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Cosmo volta le spalle a Spotify e lancia “Brucia tutto”: musica e militanza contro il genocidio a Gaza

Cosmo pubblica 'Brucia tutto', solo su Bandcamp e YouTube. I ricavi a Medical Aid for Palestinians

Cosmo accende la miccia con 'Brucia tutto': un inno che rifiuta gli algoritmi

Cosmo rompe con Spotify e lancia “Brucia tutto”: musica e militanza contro il genocidio a Gaza

"Ho scritto una canzone perché è quello che so fare. È un inno alla lotta. E in questa lotta voglio fare la mia parte e infondere energia. In questo momento lo sento necessario." 

Cosmo non sta solo parlando: ha deciso di agire. Con il suo brano “Brucia tutto”, il cantautore, dj e produttore — Marco Jacopo Bianchi — di Ivrea compie una scelta radicale: rinuncia alle piattaforme tradizionali di streaming, optando per Bandcamp e YouTube, e sceglie di mettere in campo una protesta sonora che si traduce anche in impegno concreto. Non è un colpo di testa, ma una mossa pensata: boicottare Spotify per ragioni politico-economiche, smascherando i legami dell’economia della musica con investimenti controversi e militari.

Negli ultimi mesi Spotify è finito al centro di un’ondata di critiche: il ceo Daniel Ek ha investito 600 milioni di euro in Helsing, una società tecnologica attiva nel settore militare e dell’intelligenza artificiale, che sviluppa sistemi per uso bellico. Per molti artisti, questo significa che una parte dei guadagni generati sulla piattaforma finisce indirettamente in circuiti che contribuiscono all’industria delle armi. Proprio per questo, alcune band come i Massive Attack hanno già ritirato il loro catalogo da Spotify, aderendo a campagne come “No Music For Genocide”, che invitano gli artisti a dissociare il proprio lavoro dalla piattaforma per ragioni etiche.

Cosmo si inserisce su questo terreno con “Brucia tutto”: la rinuncia allo streaming tradizionale non è una rinuncia al pubblico, ma una scelta politica. Vuole che il messaggio rimanga intatto, non sia filtrato dagli algoritmi. Vuole che chi ascolta sappia dove sta mettendo mano: non in un flusso indistinto, ma in un’azione diretta. Non nasconde che questa strada possa esser penalizzante, sia sul piano economico che artistico: rinunciare alla visibilità amplificata dalle playlist significa rinunciare a potenziali introiti e a un pubblico più ampio. Ma è proprio questo il punto: non vuole una protesta nominale, non vuole un equilibrio comodo.

Cosmo definisce il pezzo un “urlo in faccia all’ipocrisia e all’orrore”. E non è solo retorica: tutti i proventi del brano saranno dev utilisés per Medical Aid for Palestinians (MAP), un’organizzazione che opera direttamente sul campo a sostegno delle popolazioni colpite dal conflitto. Il gesto diventa ponte tra parola e azione.

In un panorama musicale dove molti preferiscono restare nella zona di comfort — playlist, streaming, engagement facile — Cosmo sceglie di uscire dal recinto. Per lui, non basta indignarsi o scrivere versi: serve che ogni aspetto del progetto rifletta ciò che dice. Boicottare Spotify, affidarsi a piattaforme meno invasive, devolvere i proventi: sono scelte che pesano, ma che confermano che il tempo non è neutro. In momenti come questo, ogni artista è chiamato a fare la propria parte. Cosmo ha deciso di non tirarsi indietro.

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