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Con gli incentivi boom delle auto elettriche: il mercato si ribalta e l’Europa trema sulle regole del 2035

Vendite +130%, marchi cinesi in fuga e pressione politica per salvare le ibride oltre la scadenza

Auto elettriche (foto di repertorio)

Auto elettriche (foto di repertorio)

Il mercato italiano dell’auto cambia ritmo, spinto da un novembre che segna un balzo senza precedenti per le vetture elettriche. Secondo i dati di Motus-E, sono state immatricolate 15.131 auto full electric, con una crescita del 130,7% rispetto allo stesso mese del 2024. È il primo effetto tangibile degli incentivi legati all’Isee, che hanno trasformato radicalmente l’andamento delle vendite. In testa compaiono marchi cinesi in forte espansione come Leapmotor — ora brand del gruppo Stellantis — e Byd, a conferma di un mercato sempre più esposto alla concorrenza asiatica.

Un dato che preoccupa il presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori, che sottolinea come «constatiamo con rammarico che le quattro vetture elettriche più vendute non sono prodotte in Europa». La dipendenza industriale, già evidente da mesi, torna così al centro del dibattito.

ROBERTO VAVASSORI  - PRESIDENTE ANFIA

Nonostante l’exploit delle full electric, il mercato complessivo resta però stagnante: 124.222 immatricolazioni a novembre, praticamente identiche allo stesso mese del 2024 (-0,04%). Senza l’apporto degli incentivi, osserva il Centro Studi Promotor, il calo si sarebbe attestato oltre il 2%. Da inizio anno le vendite arrivano a 1.417.621 vetture, un dato inferiore del 2,43% rispetto al 2024.

Nel panorama dei costruttori, Stellantis segna un lieve segno positivo: 31.733 immatricolazioni, pari al +3% sul novembre 2024. La quota di mercato sale al 25,6%, contro il 24,8% del passato anno, ma il bilancio complessivo del 2025 resta negativo con una flessione del 6,8%. Il Csp stima che l’anno si chiuderà a 1.506.000 immatricolazioni, un livello «decisamente infimo», ben lontano dal 2019 quando si raggiunsero 1.916.951 vendite, pari a un crollo del 21,4%.

Mentre gli incentivi ridisegnano il mercato, tutti gli occhi sono puntati sul piano automotive dell’Unione Europea, atteso per il 10 dicembre. Le pressioni politiche si intensificano soprattutto in Germania: il cancelliere federale Friedrich Merz ha chiesto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di permettere la produzione di auto ibride oltre il 2035, una posizione approvata all’unanimità dai presidenti dei Länder tedeschi.

Una linea che trova l’appoggio dell’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, che commenta: «Accogliamo con favore il sostegno del governo tedesco alle revisioni delle normative europee. Abbiamo una grande opportunità per ripensare le regole e conciliare i tre obiettivi chiave dell’Europa: decarbonizzazione, resilienza industriale che protegga i posti di lavoro e l’autonomia strategica, e accessibilità economica».

ANTONIO FILOSA  - AD STELLANTIS

Merz insiste sulla necessità di una regolamentazione delle emissioni di CO₂ che sia «tecnologicamente neutra, flessibile e realistica», sottolineando come l’Europa debba combinare «protezione del clima, forza industriale e innovazione tecnologica». Le sue preoccupazioni includono anche le «pratiche commerciali sleali e sovvenzioni nei paesi terzi», ritenute responsabili di una concorrenza distorta e di minori certezze negli investimenti. Da qui la richiesta di «evitare sanzioni a livello europeo derivanti dalla violazione dei limiti di emissione delle flotte».

Sul fronte italiano, a sintetizzare il clima del settore è Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor: «Il clima di opinione nel settore dell'auto è fortemente condizionato dall'attesa del progetto che la Commissione Europea presenterà il 10 dicembre per cercare di attenuare l'impatto negativo della sua politica per la transizione energetica nell'auto. Questa politica ha già determinato risultati catastrofici che sono sotto gli occhi di tutti: dal crollo della produzione di auto in Europa, alla penetrazione di concorrenti molto temibili dell'industria europea, agli effetti sugli automobilisti costretti in moltissimi casi a utilizzare auto sempre più vecchie e sempre più pericolose».

Una fotografia che unisce boom elettrico, stallo strutturale, tensioni politiche e un’Europa chiamata a decidere se correggere o confermare la direzione della sua strategia industriale.

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