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06 Dicembre 2025 - 11:46
Ultima Generazione incatena la statua di Robilant per chiedere la liberazione dell’imam Shahin (immagine di repertorio)
Un’azione simbolica, studiata per colpire l’attenzione pubblica, con una catena e un cartello appeso alla statua di Carlo di Robilant. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, gli attivisti di Ultima Generazione hanno rivendicato un’iniziativa dimostrativa in pieno centro a Torino, chiedendo la liberazione di Mohamed Shahin, l’imam di San Salvario attualmente trattenuto nel Cpr di Caltanissetta in attesa di rimpatrio.
Secondo quanto riportato dal movimento, il cartello legato alla statua riportava la scritta «Deportato Mohamed Shahin libero», messaggio che vuole sostenere la petizione lanciata da Torino per Gaza per chiederne il rientro in città. L’azione arriva dopo settimane di polemiche sulla posizione del religioso, allontanato in seguito alle frasi pronunciate durante una manifestazione sulla Palestina. Per Ultima Generazione si tratta di una misura «ingiusta», contestata alla luce dell’articolo 10 della Costituzione, che garantisce il diritto d’asilo a chi non può esercitare nel proprio Paese le libertà democratiche previste dall’ordinamento italiano.
Nel loro comunicato, gli attivisti ricordano che Shahin vive a Torino da vent’anni, ha una famiglia e, secondo i promotori della mobilitazione, avrebbe avuto nel tempo un ruolo attivo nel dialogo interreligioso. A sostegno della richiesta viene citato anche l’appello del vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, che nei giorni scorsi aveva affermato: «In Italia c’è libertà di opinione; possiamo essere contrari, ma non possiamo condannare per delle opinioni espresse».
La vicenda resta al centro del dibattito pubblico, tra garanzie costituzionali, sicurezza e libertà di manifestazione del pensiero. L’azione di Ultima Generazione aggiunge un nuovo tassello alla controversia e punta a mantenere alta la pressione sulla decisione delle autorità, mentre la procedura di rimpatrio segue il suo iter amministrativo.
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