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Tra i ghiacci del Sermitsiaq: ritrovato il corpo del pilota italiano scomparso in Groenlandia

Dopo quasi due settimane di ricerche tra fiordi e montagne a picco sul mare, le autorità groenlandesi e danesi localizzano il relitto di un Cessna 182T Skylane e la salma dell’unico occupante, un pilota italiano in volo da Goose Bay a Narsarsuaq. Un viaggio lungo la rotta dei piccoli aerei nell’Atlantico del Nord, dove un errore di pochi gradi può essere fatale

Tra i ghiacci del Sermitsiaq: ritrovato il corpo del pilota italiano scomparso in Groenlandia

Tra i ghiacci del Sermitsiaq: ritrovato il corpo del pilota italiano scomparso in Groenlandia

La prima cosa che i soccorritori hanno visto è stato un riflesso innaturale sul fianco scuro della montagna. Non era ghiaccio, non era neve: erano lamiere contorte. Ai piedi del Sermitsiaq, la vetta che domina Nuuk, il simbolo della capitale groenlandese, una squadra di ricerca ha trovato ciò che per giorni si temeva: il relitto di un Cessna 182T Skylane e, accanto, il corpo senza vita del pilota italiano che lo stava conducendo. Era l’unico a bordo. L’incidente risale a sabato 25 ottobre 2025, ma il ritrovamento è avvenuto soltanto nella giornata di venerdì 7 novembre, in un’area montuosa circa quindici chilometri a nord-est di Nuuk. A comunicarlo sono state le autorità locali e la Farnesina, che ha seguito il caso tramite l’Ambasciata d’Italia a Copenaghen.

Il velivolo, un monomotore a elica Cessna 182T, era impegnato in un trasferimento su una delle tratte più note ai piloti di aviazione generale che attraversano l’Atlantico del Nord: da Happy Valley–Goose Bay (Terranova e Labrador, Canada) a Narsarsuaq, nel sud della Groenlandia. Si tratta di una tappa classica della cosiddetta North Atlantic Ferry Route per aeroplani leggeri, resa possibile da condizioni meteo favorevoli, scali intermedi e dotazioni di sicurezza specifiche per l’acqua fredda. In questo caso, tuttavia, il volo non è mai arrivato a destinazione: il contatto si è perso in prossimità dell’area del Sermitsiaq, una montagna che s’innalza dal fiordo come una cattedrale di roccia, spesso avvolta da nubi basse e sferzata da venti imprevedibili. L’ente danese Naviair, che fornisce i servizi di traffico aereo per Danimarca, Isole Faroe e Groenlandia, ha confermato già il 27 ottobre l’individuazione del sito dell’impatto e l’assenza di superstiti.

Cessna 182T

Le ricerche sono state tutt’altro che semplici. Nel fine settimana successivo all’incidente, la componente aerea è stata sospesa a causa di scarsa visibilità e maltempo, condizioni tipiche dell’autunno artico che riducono a pochi minuti le finestre utili per il volo a bassa quota in ambiente montano. La ripresa delle operazioni via mare e via terra ha consentito di concentrare gli sforzi proprio sul Sermitsiaq, identificato come area prioritaria da Naviair e dalle autorità groenlandesi. Il bollettino diffuso nei giorni successivi ha parlato di un unico occupante a bordo e di un impatto in una zona impervia.

La conferma del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è arrivata l’8 novembre 2025: “Le autorità locali hanno individuato il relitto e il corpo del connazionale nella giornata di ieri.” L’Ambasciata d’Italia a Copenaghen, allertata dalle autorità groenlandesi, ha seguito il dossier fin dalle prime ore mantenendo i contatti con i familiari della vittima. Più media italiani hanno ripreso la nota, ribadendo il luogo del ritrovamento — nei pressi di Nuuk — e la dinamica essenziale: un volo privato di turismo partito dal Canada e precipitato durante l’attraversamento verso la Groenlandia.

Il Sermitsiaq non è solo un fondale da cartolina: è una montagna-sentinella che crea un microclima severo sul fiordo di Nuuk. Il suo profilo scosceso e l’esposizione ai venti generano turbolenze intense, soprattutto quando masse d’aria marittima incontrano aria più fredda di origine artica. In autunno, con l’accorciarsi del fotoperiodo e l’aumento delle perturbazioni, i margini di sicurezza per l’aviazione leggera si assottigliano. Non stupisce che, in un contesto del genere, la ricerca sia stata rallentata e che il relitto sia stato localizzato con precisione solo a ridosso dell’8 novembre, quasi due settimane dopo lo schianto. Le prime indicazioni operative, rilanciate da CBC/Eye on the Arctic e riprese da testate internazionali, hanno riferito di un sito a circa 15 km a nord-est della capitale, in zona montuosa.

Il Cessna 182T Skylane è uno dei pilastri dell’aviazione generale: monomotore, quattro posti, ala alta, robusto e relativamente moderno nella versione “T” con avionica glass cockpit. Con serbatoi standard e in condizioni ideali, può coprire tratte di alcune centinaia di miglia nautiche; con serbatoi ausiliari, l’autonomia aumenta. Ma l’Atlantico del Nord non perdona: il freddo riduce le prestazioni, i venti contrari allungano i tempi, il ghiaccio in quota può essere un nemico mortale per un velivolo non certificato per il volo in condizioni di ghiaccio conosciute. Non stupisce che società come Textron Aviation si astengano da qualsiasi commento tecnico finché le autorità investigative — in Groenlandia e Danimarca — non chiariscono la dinamica. In casi simili, possono essere coinvolti anche organismi come il Danish Maritime Accident Investigation Board (DMAIB) e, per taluni aspetti, il National Transportation Safety Board (NTSB) statunitense, se sussistono collegamenti di registrazione o produzione.

La Groenlandia è un territorio autonomo nel Regno di Danimarca. Per le operazioni di ricerca e soccorso (SAR) e la gestione dell’aviazione in quell’area, il coordinamento ricade su una pluralità di soggetti danesi e groenlandesi. Naviairfornisce servizi di Flight Information nello spazio aereo locale; il Joint Arctic Command supporta le attività di soccorso, mentre le autorità di polizia groenlandesi prendono in carico l’aspetto giudiziario. Negli ultimi anni, Copenaghen ha rafforzato significativamente la presenza e le capacità nel Grande Nord, investendo in nuovi aerei da pattugliamento, droni, radar e in un nuovo quartier generale del JAC a Nuuk: una cornice politico-operativa che spiega anche l’efficienza del dispositivo di ricerca attivato dopo l’allarme.

Il 25 ottobre 2025 il Cessna 182T è decollato da Goose Bay diretto a Narsarsuaq. Poco dopo l’attraversamento verso la Groenlandia, il velivolo è scomparso dai radar nell’area del Sermitsiaq, mentre le condizioni meteo peggioravano rapidamente. Due giorni dopo, Naviair ha segnalato che il sito dell’incidente era stato localizzato a circa 15 km a nord-est di Nuuk e che non c’erano superstiti. Le ricerche aeree erano state temporaneamente sospese per maltempo e visibilità ridotta. Il 7 novembre le squadre a terra hanno individuato e messo in sicurezza relitto e salma, confermando la posizione nella zona montuosa del Sermitsiaq. L’8 novembre la Farnesina ha diffuso la notizia in Italia, mentre l’Ambasciata d’Italia a Copenaghen è rimasta in contatto con i familiari della vittima.

L’asse Goose Bay–Narsarsuaq è una cerniera climatica: al di sotto, l’Atlantico espone i piloti a sistemi frontali rapidi; al di sopra, le masse d’aria artica calano da calotte glaciali e altipiani ghiacciati. Il tratto terminale verso Narsarsuaq o Nuuk attraversa fiordi profondi incassati in montagne aguzze: un labirinto orografico che può intrappolare nubi e generare forti discendenze e shear locali. Per i piloti di aviazione generale, la pianificazione si fa quasi chirurgica, con verifica degli aeroporti alternativi, gestione del carburante con ampi margini per eventuale vento contrario, equipaggiamento antiesposizione e zattera di salvataggio per l’acqua fredda, oltre a un monitoraggio continuo delle condizioni meteorologiche e dei bollettini relativi a ghiaccio, turbolenza e onde orografiche. La porzione finale attorno a Nuuk è resa ancora più complessa dalla presenza del Sermitsiaq, che in condizioni di base nuvolosa bassa può diventare un ostacolo non perdonante. Le ricostruzioni preliminari dei media nordamericani e danesi, pur caute, collocano proprio lì l’urto fatale.

Negli ultimi mesi la dimensione SAR e militare nel Grande Nord ha visto un’attività intensa: esercitazioni multinazionali in Groenlandia, potenziamento delle basi, impiego di assetti aerei con profili specifici per l’Artico. Pur non connessi direttamente a questo incidente, tali investimenti incidono sulla prontezza delle strutture chiamate a intervenire quando un velivolo scompare tra montagne e fiordi. L’istituzione di un quartier generale del Joint Arctic Command a Nuuk, l’annuncio di nuove unità navali e aerei da pattugliamento per la regione e la rete di radar e droni dedicati rafforzano le capacità di ricerca, coordinamento e sorveglianza su un’area vastissima e difficile.

Allo stato, le autorità non hanno diffuso il nome della vittima né una causa ufficiale dell’incidente. Le fonti concordano su elementi chiave: unico occupante a bordo, modello Cessna 182T Skylane, tratta Goose Bay–Narsarsuaq con transito nell’area di Nuuk, impatto sul versante del Sermitsiaq e ritrovamento di relitto e salma tra il 7 e l’8 novembre. Come accade di prassi, l’indagine tecnica richiederà tempo: la rimozione dei rottami in ambiente montano artico è complessa; la raccolta di dati avionici, log di volo, possibili tracce radar e comunicazioni con i servizi di informazione di Naviair costituirà la base per ricostruire gli ultimi minuti del volo. Textron Aviation ha dichiarato di essere a conoscenza dell’evento e di non poter fornire dettagli, in quanto potenziale parte dell’inchiesta: una posizione standard che segnala l’avvio del processo investigativo.

Volare soli su un monomotore sopra i fiordi della Groenlandia non è un gesto temerario: è un atto di fiducia in procedure consolidate, equipaggiamenti adeguati e in una catena di decisioni che, in Artico, vale quanto l’autonomia di carburante. La solitudine operativa è un fattore: il cielo è vuoto, l’orizzonte è bianco o grigio, la percezione della profondità si perde nelle nubi; bastano pochi gradi di errore per mettere una montagna tra sé e la pista. È anche per questo che le autorità danesi, groenlandesi e canadesi hanno negli anni affinato protocolli congiunti e investito in sensori e formazione. Quegli stessi meccanismi di cooperazione hanno consentito, in questo caso, di localizzare il relitto e restituire una certezza ai familiari, dopo giorni di attesa sospesa.

Senza anticipare le conclusioni dell’inchiesta, questo incidente ripropone le stesse lezioni per chi vola su rotta artica: la necessità di pianificare con margini ampi di tempo e carburante, di conoscere la topografia e i profili di discesa verso scali circondati da rilievi, di non affidarsi ciecamente all’avionica ma alla propria esperienza strumentale in condizioni degradate. Nessuna lezione, però, colma il vuoto di una vita perduta. Il ritrovamento del corpo vicino al Sermitsiaqchiude una fase di incertezza e apre quella, altrettanto dolorosa ma necessaria, della verità tecnica. Perché in aviazione ogni risposta nasce dal rispetto per chi non è tornato.

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