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Contratti in calo e imprese prudenti: brusca frenata nell’occupazione piemontese

Solo il 27% delle entrate sarà stabile, mentre le previsioni Excelsior evidenziano oltre 11mila assunzioni in meno

Contratti in calo e imprese prudenti: brusca frenata nell’occupazione piemontese

La prospettiva occupazionale del Piemonte entra nell’inverno con un passo più lento rispetto allo scorso anno. Il nuovo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, redatto da Unioncamere e Ministero del Lavoro nell’ambito del Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea, traccia un quadro tutt’altro che brillante per dicembre 2025, registrando un evidente raffreddamento della domanda di lavoro da parte delle imprese. Le interviste, raccolte tra il 21 ottobre e il 6 novembre, restituiscono la fotografia di un territorio che, pur continuando a generare occupazione, mostra segnali di contrazione difficili da ignorare.

Secondo il documento, le aziende piemontesi prevedono 20.580 contratti nel mese di dicembre. Una cifra che, estesa all’intero trimestre dicembre 2025 – febbraio 2026, sale a 81.540 posizioni, includendo la richiesta proveniente dai settori dell’industria, dei servizi e del primario (agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca). Numeri importanti, che tuttavia non riescono a mascherare l’inversione di rotta rispetto allo scorso anno.

Il confronto con dicembre 2024 è infatti netto: il Piemonte perde 3.780 entrate programmate, con una variazione tendenziale del -15,5% che testimonia la difficoltà di molte imprese a programmare nuova forza lavoro. Guardando all’intero trimestre, la flessione diventa ancora più marcata, con 11.600 assunzioni in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono cali diffusi nei principali comparti — dalla manifattura al turismo, dal commercio ai servizi avanzati — a trascinare verso il basso la dinamica regionale, mostrando un rallentamento che coinvolge tanto le grandi aziende quanto le piccole realtà produttive.

Uno dei dati più significativi riguarda la natura dei rapporti di lavoro previsti. L’86% delle posizioni programmate riguarda contratti dipendenti, mentre il 7,4% coinvolge lavoratori somministrati, il 3,3% collaboratori e un ulteriore 3,3% altre tipologie non alle dipendenze. Si consolida, dunque, una distribuzione che conferma la centralità del lavoro dipendente nel tessuto produttivo piemontese, ma allo stesso tempo evidenzia la crescente prudenza nella stabilizzazione del personale.

Non sorprende, infatti, che il 73% delle entrate previste sia rappresentato da contratti a termine — includendo tempo determinato e tutte le forme con durata predefinita — mentre soltanto il 27% sarà costituito da rapporti stabili, come assunzioni a tempo indeterminato o contratti di apprendistato. È un rapporto sbilanciato che racconta la cautela con cui le imprese interpretano la fase economica, preferendo formule flessibili in attesa di scenari più chiari.

L’analisi del profilo formativo richiesto dalle aziende offre ulteriori elementi interessanti. Dei 20.580 ingressi programmati per dicembre, il 14% riguarda laureati, il 25% diplomati, mentre le qualifiche o diplomi professionali rappresentano il 38% delle richieste. Il restante 21% è attribuito alla scuola dell’obbligo. La domanda di lavoro piemontese continua quindi a mantenere una struttura composita, con un peso maggiore dei profili tecnici e professionali, indispensabili soprattutto nel manifatturiero, nella logistica e nei servizi alla persona, settori tradizionalmente trainanti nel territorio.

Il Bollettino, pur tratteggiando un contesto non privo di criticità, mette in luce la capacità delle imprese di mantenere un certo dinamismo nonostante l’incertezza economica. Tuttavia, i segnali evidenziati — dal calo delle assunzioni rispetto all’anno precedente alla prevalenza di contratti temporanei — suggeriscono un clima di prudenza che potrebbe estendersi ai primi mesi del 2026. Una situazione che interroga sia il mondo produttivo sia le istituzioni sulla necessità di rafforzare strumenti di supporto, formazione e politiche attive per il lavoro, soprattutto per i giovani e per i lavoratori con qualifiche medio-basse, categorie più esposte alla volatilità del mercato.

Il Piemonte, territorio storicamente caratterizzato da un equilibrio tra industria, servizi e agricoltura, entra così in una fase di transizione che richiede attenzione e strategie mirate. I dati Excelsior offrono una base solida per leggere il presente, ma soprattutto per anticipare le sfide delle prossime stagioni, quando le imprese saranno chiamate a coniugare nuove competenze, sostenibilità, trasformazioni digitali e tenuta occupazionale.


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