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14 Settembre 2025 - 07:30
Torino, dall’eleganza sabauda al design contemporaneo: una storia di case, palazzi e mobilifici
Torino è una città che si racconta anche attraverso gli interni. Non serve sfogliare manuali di storia per comprendere come l’abitare sia stato parte integrante della sua identità: basta varcare la soglia di una residenza reale, percorrere i portici del centro o entrare in uno dei tanti appartamenti borghesi dell’Ottocento per capire che qui il gusto e il senso dello spazio hanno sempre avuto un ruolo centrale.
Il barocco sabaudo, tra Seicento e Settecento, è stato il primo grande capitolo di questa narrazione. Architetti come Guarini e Juvarra disegnarono palazzi che erano vere scenografie, in cui la disposizione degli arredi, l’uso della luce e la ricchezza dei materiali servivano a comunicare prestigio e potere. Le Residenze Reali del Piemonte, oggi Patrimonio UNESCO, da Palazzo Reale a Venaria Reale, non sono solo architettura monumentale: sono esempi di come lo spazio domestico fosse pensato come prolungamento di una visione politica e sociale. I saloni ornati da specchi, i gabinetti privati con arredi intarsiati, le gallerie in cui si muovevano nobili e dignitari raccontano un’epoca in cui l’abitare era ostentazione e rappresentazione.
Con l’Ottocento la scena cambia. Torino diventa capitale di un Regno e poi città industriale. Le nuove classi borghesi cercano uno stile più sobrio, funzionale, capace di rispecchiare i valori del lavoro e della famiglia. I palazzi signorili di corso Vittorio o di via Po si riempiono di salotti eleganti ma meno pomposi, arredati con mobili pensati per durare e accompagnare la quotidianità. È in questi anni che nascono i primi mobilifici moderni, capaci di portare nelle case soluzioni seriali, ma senza rinunciare alla qualità artigianale.
Il Novecento segna una svolta culturale ancora più radicale. Con Adriano Olivetti a Ivrea, l’arredo diventa parte di un progetto politico e sociale. Non più solo estetica o funzione, ma visione di comunità. Gli uffici progettati da architetti di fama, le case per i dipendenti, le scuole e le biblioteche disegnate come spazi da vivere e non solo da occupare: tutto concorreva a un’idea di benessere diffuso. Ivrea, oggi anch’essa Patrimonio UNESCO, è un monumento a questa filosofia che ha influenzato profondamente il Piemonte e Torino in particolare.
Oggi la città continua a muoversi tra memoria e innovazione. Le Residenze Sabaude convivono con il Castello di Rivoli, trasformato in museo di arte contemporanea: un simbolo di come la storia barocca possa dialogare con il presente. Allo stesso modo, le ex fabbriche del Novecento riconvertite in loft o spazi culturali testimoniano la capacità torinese di adattare il proprio patrimonio a nuove esigenze. E in questo contesto anche l’interior design si reinventa, oscillando tra il recupero del passato e l’apertura a nuove tendenze.
Le case torinesi raccontano questa stratificazione. Nei palazzi del centro storico, magari dietro una facciata barocca, si trovano appartamenti arredati con linee minimaliste e materiali naturali. Nei quartieri di nuova costruzione spuntano soluzioni più audaci, con open space e cucine a vista, segno di un abitare che mette al centro la convivialità. E nei vecchi quartieri operai riconvertiti si cerca di conciliare spazi ridotti con mobili modulari, pensati per adattarsi alle esigenze di famiglie giovani e dinamiche.
È in questo quadro che si inserisce Mobilandia, mobilificio torinese che rappresenta bene la capacità di unire tradizione e contemporaneità. Non un semplice showroom di mobili, ma un luogo di dialogo, in cui chi arreda la propria casa trova non solo oggetti, ma idee, consigli e progetti su misura. Le cucine modulari che risolvono i problemi di spazio, i soggiorni pensati come centri della vita domestica, le camere da letto concepite come rifugi personali sono la traduzione concreta di un lungo percorso culturale che attraversa la storia della città.
La tendenza del momento guarda al ritorno al legno, ai colori caldi, alle texture autentiche. È un segnale di ricerca di autenticità dopo decenni di mode effimere e materiali sintetici. Ma soprattutto è una scelta che dialoga con un’esigenza di sostenibilità: meno sprechi, più durata, attenzione ai materiali e alla filiera produttiva. Torino, città che ha sempre fatto del rigore un tratto distintivo, sembra rispecchiare questa sensibilità con naturalezza.
Mobilandia interpreta anche questo passaggio: non propone solo soluzioni estetiche, ma ambienti pensati per durare, per rispondere a esigenze reali, per essere vissuti giorno dopo giorno. Una filosofia che si lega al passato sabaudo e industriale della città, ma che guarda al futuro con occhi nuovi.
Così, dal fasto delle residenze barocche alle linee pulite del design contemporaneo, Torino mostra una continuità sorprendente: la centralità dell’abitare. Una storia che non si ferma alle mura dei palazzi UNESCO o alle architetture di Olivetti, ma che vive ancora oggi nelle scelte quotidiane dei torinesi, nei mobilifici che continuano a interpretare il gusto della città, negli spazi che cambiano volto ma non smettono di raccontare chi li abita.
In questo percorso lungo secoli, mobilifici come Mobilandia non sono semplici punti vendita, ma tasselli di una tradizione che unisce estetica, funzionalità e cultura. Perché a Torino, forse più che altrove, la casa non è mai solo un tetto sopra la testa: è il riflesso di una storia collettiva che continua a scriversi, stanza dopo stanza.
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