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08 Dicembre 2025 - 18:05
Giappone, terremoto di magnitudo 7.6: scatta l’allerta tsunami nel nord del Paese
Un televisore in un ryokan di Hachinohe lampeggia in rosso con un messaggio secco: “Tsunami. Evacuare verso zone alte”. Nella hall, gli ospiti stringono le giacche sopra gli abiti da notte, mentre l’orologio segna le 23:28 e fuori le sirene tagliano il buio del nord del Giappone. La scossa, lunga e quasi elastica, era partita dal largo di Aomori alle 23:15, e i telefoni di tutto il Paese avevano vibrato insieme all’allerta della Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency). Pochi minuti dopo, i porti di Mutsu-Ogawara (Aomori) e Urakawa (Hokkaidō) avevano iniziato a mostrare oscillazioni del livello del mare, segnali che anticipano onde attese fino a tre metri. Per il Giappone affacciato sul Pacifico era l’inizio di un’altra notte trascorsa a seguire l’evoluzione di un rischio ormai familiare.
Il terremoto, registrato alle 23:15 di lunedì 8 dicembre 2025 (14:15 UTC), ha avuto una magnitudo di 7,6. L’ipocentro è stato individuato a circa 50 chilometri di profondità e l’epicentro è stato stimato tra i 70 e gli 80 chilometri dalla terraferma, tra Aomori e il sud di Hokkaidō. La Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency) ha misurato un’intensità “6+” sulla scala giapponese dello shindō nella città di Hachinohe, una soglia in grado di provocare danni seri e rendere difficoltoso anche solo rimanere in piedi. La rilevazione è stata confermata dall’US Geological Survey (United States Geological Survey), che ha collocato l’area epicentrale a est-nord-est di Misawa.

Sulla base dei parametri sismici iniziali, la Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency) ha emesso subito un’allerta tsunami per le coste di Hokkaidō, Aomori e Iwate, prevedendo onde fino a tre metri, e ha esteso una “advisory” alle prefetture di Miyagi e Fukushima. Le prime oscillazioni, intorno ai 40 centimetri, sono state osservate poco prima della mezzanotte a Mutsu-Ogawara e Urakawa. I bollettini tecnici indicavano l’arrivo della prima ondata tra le 23:40 e le 23:50, con tempistiche diverse lungo la costa di Sanriku, dove la configurazione del litorale può amplificare l’energia delle onde. Come ricordano gli esperti, non è la prima ondata quella necessariamente più alta, e l’intera sequenza può protrarsi per ore.
Durante la notte, a Hachinohe si sono verificati danni puntuali e alcuni feriti, con interventi dei soccorsi in un hotel. Per precauzione, la JR East (East Japan Railway) ha sospeso diversi segmenti della rete ferroviaria locale e verificato i tratti dello Shinkansen Tōhoku, come previsto dai protocolli che impongono l’arresto dei convogli quando l’accelerazione sismica supera una certa soglia. Controlli straordinari sono stati effettuati anche in porti e argini fluviali. Diverse aree hanno segnalato interruzioni di corrente, mentre gli operatori delle centrali nucleari di Tohoku e Hokkaidō non hanno riscontrato anomalie, pur mantenendo attive le verifiche. A Tokyo, la scossa è stata avvertita con intensità lieve-moderata. La Borsa e il mercato valutario hanno oscillato brevemente, mostrando le consuete reazioni di “flight to safety” con variazioni temporanee dello yen.
La premier Sanae Takaichi ha annunciato la formazione di un’unità di crisi per coordinare ministeri, prefetture e agenzie tecniche, con priorità alla salvaguardia delle vite, all’evacuazione ordinata e al ripristino dei servizi essenziali. La televisione pubblica NHK (Japan Broadcasting Corporation) ha rilanciato in continuo le istruzioni ufficiali invitando ad allontanarsi immediatamente dalle coste e a non rientrare prima della revoca dell’allerta. Nel frattempo, le mappe della Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency) sono state aggiornate con nuovi dati di altezza e temporizzazione delle onde. L’IOC/UNESCO (Intergovernmental Oceanographic Commission/United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) e il Pacific Tsunami Warning Center (Pacific Tsunami Warning Center) hanno segnalato che la minaccia resta circoscritta alle coste prossime all’epicentro e che non sono attesi effetti nel resto del Pacifico. Per la costa occidentale degli Stati Uniti non è stata emessa alcuna allerta.
La morfologia della costa di Sanriku, segnata da baie strette e profonde, è nota per amplificare i fenomeni di risonanza. Piccoli movimenti dell’acqua osservati all’ingresso dei porti possono trasformarsi in correnti molto più violente all’interno delle baie. La memoria dello tsunami del 2011, generato dal terremoto di magnitudo 9,0 al largo di Tōhoku, ha profondamente modificato normative edilizie, piani di evacuazione e cultura della prevenzione. Questa esperienza ha contribuito a rendere oggi più rapide le reazioni, con tempi di evacuazione che, nelle zone costiere, si misurano in pochi minuti.
Nel contesto geologico giapponese, una magnitudo 7,6 rappresenta un evento di fascia “major”, capace di produrre scuotimenti forti su un’area molto ampia e di muovere volumi d’acqua sufficienti a generare tsunami locali o regionali. La distinzione tra magnitudo, che indica l’energia rilasciata, e intensità, che misura gli effetti osservati, spiega perché città come Sapporo o Sendai abbiano percepito la scossa senza riportare danni significativi, mentre aree più vicine all’epicentro abbiano registrato un’intensità “6+”.
Le reti ferroviarie della JR East (East Japan Railway) sono state sottoposte a controlli su diversi tratti, con possibili ripercussioni anche nella giornata successiva. Nei porti, molte imbarcazioni hanno lasciato gli ormeggi per dirigersi verso il mare aperto, una procedura prevista per ridurre il rischio di danni prodotti dalle correnti orizzontali che si generano negli specchi d’acqua ristretti. Sul fronte dell’energia nucleare, Tohoku Electric e Hokkaidō Electric hanno attivato tutte le checklist previste dopo terremoti di questa intensità. Restano sotto osservazione l’area di Onagawa, riavviata nel 2024 con standard aggiornati, e i siti di Higashidōri e Fukushima Daini, dove i sistemi non hanno indicato criticità.
Le allerte della Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency) cambiano nel tempo perché si basano su un sistema multilivello: una prima valutazione rapida fornisce parametri preliminari e, successivamente, i modelli numerici aggiornano stime su altezze d’onda e tempi di arrivo. È frequente vedere passaggi da “advisory” a “warning” o viceversa, soprattutto lungo coste frastagliate come quelle di Sanriku. L’IOC/UNESCO (Intergovernmental Oceanographic Commission/United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) e il Pacific Tsunami Warning Center (Pacific Tsunami Warning Center) offrono una seconda valutazione indipendente utile per confermare o ridimensionare la portata degli eventi.
Il Giappone si trova su più placche in convergenza nel cosiddetto “Anello di Fuoco” del Pacifico e registra circa un quinto dei terremoti mondiali di magnitudo 6 o superiore. Nel settore nord-orientale, la placca del Pacifico scivola sotto quella di Okhotsk/Amur, accumulando energia che si libera periodicamente con eventi di questo tipo. La scossa dell’8 dicembre 2025 riattiverà con ogni probabilità una sequenza di repliche che potrà continuare per settimane. La Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency) manterrà un livello di vigilanza elevato almeno per i prossimi dieci giorni.
In queste ore si attendono aggiornamenti sulle altezze osservate della serie di onde, il bilancio dei feriti nell’area di Hachinohe e nuove valutazioni sulle infrastrutture ferroviarie e portuali. Anche i tecnici delle centrali continueranno le ispezioni finché non saranno concluse tutte le verifiche di sicurezza.
Mentre la costa pacifica del Giappone vive ore di attenzione, il Pacific Tsunami Warning Center (Pacific Tsunami Warning Center) e le reti della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) non rilevano condizioni per un’onda capace di attraversare il Pacifico. Questo non riduce il rischio locale, ma consente di circoscrivere l’evento e di concentrarsi sulle zone effettivamente minacciate.
Restano aperte alcune domande tecniche sulla dinamica della frattura. I primi modelli indicano un movimento di tipo “thrust”, coerente con la generazione di tsunami, ma si attende una soluzione moment-tensor più dettagliata. Sarà utile verificare anche il ruolo della morfologia dei canyon sottomarini del Sanriku nell’amplificazione delle altezze locali e gli eventuali effetti sulle reti idriche lungo i fiumi costieri. Le risposte arriveranno con i rapporti tecnici della Japan Meteorological Agency (Japan Meteorological Agency), delle università e degli istituti di ricerca.
Fonti utilizzate:
Japan Meteorological Agency, United States Geological Survey, NHK (Japan Broadcasting Corporation), IOC/UNESCO, Pacific Tsunami Warning Center, NOAA.
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