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04 Dicembre 2025 - 11:56
Coldiretti Torino attacca il Piano regionale per la qualità dell’aria: “Costi insostenibili per le aziende agricole, così si mette a rischio l’intero settore”
Coldiretti Torino torna a puntare il dito contro il Piano stralcio regionale per la qualità dell’aria, accusato di imporre agli agricoltori obblighi costosi, frettolosi e privi di reali basi scientifiche. Un documento – sostengono gli allevatori – che rischia di produrre più danni che benefici, gravando soprattutto sulle aziende familiari del Torinese, già messe alla prova da costi crescenti, cambiamenti climatici e regole sempre più rigide.
A guidare la denuncia è Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente regionale con delega alla zootecnia. «Abbiamo apprezzato l’impegno di diversi consiglieri regionali nel tentativo di modificare un Piano nato in modo frettoloso», afferma. «Ma rimangono obblighi specifici che non tengono conto dei progressi tecnologici e agronomici, del benessere animale e delle molte pratiche virtuose già adottate dalle nostre imprese. Inoltre, non sono state previste risorse economiche per sostenere gli interventi strutturali, che costano decine di migliaia di euro e sono insostenibili per gli allevamenti familiari del Torinese».
Coldiretti ribadisce che la chiusura degli allevamenti non sarebbe una vittoria ambientale: «Significherebbe perdere un settore essenziale per l’economia e per la salvaguardia del territorio. Senza agricoltori, le aree rurali si spopolano e si degradano», prosegue Mecca Cici.

Ma l’associazione non si limita alla critica. Chiede alla Regione un vero e proprio pacchetto di misure per il futuro dell’agricoltura torinese, a partire da un intervento deciso sul Complemento per lo Sviluppo Rurale 2023-2027, considerato sottofinanziato. L’insufficienza delle risorse, sottolinea Coldiretti, sta penalizzando anche i progetti agro-climatici e le iniziative di salvaguardia delle razze zootecniche locali.
Altro nodo centrale è la semplificazione amministrativa: troppi adempimenti e burocrazia, secondo l’associazione, sottraggono tempo e risorse agli imprenditori senza portare benefici reali.
Sul fronte dell’acqua, Coldiretti invoca una pianificazione regionale che aumenti la capacità di conservazione, riduca dispersioni e potenzi gli invasi, considerata la crescente fragilità climatica.
C’è poi l’emergenza fauna selvatica, con particolare riferimento agli ungulati. L’associazione chiede un piano straordinario di contenimento e risarcimenti annuali integrali per i danni subiti dalle aziende agricole, insieme a una revisione complessiva del sistema venatorio regionale.
Coldiretti elenca anche le filiere da monitorare: frutticola, penalizzata da margini insufficienti; vitivinicola, alle prese con un mercato incerto; corilicola, colpita dalle calamità naturali; risicola, che soffre importazioni e prezzi bassi; e la filiera zootecnica, sia da latte che da carne, oggi in una fase di forte instabilità.
Capitolo decisivo riguarda il governo del suolo: l’associazione chiede che i pannelli fotovoltaici vengano installati su aree dismesse e non su terreni agricoli, ritenuti una risorsa da tutelare in modo assoluto.
Infine, Coldiretti invoca più investimenti contro le principali fitopatie che minacciano le produzioni piemontesi, come la Flavescenza dorata e la Popillia japonica, considerate emergenze capaci di compromettere intere stagioni produttive.
Un pacchetto di richieste che mira a trasformare la polemica sul Piano dell’aria in un confronto più ampio sul futuro dell’agricoltura regionale, chiamata a fronteggiare cambiamenti rapidi e costi crescenti. Per Coldiretti, senza risposte concrete della Regione, il rischio è uno solo: vedere un intero comparto avvicinarsi pericolosamente al punto di rottura.
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