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05 Dicembre 2025 - 18:22
Volpiano e San Benigno stazione ferroviarie da vergognarsi: Pasquale porta in tour l'assessora e il consigliere regionale
Questa mattina Pasquale Mazzitelli ha fatto quello che, in un Paese normale, non dovrebbe fare un cittadino: accompagnare un’assessora e un consigliere regionale in un sopralluogo per mostrare loro ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma che da troppo tempo nessuno vuole vedere. È uscito di casa con la stessa determinazione con cui ogni giorno affronta binari, rampe inesistenti, carrozze troppo strette e personale impreparato, ma oggi lo ha fatto con un obiettivo diverso: far toccare con mano ciò che non si può più ignorare. Ha preso la carrozzina e si è messo in viaggio non per raggiungere il lavoro o una visita medica, ma per mostrare a chi può intervenire il mondo reale, quello fatto di barriere, porte chiuse, silenzi e rassegnazione.
Insieme a Alessia Cuffia, assessora di Rivarolo da sempre impegnata sui temi della mobilità e dell’accessibilità, e al consigliere regionale Roberto Ravello, membro della Commissione Trasporti, Mazzitelli ha percorso metro dopo metro le due stazioni che scandiscono le sue giornate: Volpiano e San Benigno.
Due scali distanti pochi chilometri, collegati dalla stessa linea ferroviaria, frequentati dagli stessi pendolari, eppure separati da un abisso in termini di fruibilità, dignità e diritti. Le ruote della carrozzina hanno “raccontato” più di tanti dossier, molto più di una relazione tecnica: ogni buca, ogni gradino, ogni strettoia è diventata una prova vivente, un atto d’accusa che non lascia scuse né interpretazioni.
Il sopralluogo nasce dalle segnalazioni di Mazzitelli, che da anni denuncia pubblicamente – e troppo spesso nel vuoto – una situazione che definire paradossale sarebbe riduttivo.
Pasquale ha 57 anni, è disabile da cinque, pendolare da dieci. Ha attraversato il confine tra il “prima” e il “dopo”, tra l’autonomia e la dipendenza, tra il diritto alla mobilità e la lotta quotidiana per ottenerlo.
Negli ultimi mesi la sua storia è diventata un simbolo, un caso emblematico di come la disabilità possa trasformare un viaggio in treno in un percorso a ostacoli. Più volte è stato letteralmente “prigioniero” sulla carrozzina, intrappolato in convogli che si fermavano sul binario sbagliato, sulla banchina sbagliata, nel Paese sbagliato: quello che proclama la transizione digitale, l’innovazione, l’accessibilità, ma lascia un uomo a terra per un messaggio non inviato, per una comunicazione mancata tra operatori, per un automatismo che non funziona o per un errore che si ripete identico a sé stesso.


Questa mattina, però, per la prima volta, qualcuno è andato a vedere di persona. Non dietro una scrivania, non attraverso una mail, non con una telefonata di circostanza, ma camminando – o, meglio, osservando Pasquale mentre cerca di farlo – lungo quei binari che spesso diventano trappole. A Volpiano, la situazione è apparsa in tutta la sua crudezza. Il binario 2, dove spesso si fermano i treni della linea Chieri–Rivarolo, è un marciapiede stretto, quasi impercorribile perfino a piedi, e completamente inaccessibile per una carrozzina. Chiunque abbia provato a percorrerlo lo sa: si rischia di cadere anche solo camminando in linea retta. Figuriamoci se ci si trova su una sedia a rotelle, sotto la pioggia, con un treno che arriva e non c’è modo di salire.
Non esiste un attraversamento sicuro tra i binari, i gradini sono ovunque, i bagni sono chiusi, la sala d’attesa è chiusa, e non c’è neppure un portico sotto cui ripararsi se piove. Non c’è un’anima viva da chiamare in caso di emergenza, non c’è un presidio, non c’è il minimo di assistenza che dovrebbe essere garantito per legge. Manca perfino uno schermo funzionante che indichi l’arrivo dei treni e il binario corretto: un dettaglio che per molti è insignificante, ma che per Pasquale fa la differenza tra riuscire a salire o restare bloccato per l’ennesima volta.
"Per chi ha una disabilità, arrivare in stazione significa sperare: sperare che il treno arrivi sul binario giusto, sperare che l’assistenza risponda, sperare che la pioggia non impedisca di attendere in sicurezza, sperare che il mondo non si volti dall’altra parte. Troppo spesso, però, la speranza non basta...".
Pasquale questo lo sa bene: le sue segnalazioni non sono lamentele, ma richieste di sopravvivenza. Richieste di normalità.
Di fronte a tutto questo, Mazzitelli ha illustrato ogni dettaglio. Ha mostrato dove rimane bloccato quando il treno sbaglia binario. Ha indicato i punti in cui la carrozzina non passa. Ha raccontato che oggi la Sala Blu, il servizio di assistenza, va prenotata con un giorno di anticipo: «Ma se ho un’emergenza?».
Ha ricordato che le pedane esistono, sono sui treni, ma vengono usate raramente, quasi fossero un ornamento più che uno strumento. Ha ribadito che senza un intervento strutturale si continuerà a ripetere la stessa storia, all’infinito. Perché quel binario, quella stazione, quel marciapiede non cambiano da soli.
Poi il gruppo si è spostato a San Benigno, dove le condizioni sono diverse, migliori, più compatibili con la mobilità delle persone con disabilità.
«Questa stazione – ha spiegato Mazzitelli – sarebbe perfetta per ospitare chi ha difficoltà motorie. Va attivata la Sala Blu, va resa agibile la sala d’attesa e soprattutto vanno resi utilizzabili i bagni per i disabili. So che in paese i portatori di handicap sono 122. Non è corretto che debbano andare nel comune vicino per prendere un treno e, magari, rischiare pure di perderlo».
Qui, però, la strada davanti alla stazione è un ostacolo a cielo aperto: buche, marciapiedi non raccordati, passaggi troppo stretti. Anche qui non mancano le criticità: l’attraversamento stradale davanti alla stazione, ad esempio, non è idoneo per una carrozzina. Un dettaglio che per molti è invisibile, ma per chi usa una sedia a rotelle è un muro.
Tant'è! Ma c'è qualcosa di più. A colpire Mazzitelli, oggi, non sono stati soltanto i problemi mostrati, ma l’atteggiamento che ha trovato in Cuffia e Ravello.
«Due persone molto sincere – ci dice al termine del sopralluogo – mi hanno assicurato che faranno il possibile. Non mi hanno dato pacche sulle spalle, mi hanno dato ascolto. E questo non è scontato».
In un mondo politico spesso più attento ai post che ai problemi, più alle foto che ai marciapiedi, l’ascolto è oro.
"Entrambi hanno garantito di voler portare la questione al tavolo regionale e di volersi impegnareper trovare soluzioni concrete, rapide, realizzabili...".
Non un “vedremo”, non un “faremo il possibile” di circostanza, ma un coinvolgimento autentico, almeno nelle intenzioni.
Alessia Cuffia – che pure “non avrebbe competenza territoriale” a Volpiano – sui social ha spiegato il senso del suo intervento
«I confini di un ruolo non devono diventare confini dell’umanità», ha detto nel suo post pubblico. Le parole pesano, soprattutto quando arrivano da chi, quel ruolo, lo esercita tutti i giorni. «Mi sento sì assessora di Rivarolo, ma anche assessora di chiunque chieda ascolto, dignità, la possibilità di muoversi senza ostacoli evitabili. Chi ricopre un incarico pubblico ha il dovere di mettersi a disposizione, anche nel più piccolo paese del Piemonte».
Un messaggio che suona come una presa di responsabilità. Una frase che restituisce senso alla politica: non confini amministrativi, ma comunità.
Il sopralluogo è avvenuto, tra l’altro, nei giorni della Giornata internazionale delle persone con disabilità, un momento simbolico, che quest’anno – per Pasquale – assume un sapore diverso: qualcuno è finalmente venuto a vedere. Qualcuno ha toccato con mano ciò che lui vive ogni giorno. Qualcuno ha compreso che questa non è una storia di sfortuna individuale, ma la fotografia di un sistema fragile, incompleto, spesso disattento. Una fotografia che Pasquale ha scattato mille volte, ma che oggi, almeno, ha trovato qualcuno disposto a guardarla.
E se oggi c’è un filo di soddisfazione nelle parole di Mazzitelli, non è certo perché i problemi siano risolti, ma perché – per la prima volta – sente di non essere solo.
«Auspico un intervento veritiero», ci dice.
Perché la verità è che la disabilità non è un limite: lo diventano le barriere, la burocrazia, gli errori di comunicazione, il menefreghismo. Pasquale lo ripete da mesi, con la forza tranquilla di chi non chiede privilegi, ma diritti. Oggi ha mostrato quei diritti negati, centimetro dopo centimetro. E oggi, per la prima volta, qualcuno ha risposto presente.
Ora tocca alla politica dimostrare che queste passerelle non sono solo passerelle. Che le parole non sono solo parole. Che questo sopralluogo non è una parentesi, ma l’inizio di un cambiamento.
Insomma: dopo anni di segnalazioni inascoltate, oggi qualcosa si muove. E forse, davvero, questo sopralluogo può essere l’inizio di un percorso nuovo. Non solo per Pasquale, ma per tutti.
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