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03 Dicembre 2025 - 16:08
Rifiuti di gomma, sequestrato un impianto nel Novarese: l’indagine che svela la filiera dei costi al ribasso (foto di repertorio)
Una lunga scia di sfridi di gomma abbandonati lungo le strade di Cigliano ha guidato i Carabinieri Forestali fino a un capannone del Novarese, dove — secondo la ricostruzione degli inquirenti — tonnellate di materiali di scarto venivano accumulate e gestite fuori dalle norme in nome dei risparmi. È la fotografia che emerge dall’indagine del NIPAAF di Vercelli, oggi trasmessa alla Procura, dopo mesi di verifiche tecniche, controlli incrociati e sopralluoghi.
L’inchiesta prende forma lo scorso febbraio, quando il Comune segnala l’abbandono di rifiuti in gomma sul proprio territorio. I Forestali avviano accertamenti mirati e coinvolgono aziende del settore automotive per identificare la natura degli sfridi e ricostruire la filiera di provenienza. Le attenzioni convergono su un’impresa del Novarese, ritenuta compatibile con la tipologia dei materiali rinvenuti.
Una volta entrati nello stabilimento, i militari trovano diverse tonnellate di rifiuti simili a quelli dispersi a Cigliano. L’ispezione con ARPA documenta l’assenza di autorizzazioni, la mancanza di sistemi di aerazione e una gestione dei materiali definita “in totale difformità” rispetto alla normativa. Vengono rilevate criticità strutturali e organizzative tali da portare al sequestro dell’impianto.
Secondo la ricostruzione investigativa, l’azienda avrebbe scelto di ridurre i costi di smaltimento ricorrendo a personale di una ditta priva dei requisiti per la gestione dei rifiuti. Una strategia che, per gli investigatori, piega le regole ambientali alla logica dei margini, trasformando lo scarto industriale in un rischio per il territorio. Le ipotesi di reato comprendono gestione illecita di rifiuti pericolosi e non pericolosi, deposito incontrollato, discarica abusiva e attività in assenza delle autorizzazioni sulle emissioni.
L’esito dell’indagine porta alla segnalazione in Procura di quattro persone: il rappresentante legale della ditta, l’amministratore di fatto e due ulteriori soggetti ritenuti coinvolti nella presunta filiera illecita. Sarà la fase giudiziaria a stabilire la tenuta degli elementi raccolti e a valutare eventuali responsabilità.
I Carabinieri Forestali sottolineano che l’individuazione dei presunti responsabili è un passaggio cruciale, sia per evitare ripetizioni del fenomeno sia per avviare le bonifiche necessarie senza scaricare i costi sulla collettività. La tracciabilità dei rifiuti, ricordano, è l’unico argine efficace contro le derive che trasformano scarti industriali in un fardello ambientale.
Gli indagati, come prevede il principio di garanzia, sono da considerarsi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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