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05 Dicembre 2025 - 15:51
Natale a Torino vale 1,064 miliardi: la città è quarta nella classifica dei consumi (immagine di repertorio)
A dicembre la città cambia ritmo, e non soltanto nelle strade illuminate. Cambia anche nei portafogli: secondo uno studio di Confartigianato Roma, i torinesi muoveranno consumi per oltre un miliardo di euro, un volume che colloca la provincia al quarto posto nazionale e che conferma la centralità economica dell’area metropolitana. Ma dietro il numero, imponente, si muovono tendenze che parlano di scelte sempre più orientate alla qualità, alla tipicità e alla provenienza locale dei prodotti.
La spesa stimata per la provincia di Torino supera i 1,064 miliardi di euro, pari al 4% del totale nazionale. Davanti ci sono soltanto realtà metropolitane più grandi: Roma con 2,030 miliardi, Milano con 1,578 miliardi e Napoli con 1,107 miliardi. È la fotografia di un Paese che, nel mese delle festività, concentra acquisti e rituali attorno al cibo, alla convivialità e ai regali, alimentando una dinamica economica che a dicembre esplode: 26,6 miliardi di euro di consumi previsti, con un incremento del 28,8% rispetto alla media degli altri mesi.
Il peso della tavola resta decisivo. Quasi due terzi della spesa complessiva finiscono nel capitolo alimentari e bevande, un settore che nel solo dicembre raggiunge 17,7 miliardi di euro. Panettoni, vini, produzioni artigiane e specialità territoriali diventano il baricentro di un mercato che in questo periodo premia soprattutto le filiere radicate e i saperi locali. È un tratto distintivo del consumo natalizio italiano, che in Piemonte trova terreno fertile grazie alla forza della tradizione gastronomica e a una filiera agroalimentare ancora molto legata al territorio.

Lo studio mette in evidenza un orientamento sempre più marcato verso prodotti percepiti come unici, autentici e legati all’identità locale. Il tema del chilometro zero continua a guadagnare peso: 12,1 milioni di italiani, pari al 23,5% della popolazione sopra i 14 anni, dichiarano di preferire l’acquisto di prodotti locali. Una propensione che, in una regione come il Piemonte, si traduce in un vantaggio competitivo per chi riesce a comunicare origine, metodi produttivi e qualità delle materie prime. Non è soltanto un fatto di gusto: in un mercato sempre più affollato, la prossimità diventa un criterio di scelta capace di influenzare direttamente le vendite.
Per negozi, botteghe e piccole imprese si apre quindi una finestra strategica. Raccontare la storia del prodotto, la sua provenienza, l’artigianalità della lavorazione è un modo per trasformare l’acquisto in esperienza, in un mese in cui il consumatore è più propenso a spendere ma anche più attento al valore simbolico di ciò che compra. La distintività dell’assortimento, in questo senso, non è un dettaglio ma una leva commerciale. La domanda premia ciò che sfugge all’omologazione: produzioni locali, ricette tradizionali, articoli costruiti con cura, prodotti che parlano del luogo da cui provengono.
A dicembre Torino si inserisce dunque in un quadro nazionale che conferma l’importanza del mese festivo come motore economico. Però la mappa dei consumi dice anche altro: racconta un cambiamento nei criteri di scelta, un aumento della sensibilità verso la qualità percepita e un ritorno ai prodotti di territorio come segno di affidabilità e autenticità. In un contesto in cui la concorrenza della grande distribuzione e dell’online resta forte, è una dinamica che potrebbe pesare sulle strategie commerciali dei prossimi anni.
I dati, come ricorda il rapporto di Confartigianato Roma, fotografano un’Italia che continua a investire sul Natale, ma che nel farlo ridisegna anche la propria identità di consumo. E Torino, con il suo miliardo abbondante di spesa, ne è una delle capitali.
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