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Ilva di Racconigi e Novi Ligure: Urso rassicura sul futuro degli stabilimenti piemontesi

Il ministro parla di “rilancio”, ma restano i nodi su produzione e continuità dei flussi

Ilva di Racconigi e Novi Ligure

Ilva di Racconigi e Novi Ligure: Urso rassicura sul futuro degli stabilimenti piemontesi (foto di repertorio)

Il dossier ex Ilva torna sul tavolo del governo, questa volta in videocollegamento con le istituzioni piemontesi. Al centro del confronto, guidato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il destino degli stabilimenti di Novi Ligure e Racconigi, alle prese da settimane con rallentamenti produttivi, preoccupazioni sindacali e segnali di incertezza legati al minor arrivo di coils dallo stabilimento di Taranto. Il Piemonte attende risposte chiare, dopo anni segnati da crisi ricorrenti, riorganizzazioni e prospettive industriali sempre sospese.

Il ministro ha confermato la linea già annunciata dal Mimit: nessun piano di chiusura e un percorso di rilancio agganciato al revamping degli impianti di Taranto, dove – secondo Urso – le manutenzioni in corso sotto la gestione commissariale starebbero preparando la ripresa verso una produzione di 4 milioni di tonnellate a partire da marzo. Una spiegazione che il governo considera sufficiente a motivare la riduzione dei flussi verso Nord. Per i territori, però, non è ancora un quadro completo: le aziende piemontesi chiedono tempistiche certe, volumi prevedibili e garanzie verificabili.

Alla riunione hanno partecipato la vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino, il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere e il sindaco di Racconigi Valerio Oderda. Urso ha ribadito che «tutto il personale di Novi Ligure resterà al lavoro» e che non sono aumentati gli accessi alla cassa integrazione. Per Racconigi ha assicurato che la fase di rallentamento sarà accompagnata da percorsi formativi con retribuzioni garantite. Un impegno che mira a rasserenare gli animi, ma che dovrà essere confermato dai dati produttivi delle prossime settimane.

Il ministro ha richiamato anche le risorse inserite nel decreto-legge del 1° dicembre, definite un sostegno alla futura ripresa, da coniugare con la continuità degli impianti e con il percorso di decarbonizzazione previsto per Taranto. Rimane inoltre aperta l’ipotesi, già evocata più volte, di un intervento di un soggetto pubblico a supporto del piano industriale, un’opzione che il governo continua a considerare percorribile.

Per gli stabilimenti piemontesi, però, la questione centrale non cambia: quanto saranno rapide e concrete le garanzie fornite oggi? La riduzione dei flussi in arrivo da Taranto è stata definita “temporanea”, ma la storia recente dell’ex Ilva impone cautela. Le amministrazioni locali vogliono una prospettiva solida sulla tenuta produttiva e occupazionale, e soprattutto un elemento che finora è mancato: una visione chiara e verificabile nel tempo.

Il confronto con il Piemonte inaugura una serie di colloqui: domani Urso incontrerà anche le istituzioni liguri e pugliesi, segno che il dossier ex Ilva rimane uno dei più complessi e delicati dell’agenda industriale nazionale, con ricadute che superano i confini regionali e un futuro che potrà essere valutato solo nei fatti.

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