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Il 25 Novembre della sindaca Devietti: emozioni, scuole e una richiesta chiara alle nuove generazioni

“Bisogna parlarne ogni giorno”: la riflessione nata dagli incontri con studenti e operatori del territorio

La sindaca Loredana Devietti

La sindaca Loredana Devietti

La sindaca di Cirié Loredana Devietti torna a riflettere sul 25 novembre, su una giornata che l’ha segnata profondamente. Non solo per il calendario – perché la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne rischia spesso di diventare una ricorrenza simbolica – ma per ciò che ha visto, ascoltato, condiviso in un fine settimana denso di iniziative e incontri che oggi, col senno di poi, assumono un peso ancora maggiore.

Il 25 novembre di Cirié non è stato un appuntamento formale, ma un attraversamento emotivo e civico: una serie di eventi che hanno portato la sindaca in diversi luoghi della città, ognuno con il proprio pubblico, le proprie parole, le proprie ferite da nominare. «È stata una giornata piena, e per tanti versi emotivamente intensa – ha raccontato in queste ore – che mi ha dato tanto su cui riflettere».

Le iniziative erano iniziate già durante il weekend, con i momenti di sensibilizzazione organizzati grazie al supporto dell’amministrazione comunale e delle associazioni del territorio. Ma il 25 novembre, il giorno ufficiale, ha rappresentato il cuore della mobilitazione.

La mattina si è aperta nell’aula consiliare con un incontro promosso da Cisl Pensionati, un appuntamento dedicato all’analisi delle forme di violenza contro le donne e al ruolo dei soggetti che ogni giorno si confrontano con denunce, richieste di aiuto, percorsi di protezione. Un luogo istituzionale trasformato per un giorno in spazio di ascolto, dove operatori, volontari e rappresentanti delle reti anti-violenza hanno portato testimonianze dirette, numeri, criticità e speranze.

La sindaca, accanto a loro, ha scelto di esserci dall’inizio alla fine, riconoscendo la complessità del tema e l’importanza di far sentire la presenza delle istituzioni. Ma è nel secondo appuntamento della giornata che Devietti ha vissuto il momento emotivamente più forte.

Poco dopo, infatti, si è recata all’incontro organizzato per gli studenti degli istituti D’Oria e CIAC, un evento promosso dall’associazione Inner Wheel Cirié Valli di Lanzo, in collaborazione con il Distretto 204 Italia e l’International Inner Wheel. Qui è stato presentato il progetto “Alice – Educazione all’amore”, curato dalla psicologa Annalisa Chelotti e dal counselor Luco Capozza, iniziativa che lavora sul linguaggio delle relazioni, sulle radici culturali della violenza e sulla prevenzione nelle nuove generazioni.

Davanti alla platea di studenti, la sindaca ha portato i saluti della città e alcune riflessioni che oggi, rilette, assumono un senso ancora più netto. «Davanti a me – ha raccontato – c’erano visi giovani, spensierati, pieni di voglia di vivere, come eravamo noi alla loro età. Mi hanno fatto una grande tenerezza». È in quel momento, dice, che ha percepito con chiarezza quanto sia cruciale “parlare ai ragazzi”, “entrare nelle scuole”, “portare gli eventi nelle strade e nei luoghi in cui loro vivono”.

Questa consapevolezza non è arrivata all’improvviso, ma si è sedimentata durante il percorso, alimentata dalle attività realizzate anche grazie al contributo dell’associazione Macapà, che negli anni ha portato la sensibilizzazione fuori dagli spazi istituzionali, rendendola parte della vita quotidiana cittadina.

A cinque giorni di distanza, il discorso della sindaca appare come un manifesto di ciò che dovrebbe accadere oltre la data simbolica: «Bisogna parlarne – ha ribadito – senza mai tacere nulla, senza dare nulla per scontato, perché il cambiamento deve partire dalle nuove generazioni».

Devietti sottolinea come la parola “violenza” debba essere spiegata per ciò che è davvero: una spirale che non comincia con il femminicidio, ma molto prima, con un gesto, una parola, un controllo, un “no” non rispettato. Ed è proprio qui che il lavoro educativo diventa centrale, perché «un giorno non tanto lontano questi ragazzi saranno adulti, saranno genitori, e da loro dovrà arrivare la consapevolezza che oggi manca in troppi contesti».

Il 25 novembre, dunque, non è un punto di arrivo. La sindaca lo dice chiaramente: «Domani sarà un altro giorno, non sarà più il 25 novembre».
Ed è esattamente questo, cinque giorni dopo, il messaggio più forte. Una data nel calendario non può essere la misura dell’impegno. Il dovere delle istituzioni, delle scuole, delle associazioni e delle famiglie è quello di continuare, ogni giorno, senza interruzioni né concessioni alla retorica.

Perché il 25 novembre non è una ricorrenza: è un’urgenza quotidiana.

E l’auspicio finale di Devietti, oggi più che mai, suona come un impegno collettivo: «Dobbiamo lavorare con convinzione perché un giorno non ci sia più bisogno di questa ricorrenza».

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