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Gtt, sciopero il 12 dicembre: il trasporto pubblico si ferma per 24 ore. La Cgil protesta contro la legge di bilancio

Garantite solo le fasce del mattino e del pomeriggio; al centro dello scontro la legge di Bilancio e i tagli percepiti come una minaccia per lavoratori e servizi

Gtt, sciopero il 12 dicembre: il trasporto pubblico si ferma per 24 ore. La Cgil protesta contro la legge di bilancio

Gtt, sciopero il 12 dicembre: il trasporto pubblico si ferma per 24 ore. La Cgil protesta contro la legge di bilancio (foto archivio)

Il 12 dicembre il trasporto pubblico torinese rallenterà per uno sciopero di 24 ore indetto dalla Cgil contro la legge di Bilancio. Il servizio Gtt sarà garantito solo nelle fasce protette, lasciando prevedere una giornata complicata per chi si muove in città e nell’area metropolitana. La protesta non riguarda però il trasporto locale in sé: è il riflesso di un conflitto più ampio, nazionale, sui contenuti della manovra economica del governo.

La società Gtt ha comunicato che, per il servizio urbano e suburbano, la metropolitana, gli assistenti alla clientela e il personale dei centri servizio, i mezzi circoleranno dalle 6 alle 9 e dalle 12 alle 15. Per il servizio extraurbano e per la Linea 3971 Ciriè–Ceres, il servizio sarà assicurato da inizio giornata alle 8 e poi dalle 14.30 alle 17.30. Fuori da questi orari il trasporto pubblico potrà subire interruzioni totali.

Lo sciopero si inserisce nella mobilitazione nazionale della Cgil contro una manovra finanziaria che il sindacato giudica “ingiusta, inefficace e dannosa per il lavoro”. Al centro delle critiche ci sono vari capitoli della legge di Bilancio. I tagli e le riduzioni ai fondi per sanità e istruzione, due settori già sotto pressione, vengono considerati da Cgil un colpo diretto ai servizi essenziali e alla qualità dell’occupazione. Le nuove norme su pensioni e prepensionamenti vengono giudicate peggiorative, perché allungano i tempi di uscita senza risolvere il nodo del turn over nelle amministrazioni e nelle aziende pubbliche. Le misure sul lavoro — in particolare la conferma della decontribuzione solo parziale e selettiva — vengono considerate insufficienti a sostenere i salari, che da anni perdono potere d’acquisto.

Il sindacato contesta anche la mancanza di interventi significativi su contrasto alla precarietà, sicurezza sul lavoro e rinnovo dei contratti pubblici, mentre la pressione fiscale su dipendenti e pensionati rimane pressoché invariata. Per la Cgil, la manovra ignora i settori più fragili e non affronta il nodo della redistribuzione, spingendo così il Paese verso un modello che, nelle parole dei sindacalisti, “scarica i costi su lavoratori e famiglie senza incidere sui grandi patrimoni e sulle rendite”.

Lo sciopero del 12 dicembre, dunque, arriva in una fase in cui la distanza tra governo e sindacati appare ampia e difficilmente colmabile. Torino, città con una forte presenza di lavoratori pubblici e del trasporto, diventerà uno degli snodi della protesta nazionale. Una giornata di disagi sui mezzi, certo. Ma soprattutto un altro capitolo di una tensione sociale che, nelle prossime settimane, potrebbe tornare a crescere.

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