i rapporti regionali. I cittadini sono più preoccupati per l’inflazione, la sicurezza interna, la crisi delle istituzioni democratiche o le tensioni sociali. La guerra in Europa orientale viene percepita come un fatto distante, un frammento di geopolitica che riguarda altri.
Situazione analoga è stata osservata in numerosi Paesi africani. In Nigeria, Kenya e Sudafrica, i media hanno dedicato attenzione molto limitata al conflitto. Le redazioni televisive e i quotidiani si concentrano prevalentemente su questioni interne: instabilità politica, economia, disuguaglianze, rapporti con la Cina, sicurezza alimentare. La guerra in Ucraina entra raramente nell’agenda informativa. Gli analisti del Reuters Institute dichiarano che in molti Paesi africani la popolazione non associa in alcun modo il conflitto a cambiamenti concreti delle proprie condizioni di vita. Una parte delle testate, inoltre, tende a riproporre la narrativa russa, che presenta la guerra come uno scontro tra blocchi di potere e non come un’aggressione. Questo contribuisce a ridurre ulteriormente la centralità dell’Ucraina nel dibattito pubblico.
In Asia le dinamiche non sono molto diverse. In India, per esempio, la narrativa dominante è che si tratti di una guerra europea, una crisi tra Occidente e Russia che non riguarda direttamente gli interessi del Paese. L’India mantiene rapporti economici strettissimi con Mosca, soprattutto per quanto riguarda le forniture energetiche e militari, e la guerra è trattata con un approccio pragmatico e distante. Le edizioni digitali dei principali quotidiani indiani inseriscono raramente la guerra tra le notizie più lette. In Indonesia, il quadro è simile: il conflitto è percepito come estraneo, un evento lontano, quasi un fatto interno all’Europa. Secondo le analisi del Pew Research Center, la percezione di inutilità pratica dell’informazione sulla guerra è uno dei fattori determinanti nella scarsa attenzione dei lettori asiatici.
In Europa, invece, la guerra non è percepita come un fenomeno remoto. Paesi come Italia, Polonia, Germania, le nazioni baltiche e l’area scandinava la considerano una questione cruciale per la propria sicurezza. In questi Stati la guerra influisce direttamente sull’approvvigionamento energetico, sulla dinamica dei prezzi, sui rapporti con la NATO(Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord), sulle politiche di difesa, sui flussi migratori, sulla coesione interna dell’Unione Europea. Una parte rilevante del dibattito pubblico europeo ruota intorno alla percezione di vulnerabilità e alla necessità di ridisegnare le strategie di sicurezza. È quindi naturale che la copertura mediatica sia intensa, ripetuta e costante, e che la guerra resti una delle prime tre notizie seguite in quasi tutti i Paesi dell’Unione.
Per comprendere il divario tra Europa e resto del mondo, bisogna osservare anche l’evoluzione dell’attenzione globale nei primi tre anni del conflitto. I dati del Reuters Institute e del Pew Research Center convergono su una tesi precisa: l’interesse globale è crollato in modo rapido e significativo. Nei primi mesi del 2022 la guerra in Ucraina era la notizia più seguita al mondo, superando perfino i record di attenzione registrati durante la pandemia. Era una guerra improvvisa, spettacolare nel suo impatto, capace di interrompere la routine informativa di tutti i Paesi. I giornali e le televisioni aprivano con mappe, analisi, discorsi politici e testimonianze. Era la storia del momento, e sembrava destinata a restare al centro dell’attenzione globale.
Eppure, già nel 2023, l’interesse complessivo cala tra il 40 e il 60 per cento. A livello mondiale, il conflitto perde posizioni nelle classifiche delle notizie più seguite. In molti Paesi non occidentali la guerra viene superata da crisi economiche interne, da altri conflitti più vicini, da tornate elettorali considerate decisive o da emergenze sanitarie. Nel 2024 e nel 2025 la tendenza si consolida: la guerra scende sotto la soglia delle notizie prioritarie in gran parte dei Paesi extra-europei. Il dato più sorprendente, e quello che più colpisce gli studiosi, emerge dal Digital News Report 2024: nei Paesi non occidentali l’Ucraina non compare più tra le prime dieci notizie seguite. Non è nemmeno considerata un tema prioritario, spesso non appare tra i trend online, e in molte regioni la sua presenza giornalistica è inferiore a quella di questioni interne, conflitti locali, sport, economia nazionale e perfino intrattenimento.
L’Italia, al contrario, resta uno dei Paesi con la più alta attenzione alla guerra. Il motivo principale è la combinazione di fattori esterni e interni che rendono il conflitto particolarmente rilevante. Il primo è la prossimità, non solo geografica ma anche politica ed energetica. La guerra ha avuto un effetto immediato sulla vita degli italiani: aumento dei prezzi dell’energia, timori per l’inverno, discussioni sulla dipendenza dal gas russo, ridefinizione delle strategie energetiche europee. Ogni decisione adottata a Bruxelles o a Roma riguarda direttamente famiglie, imprese, trasporti, amministrazioni locali. Non è un tema lontano, è un tema che incide sul costo della vita.
C’è poi la particolare struttura mediatica italiana. I talk show televisivi hanno un ruolo centrale nella discussione politica nazionale. La guerra in Ucraina, più che un argomento di politica estera, è diventata un terreno di scontro tra posizioni interne, un catalizzatore di divisioni ideologiche che coinvolgono governo, opposizioni, analisti e opinionisti. La visibilità degli ospiti internazionali, le polemiche sui rifornimenti militari, i dibattiti sull’impegno della NATO e le discussioni sulle conseguenze economiche hanno alimentato una copertura intensa e continuativa. In Italia il conflitto è diventato una lente attraverso cui interpretare la politica globale e domestica, assumendo un peso maggiore che altrove.
Un altro aspetto determinante è la presenza della comunità ucraina in Italia, una delle più numerose d’Europa. Le storie di famiglie divise dalla guerra, l’arrivo dei profughi, l’impatto nelle scuole e nei servizi sociali, le iniziative di solidarietà e le reti di assistenza hanno reso la guerra un’esperienza tangibile. Molti italiani hanno conosciuto direttamente persone coinvolte nel conflitto, e questo ha ampliato la sensibilità pubblica. L’Ucraina non è un Paese sconosciuto: è una realtà vicina, raccontata da chi vive e lavora nel nostro territorio.
A tutto questo si aggiunge una componente geopolitica più ampia. La guerra in Ucraina rappresenta una sfida alla sicurezza europea. Le scelte adottate dai Paesi baltici, dalla Polonia, dalla Germania e dalla Scandinavia influenzano la postura dell’Unione nel suo insieme. L’Italia osserva questi sviluppi con apprensione, consapevole che il conflitto potrebbe ridisegnare le alleanze del continente e modificare i rapporti di forza tra le potenze. L’impatto sulla difesa comune europea, sulle politiche migratorie, sulla cooperazione economica e sulla stabilità dei confini è rilevante. Per questo la guerra resta al centro del dibattito pubblico.
Il quadro complessivo è quello di un mondo che vive lo stesso evento in modi radicalmente diversi. L’Italia e una parte dell’Europa continuano a guardare alla guerra come a un elemento strutturale della propria quotidianità. Altri Paesi, semplicemente, non la percepiscono come tale. La geografia dell’attenzione è frammentata, multipolare, condizionata da esigenze locali, priorità interne e pressioni geopolitiche. È un fenomeno che racconta molto non solo della guerra, ma anche dei meccanismi attraverso cui l’informazione globale seleziona, amplifica o marginalizza i conflitti. E mostra come il mondo, pur connesso in modo capillare, resti diviso nella percezione delle grandi crisi del nostro tempo.
Fonti utilizzate
Reuters Institute for the Study of Journalism – Digital News Report 2022 → https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/digital-news-report/2022reutersinstitute.politics.ox.ac.uk+2reutersinstitute.politics.ox.ac.uk+2
Reuters Institute for the Study of Journalism – Digital News Report 2024 → https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/digital-news-report/2024 reutersinstitute.politics.ox.ac.uk
Foreign Affairs Review – War on Media: Comparing Coverage of the Russo-Ukrainian War and the Israel-Hamas War → https://www.foreignaffairsreview.com/home/war-on-media-comparing-coverage-of-the-russo-ukrainian-war-and-the-israel-hamas-war FOREIGN AFFAIRS REVIEW
Vision of Humanity – Unequal Attention: Why Some Conflicts Make Headlines and Others Don’t → Su Media, War & Conflict. SAGE Journals+1
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