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Cassazione shock: multe da autovelox non omologati tutte da annullare!

La Suprema Corte chiude ogni dubbio: l’approvazione ministeriale non basta. Senza omologazione, gli autovelox non sono validi e le multe possono essere impugnate. Globoconsumatori: “Una vittoria dei cittadini contro gli abusi dei Comuni.”

Cassazione shock: multe da autovelox non omologati tutte da annullare!

Cassazione shock: multe da autovelox non omologati tutte da annullare!

Una sentenza destinata a far tremare i Comuni italiani e a far gioire migliaia di automobilisti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26521 del 1° ottobre 2025, ha ribadito che le multe rilevate con autovelox non omologati sono illegittime. Non basta la semplice “approvazione” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: serve una vera e propria omologazione tecnica, come previsto dall’articolo 142 del Codice della Strada. La decisione, resa nota dall’associazione Globoconsumatori ODV, chiude anni di interpretazioni contraddittorie e smentisce apertamente chi, nei tribunali e nei Comuni, sosteneva che l’approvazione fosse sufficiente. “Una granitica ordinanza – si legge nel comunicato – che conferma l’obbligo di omologazione per gli autovelox. Se non omologati, le multe si possono contestare e far annullare.”

autovelox

Si tratta di un principio tanto chiaro quanto ignorato da molti enti locali, che negli ultimi anni hanno disseminato il territorio di dispositivi elettronici spesso privi di omologazione, considerandoli comunque validi in virtù di un’approvazione ministeriale. Ma la Cassazione è stata categorica: approvazione e omologazione sono due procedure distinte. La prima è un passaggio preliminare, un’autorizzazione amministrativa che consente di immettere il dispositivo sul mercato o di sperimentarlo; la seconda è invece il sigillo tecnico-giuridico definitivo, che certifica la piena conformità dell’apparecchio ai requisiti previsti dalla legge. Senza omologazione, il rilevamento della velocità non può avere valore probatorio, e la multa deve essere annullata.

La vicenda da cui nasce questa ordinanza parte da Pescara, dove un automobilista si è visto recapitare una sanzione per eccesso di velocità rilevata da un apparecchio Velocar Red & Speed. In primo grado e in appello, i giudici avevano ritenuto sufficiente la semplice approvazione ministeriale, sostenendo che l’omologazione fosse necessaria solo in casi particolari. Ma l’automobilista non si è arreso e si è rivolto alla Suprema Corte, che gli ha dato pienamente ragione. La Cassazione ha demolito la tesi dei giudici di merito, spiegando che l’approvazione può costituire solo un passaggio propedeutico, mentre l’omologazione è l’atto finale e indispensabile per garantire l’affidabilità dello strumento.

Una distinzione tutt’altro che accademica, perché incide direttamente sulla legittimità delle sanzioni e, di conseguenza, sui bilanci comunali. La Corte, richiamando l’articolo 142, comma 6, del Codice della Strada, ha confermato che solo gli strumenti “debitamente omologati” possono essere utilizzati per accertare le infrazioni. Un concetto che era già stato espresso nella nota ordinanza n. 10505 del 18 aprile 2024, e che ora viene rafforzato in modo inequivocabile. Insomma, il messaggio è chiaro: senza omologazione, la multa è nulla.

A fare eco alla decisione della Cassazione è stata ancora una volta Globoconsumatori, che ha invitato tutti gli automobilisti a controllare la regolarità dei dispositivi che hanno rilevato le loro infrazioni. L’associazione ha messo in guardia anche sul cosiddetto “censimento nazionale degli autovelox”, promosso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Quel censimento, secondo il Ministero, dovrebbe garantire trasparenza e legalità, ma per i consumatori non ha alcun valore giuridico: essere censiti non significa essere a norma. Se un autovelox non è omologato, la multa resta illegittima, anche se compare negli elenchi ministeriali.

E il problema, sottolineano le associazioni, è che la maggior parte degli autovelox in Italia non risulta omologata. Parliamo di migliaia di apparecchi distribuiti su strade urbane, provinciali e statali, che ogni giorno generano verbali e introiti per i Comuni. Una montagna di denaro che, alla luce delle sentenze della Cassazione, rischia ora di sciogliersi come neve al sole. Non a caso, molti enti locali stanno già correndo ai ripari. Secondo indiscrezioni, il Ministero starebbe lavorando a un “decreto sanatoria” che attribuirebbe valore retroattivo alle approvazioni ministeriali, cercando così di rendere legittime le multe passate. Ma l’idea ha scatenato un putiferio: “Non si può legalizzare ciò che è illegale – affermano da Globoconsumatori –. Un decreto non può sostituirsi alla legge.”

La vicenda sta assumendo contorni sempre più ampi. Diversi tribunali italiani hanno già accolto ricorsi presentati da automobilisti, mentre in alcune province, come Verona e Firenze, sono partite indagini della magistratura sui dispositivi non omologati. In certi casi, come per il modello T-Exspeed 2.0, sono scattati addirittura sequestri e ipotesi di reato a carico delle aziende fornitrici e di funzionari pubblici che avevano autorizzato l’uso dei dispositivi. La Cassazione, nelle sue motivazioni, ha ricordato che l’uso di strumenti non conformi può configurare anche abuso d’ufficio o truffa ai danni dei cittadini.

Nel frattempo, le associazioni dei consumatori stanno lanciando campagne informative in tutta Italia. Il Codaconsinvita chi ha ricevuto una multa a chiedere la documentazione di omologazione del dispositivo, e se non è disponibile, a presentare ricorso al Giudice di Pace. Anche Federconsumatori si è schierata con forza: “È inaccettabile – sostengono – che si continui a colpire i cittadini con apparecchi non conformi. La sicurezza stradale è un valore, ma non può diventare un alibi per far cassa.”

Ed è proprio questo il punto più delicato: la sentenza della Cassazione non mette in discussione la necessità dei controlli sulla velocità, ma colpisce l’abuso dei mezzi elettronici a fini puramente economici. In molti Comuni, gli autovelox sono diventati vere e proprie macchine da soldi. Gli introiti derivanti dalle multe rappresentano una voce importante nei bilanci, spesso utilizzata per coprire spese correnti o finanziare opere pubbliche. Ora, però, quella fonte rischia di prosciugarsi, e le amministrazioni dovranno fare i conti con la realtà: non si può violare la legge per far rispettare la legge.

Per gli automobilisti, invece, questa decisione rappresenta una vittoria di civiltà. Dopo anni di incertezze, finalmente una pronuncia mette ordine in una giungla normativa dove le interpretazioni creative avevano finito per penalizzare sempre e solo il cittadino. Chi ha ricevuto una multa da un autovelox non omologato potrà ora far valere i propri diritti, e in molti casi ottenere l’annullamento del verbale o il rimborso di quanto già pagato.

La Corte di Cassazione, ancora una volta, ha ricordato che la legge non è un dettaglio tecnico e che la certezza del diritto è il fondamento stesso della giustizia. Una lezione anche per la politica e per i Comuni, troppo abituati a confondere la sicurezza stradale con la produzione di entrate. Perché dietro ogni autovelox non omologato non c’è solo un vizio di forma, ma un abuso di sostanza. E dietro ogni multa illegittima, c’è un cittadino che ha diritto alla verità, prima ancora che al rimborso.

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