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Il Premio Prolo 2025 a Icíar Bollaín: memoria, diritti e sguardo femminile

Il 10 dicembre la regista spagnola sarà a Torino per ricevere il riconoscimento e presentare “Il mio nome è Nevenka”

Il Premio Prolo 2025 a Icíar Bollaín: memoria, diritti e sguardo femminile

Il Premio Prolo 2025 a Icíar Bollaín: memoria, diritti e sguardo femminile

Il Premio Maria Adriana Prolo torna a riaffermare il dialogo tra cinema e diritti umani, e quest’anno lo fa scegliendo una delle registe europee che più hanno inciso nella narrazione delle lotte, delle fragilità e delle resistenze del nostro tempo. Icíar Bollaín, attrice, regista e sceneggiatrice spagnola, sarà a Torino mercoledì 10 dicembre, nella Sala 2 del Cinema Massimo, per ricevere il riconoscimento assegnato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema, con il patrocinio di Amnesty International Italia, in occasione della Giornata mondiale dei Diritti umani. L’ingresso sarà libero, con prenotazione consigliata su Eventbrite.

La scelta della Bollaín conferma la linea del Premio Prolo, giunto alla sua ventiquattresima edizione, da sempre attento a valorizzare figure che fanno del cinema un luogo di impegno civile. Il percorso artistico della regista racconta una coerenza rara: una filmografia che mette al centro personaggi femminili, traumi collettivi, conflitti irrisolti e ferite sociali. E una costante attenzione al potere politico delle storie, inteso come spazio di memoria e responsabilità.

Il suo debutto sullo schermo risale al 1983, quando Víctor Erice la scelse come protagonista di El Sur, un ruolo che l’ha imposta immediatamente come una delle interpreti più interessanti della sua generazione. Anni dopo, con Ken Loach, ha preso parte a Terra e libertà (1995), entrando in un cinema che interroga il rapporto tra ideologia, guerra e dignità umana. Ma è dietro la macchina da presa che la Bollaín ha definito con maggiore chiarezza la sua identità autoriale.

Alla regia ha esordito nel 1996 con Hola, ¿estás sola?, per poi conquistare riconoscimento internazionale grazie a Flores de otro mundo, premiato a Cannes alla Semaine de la Critique. Con Te doy mis ojos (2003) ha vinto sette Premi Goya portando sullo schermo una delle rappresentazioni più potenti e realistiche della violenza domestica nel cinema europeo contemporaneo. Nel 2010 ha firmato También la lluvia, un’opera che intreccia colonialismo, memoria e conflitti sociali attraverso la metafora del cinema nel cinema, premiata con il Panorama Award alla Berlinale e candidata in tredici categorie ai Goya.

Sono seguiti El olivo (2016), scelto dalla Spagna per gli Oscar, e Yuli (2018), il biopic dedicato al ballerino cubano Carlos Acosta. Con Maixabel (2021), che racconta l’incontro tra la vedova di un politico basco assassinato dall’ETA e uno dei responsabili dell’omicidio, ha vinto tre Premi Goya e ha confermato la propria capacità di affrontare storie complesse con uno sguardo etico e mai semplificato.

A Torino la regista presenterà anche Il mio nome è Nevenka, il film che ricostruisce la vicenda di Nevenka Fernández, la prima donna in Spagna ad aver denunciato per molestie il proprio sindaco, nel 2001. Un caso che ha anticipato di quasi vent’anni il dibattito globale del #MeToo e che la Bollaín rilegge come un tassello imprescindibile nella storia europea dei diritti delle donne.

Il Premio Prolo 2025 arriva così a una figura che ha costruito un cinema capace di attraversare le fratture del presente senza cedere alla retorica, illuminando con precisione e delicatezza la zona grigia dei rapporti di potere, delle ingiustizie sociali e delle identità ferite. Una scelta che si inserisce perfettamente nella tradizione dell’AMNC, che da anni usa il Premio Prolo come cerniera tra memoria cinematografica e impegno civile.

Il 10 dicembre, alla Sala 2 del Massimo, quel percorso troverà una cornice naturale: un dialogo diretto con il pubblico, nel segno dei diritti e del cinema che li racconta.

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