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Canavese al centro del maxi-bando neve: 50 milioni in arrivo per restare al passo con Lombardia e Veneto

Dalla Città Metropolitana ai piccoli Comuni alpini, il bando ridisegna il sistema neve in Piemonte

Canavese al centro del maxi-bando neve: 50 milioni per la svolta piemontese

Canavese al centro del maxi-bando neve: 50 milioni per la svolta piemontese

La Regione Piemonte mette sul tavolo 50 milioni di euro per rimettere in moto il sistema neve, e stavolta il segnale è chiaro: non è l’ennesimo bando, ma la prova che le montagne piemontesi tornano a contare. A Torino e, soprattutto, nel Canavese, dove il finanziamento diventa un test concreto sulla capacità dei territori di immaginare il proprio futuro, non solo di inseguirlo.

Al Grattacielo Piemonte, davanti agli amministratori locali, il presidente Alberto Cirio ha ribadito la linea politica del provvedimento: «Investiamo sulla montagna che è il primo prodotto turistico del territorio». Un’affermazione che pesa ancora di più se si guarda alla distribuzione dei contributi: 13 progetti finanziati solo nella Città Metropolitana di Torino, con un blocco canavesano che va da Traversella a Locana, da Valprato Soana ad Ala di Stura, passando per Balme e Usseglio. Qui il sistema neve non è solo turismo: è presidio, lavoro, identità. E questo bando misura la volontà della politica di non lasciare indietro le vallate minori, quelle che non vivono di cartoline ma di manutenzione, investimenti, decisioni vere.

Il Piemonte parla di “strategia”, ma stavolta la parola trova riscontro nei numeri: oltre 50 milioni dal bando, che diventano 100 milioni considerando gli stanziamenti precedenti e i cofinanziamenti. Una cifra che, nelle intenzioni della Regione, serve a blindare un comparto che deve competere con Lombardia e Veneto, e che guarda all’orizzonte delle Olimpiadi 2030 nelle Alpi francesi, occasione per riportare il Piemonte dentro la geografia internazionale degli sport invernali.

L’assessore Marco Gallo ha parlato di «sicurezza, efficienza energetica e qualità dei servizi», evitando la retorica da cartolina e ponendo il tema vero: una montagna viva tutto l’anno, non più appesa alla neve che c’è o che non c’è. E nel Canavese questo vale doppio: Traversella, Locana e Valprato non chiedono di diventare stazioni glamour, ma di restare in piedi e competitivi, con impianti affidabili, innevamento programmato e servizi che permettano alle comunità di non sfiancarsi tra costi e decrescita.

Sulla stessa linea, l’assessore Paolo Bongioanni ha definito il bando «frutto di un grande lavoro per offrire stazioni sciistiche eccellenti», spingendo l’attenzione sull’innevamento programmato e su un dato economico pesante: ogni euro speso da uno sciatore ne genera sette nell’indotto. Un promemoria per chi considera la montagna solo un capitolo di spesa. La Regione punta anche sulla comunicazione: dal 14 dicembre al 14 gennaio una campagna nazionale su Rai e Mediaset racconterà il “Piemonte bianco”, mentre la Legge 18 è stata riattivata per sostenere l’accoglienza turistica.

La fotografia complessiva conferma una partecipazione ampia e un territorio che, nonostante le difficoltà, continua a progettare. Sono 50 le domande presentate, 41 gli enti finanziati. Il 95% delle risorse va allo sci alpino, il 5% allo sci di fondo: una scelta coerente con la struttura del sistema neve piemontese, ma che per molte comunità alpine significa ossigeno puro. Le piste da fondo, spesso decisive per i paesi più piccoli, potranno finalmente contare su impianti moderni e resistenti ai cambiamenti climatici.

Oltre alla Città Metropolitana, gli interventi toccano tutte le province: Cuneo guida con 15 progetti, il VCO porta a casa investimenti per Domodossola, Macugnaga, Formazza e gli altri centri; il Biellese consolida Bielmonte, Alessandria interviene su Fabbrica Curone, mentre in Vercelli il ruolo centrale è quello di Scopello. Un mosaico eterogeneo che restituisce l’immagine di una montagna che non è un blocco unico, ma un insieme di economie, storie e fragilità.

Il cronoprogramma parla chiaro: opere tutte completate entro giugno 2030. Finpiemonte assicurerà il controllo del percorso amministrativo. Ma il dato politico sta altrove: questa misura racconta una Regione che vuole una montagna non “assistita”, ma protagonista. Una montagna che rifiuta il ruolo di periferia e chiede infrastrutture adeguate, servizi dignitosi, politiche coraggiose. E il Canavese, ancora una volta, sarà il banco di prova per capire se questa visione resterà sulla carta o si tradurrà in realtà.

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