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Vassia e Vannacci: "Non faccio politica, sono liberale. Mio padre era partigiano"

L’avvocato eporediese finito nella bufera dopo la cena di “Generazione Decima” si difende dalle polemiche: «Quelle foto non significano adesione. A Ivrea non costituirò alcun circolo».

Vassia e Vannacci: "Non faccio politica, sono liberale. Mio padre era partigiano"

L'avvocato Giacomo Vassia

Una telefonata per spiegare, una telefonata per prendere le distanze. A parlare è lui, l’avvocato Giacomo Vassia, finito al centro delle polemiche dopo la pubblicazione di alcune foto che lo ritraevano accanto al generale Roberto Vannacci durante una cena organizzata per promuovere l’associazione “Generazione Decima”, un nome che richiama in modo esplicito la Decima MAS.

«Essere stato a quella cena non significa approvare ciò che lui fa - ci spiega - Eravamo lontani da Ivrea. Io non ho alcuna ambizione politica. Se mi fosse interessato fare politica mi sarei candidato a sindaco. Me lo avevano chiesto e ho detto di no. Lo ripeto: la politica non mi interessa. Sono stato invitato da alcuni imprenditori amici e ho pubblicato quelle foto senza pensarci troppo. Ivrea non c’entra: eravamo dall’altra parte del Piemonte. Mi è spiaciuto vedermi catapultato sui giornali in questo modo…».

la foto

E aggiunge: «Ieri di domande me ne sono fatte tante… Non posso più andare a cena? Forse ho sbagliato a pubblicare quelle foto su Facebook? Credetemi, sono distante. Sono liberale. Mio padre era un partigiano. Questo non significa che non possa apprezzare Vannacci per alcune cose. Sono ben lontano dal costituire circoli. Lo garantisco a tutti gli eporediesi. Sono semplicemente un avvocato».

Parole sincere pronunciate con umiltà.

La verità è che ieri Ivrea per tutta la mattinata non si è parlato d’altro.

Già, perché evocare la Decima MAS a Ivrea non è un dettaglio da niente. In questa città, infatti, la memoria della Resistenza non è un ricordo lontano, ma un’eredità viva: qui si ricordano gli eccidi, i fatti del ponte, Ferruccio Nazionale, il sangue dei partigiani versato per liberare le strade. Parlare di Decima MAS a Ivrea è come bestemmiare in Duomo la mattina di Natale. Lo sanno tutti… Tant'è!

Le foto con Vannacci alla cena "Generazione Decima" sul profilo Facebook dell'avvocato Vassia? Non ci sono più.

I social

Si sa, i social sono come il frigorifero di notte: ci vai, apri, prendi la prima cosa che capita e poi ti penti. Solo che invece della fetta di salame, qui peschi una foto con chi non dovresti, la posti, e il giorno dopo la città parla solo di quello. Ma non volevo, ma non pensavo, ma non c’entra la politica, ma mio padre era partigiano. E giù telefonate per spiegare che no, non è come sembra.

Il punto è che sui social non conta mai cosa sei, conta sempre cosa sembri. E sembrare, là dentro, è un mestiere difficilissimo: ti basta un click sbagliato e passi da liberale a nostalgico, da gourmet a goloso, da avvocato a imputato.

Eppure ci ostiniamo. Pubblicare è un riflesso condizionato: hai fatto una foto? Non sei tranquillo finché non la vedono pure i cugini in Australia e il tuo dentista. Poi, quando arriva la bufera, via a cancellare, spiegare, giurare, garantire. Come se la Rete fosse un foglio di carta: strappi e non resta nulla. Invece la Rete è una cassiera pettegola: memorizza tutto e lo tira fuori quando meno te l’aspetti, con tanto di scontrino.

E allora eccoci, ogni giorno, a postare come se fosse un sacramento: il piatto del giorno, la battuta fulminante, la compagnia equivoca. Non resistiamo, perché il vero peccato originale non è cliccare “mi piace”, è non esserci. Ma attenti: sui social non c’è perdono, solo screenshots.

Morale? Nessuna. Se non che, forse, prima di cliccare “pubblica”, converrebbe chiedersi: ma davvero voglio diventare trending topic per sbaglio, col rischio che la mia prossima cena sembri un congresso?

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