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28 Novembre 2025 - 11:36
Torino-Ceres, ancora rinvii e promesse: la montagna aspetta i treni mentre la Regione parla di futuro
Il conto alla rovescia per il cambio orario di dicembre mette nuovamente sotto pressione il futuro della Torino-Ceres, la linea ferroviaria che per decenni ha rappresentato un collegamento essenziale per la valle. Oggi quella tratta vive sospesa tra annunci, piani tecnici e un servizio sostitutivo su gomma che doveva essere temporaneo, ma che molti temono possa trasformarsi in una soluzione permanente. L’Osservatorio sulla Torino-Ceres, da mesi in prima linea, torna a chiedere chiarezza: secondo le associazioni, senza un cronoprogramma preciso sul prolungamento della Sfm7 oltre Ciriè, parlare di ripristino del servizio ferroviario in montagna rischia di rimanere un esercizio di stile.
La stabilità del collegamento verso Germagnano viene indicata come condizione necessaria per riattivare la tratta fino a Ceres. L’Osservatorio sottolinea che il rispetto del contratto di servizio tra Regione Piemonte e Ferrovie dello Stato non rappresenta un aspetto amministrativo secondario, ma la garanzia minima affinché un servizio ferroviario montano possa tornare ad essere affidabile. Nel frattempo, la navetta bus tra Ciriè e Ceres — introdotta come soluzione provvisoria — continua a coprire un vuoto che si trascina ormai da anni.
Uno spiraglio è arrivato dal lavoro avviato sui convogli Minuetto ALE 501-502, rimasti per anni nei depositi di Germagnano, Mathi, Ciriè, Rivarolo e Fossano, scalfiti dai vandalismi e dall’abbandono. Si tratta di 19 treni ex Gtt recuperati grazie a un finanziamento regionale di 37,9 milioni di euro, oggi sottoposti a manutenzione straordinaria negli impianti di Foligno e Foggia. Le prime consegne sono previste nei primi mesi del 2026 e, secondo gli scenari tecnici, questi convogli saranno perfettamente compatibili con la tratta Germagnano-Ceres, permettendone finalmente la riattivazione.

Le limitazioni infrastrutturali della linea, tuttavia, impongono compromessi significativi. I treni Rock, attualmente impiegati lungo l’asse Alba–Torino–Germagnano, non possono affrontare le pendenze, i raggi di curvatura e il peso assiale richiesto per salire fino a Ceres. Ne deriva l’impossibilità di istituire collegamenti diretti da Torino alla stazione montana: il cambio treno a Germagnano rimane inevitabile. Un ostacolo che, secondo alcuni amministratori locali, rappresenta un limite strutturale difficile da accettare per un territorio che attende da anni un servizio moderno.
Il contratto di servizio prevede oggi otto corse feriali, ma si studiano possibili potenziamenti che includerebbero più treni e un’estensione al fine settimana, aprendo anche prospettive turistiche per la valle. Restano però irrisolti i nodi dell’integrazione tariffaria tra Trenitalia e Gtt: sistemi di validazione incompatibili, app che non dialogano tra loro, incertezze sulla ripartizione dei ricavi e un biglietto unico che continua a rimanere un obiettivo, non un risultato.
In ambito politico, il dibattito si è intensificato. Alcune perplessità riguardano l’obbligo del cambio a Germagnano e i dubbi sulle tempistiche effettive del potenziamento. Le nuove corse del weekend, considerate fondamentali per il rilancio turistico, non dispongono ancora di una data certa per l’attivazione.
L’Osservatorio, nelle ultime ore, ha ribadito la necessità di un impegno formale da parte di Regione e Ferrovie: la montagna torinese, sostiene, non può continuare a vivere di promesse a tempo indeterminato. Serve un percorso definito, con scadenze verificabili e responsabilità chiare. Solo così — è il messaggio — il ritorno dei treni potrà trasformarsi da prospettiva su carta a servizio reale, capace di riportare sui binari un collegamento sospeso troppo a lungo.
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