Cerca

Attualità

Sicurezza urbana, l’Italia dei divari: Liguria prima, Calabria ultima, Veneto in calo

Spesa ferma, più incidenti gestiti e più sequestri: il Cnel fotografa un sistema disomogeneo

Vede la Polizia Locale e scappa: fermato un 37enne

Polizia Locale (foto archivio)

L’Italia dei servizi pubblici viaggia ancora a più velocità, e il settore della polizia locale ne è uno degli specchi più fedeli. A dirlo è la Relazione annuale del Cnel sui servizi pubblici 2025, presentata lo scorso ottobre, che analizza numeri, performance e criticità di uno dei comparti più vicini alla vita quotidiana dei cittadini. Un comparto che sta ampliando progressivamente le proprie attività — dalla sicurezza urbana a quella stradale — ma che allo stesso tempo continua a evidenziare differenze marcate da Nord a Sud e persino all’interno di aree omogenee.

Il primo dato che colpisce riguarda la spesa media pro capite, pari a 54,7 euro (dati 2022). Un valore sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente: la crescita dello 0,5% non basta infatti a compensare l’inflazione, traducendosi di fatto in una contrazione reale. Le differenze territoriali emergono con forza: si passa dagli 89,6 euro della Liguria, regione con i livelli di servizio più elevati, ai 29,5 euro del Molise, che chiude la classifica. Valori che indicano in modo evidente quanto la capacità di investimento incida sulla qualità del servizio offerto.

Il quadro complessivo delineato dal Cnel mostra però anche un settore in espansione. Le performance della polizia locale ogni 1.000 abitanti registrano un aumento significativo:
3,5 incidenti gestiti (+8%);
540 contravvenzioni, di cui 319 tramite strumenti automatici come gli autovelox (+22%);
5 rimozioni di veicoli (+16%);
2,1 fermi e sequestri amministrativi (+15%).

Numeri che, letti insieme, raccontano un’attività più intensa, più strutturata e sempre più supportata da strumenti tecnologici, mentre crescono anche le procedure amministrative per violazioni e irregolarità.

Tra le regioni, la Liguria continua a mantenere standard particolarmente alti, primeggiando su quasi tutti gli indicatori, eccetto le sanzioni elevate senza mezzi strumentali. All’estremità opposta della classifica si colloca ancora una volta la Calabria, confermando un ritardo strutturale che il Cnel rileva da anni.

L’attività, come prevedibile, si concentra soprattutto nei grandi comuni, ma anche in questo caso non mancano le differenze territoriali: nel Sud la “densità” del servizio resta più bassa che nel Centro-Nord, con un’unica eccezione relativa alle sanzioni manuali, dove il Mezzogiorno registra valori più elevati.

Tra gli elementi di rilievo c’è anche la crescita dei fermi e sequestri amministrativi, un indicatore che suggerisce una maggiore capacità di controllo del territorio ma anche un aumento delle irregolarità rilevate.

Il livello complessivo dei servizi di polizia locale, misurato attraverso un indice elaborato dal Cnel, conferma la storica frattura del Paese. A fronte di un benchmark nazionale di 4,1 punti, la Liguria guida la classifica con 5,9 punti, pur in lieve calo rispetto ai 6,1 precedenti. Seguono l’Emilia-Romagna con 5,0 punti (+15%) e la Toscana, che sale a 4,9 punti (+7%).

Il Mezzogiorno resta invece indietro con una media di 2,9 punti, anche se emergono segnali di miglioramento: il Molise, grazie a un incremento del 33%, passa da 1,7 a 2,3 punti e supera la Calabria, ferma a 2,1.

Interessante il caso del Veneto, che con i suoi 3,4 punti registra un arretramento tale da avvicinarsi progressivamente alle medie meridionali: un dato che apre interrogativi sul modello regionale, da sempre considerato efficiente ma ora costretto a fare i conti con una riduzione di performance.

L’analisi geografica e per dimensioni del comune conferma un altro trend: i grandi centri urbani (oltre 100.000 abitanti) offrono livelli di servizio più elevati, ma lo fanno sostenendo una spesa pro capite sensibilmente superiore. Una regola che però non vale nel Sud, dove la maggiore spesa non corrisponde sempre a un miglioramento della qualità del servizio. Nei comuni sotto i 5.000 abitanti, invece, la spesa resta contenuta, ma anche il livello di servizio è inferiore, delineando un problema di capacità amministrativa e di risorse strutturali.

Nel complesso, il Rapporto Cnel restituisce un’Italia della sicurezza urbana ancora troppo frammentata. Un Paese dove la qualità del servizio dipende spesso dal codice di avviamento postale, e dove la polizia locale si trova a dover rispondere a bisogni crescenti — incidenti, violazioni, controlli — con strumenti e investimenti profondamente diseguali. Un quadro che, ancora una volta, invita a riflettere su come rafforzare i comuni più fragili, equilibrando le risorse per garantire lo stesso diritto alla sicurezza a tutti i cittadini, da Ventimiglia a Reggio Calabria.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori