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29 Luglio 2025 - 21:50
Antonio Filosa nuovo CEO di Stellantis: una svolta italiana per il colosso dell’auto
L’effetto Trump comincia già a pesare. Stellantis stima un impatto complessivo dei nuovi dazi introdotti dall’ex presidente americano – tornato al centro del dibattito globale in vista delle presidenziali – intorno a 1,5 miliardi di euro solo per il 2025. Una cifra enorme, di cui 300 milioni sono già stati contabilizzati nel primo semestre dell’anno, segno che l’incertezza commerciale ha smesso di essere una minaccia teorica per trasformarsi in una dolorosa realtà.
Nel frattempo, il gruppo automobilistico ha deciso di reintrodurre la guidance finanziaria per il 2025, che era stata sospesa lo scorso aprile proprio a causa della confusione legata al quadro tariffario internazionale. Una mossa che potrebbe indicare un ritorno a una maggiore chiarezza strategica, ma che non ha del tutto convinto il mercato. I target forniti sono stati giudicati poco dettagliati dagli analisti: senza sorprese nei conti – già noti da qualche giorno – e senza indicazioni nuove sul piano operativo, la reazione a Piazza Affari è stata inizialmente negativa. Il titolo ha toccato un -4,5% nel corso della seduta, salvo poi recuperare nel finale, chiudendo con un timido +0,16%.
A guidare per la prima volta l’incontro con la comunità finanziaria è stato il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, che ha preso formalmente le redini del gruppo lo scorso 23 giugno, succedendo a Carlos Tavares. “Il 2025 si sta rivelando un anno complesso, con difficoltà oggettive, ma anche segnali tangibili di miglioramento. Se confrontiamo il primo semestre con il secondo semestre del 2024, notiamo progressi significativi”, ha dichiarato Filosa, tracciando una linea di resilienza e ripartenza.
Il manager ha inoltre annunciato che Stellantis è al lavoro su un nuovo piano strategico a lungo termine, che sarà presentato ufficialmente durante il prossimo Capital Markets Day, previsto all’inizio del 2026. Si tratta di un aggiornamento rispetto al piano illustrato al governo italiano nel dicembre 2024: un documento attesissimo soprattutto dai sindacati, che chiedono certezze sul futuro degli stabilimenti italiani, sui modelli assegnati a ciascun sito produttivo e, soprattutto, sui livelli occupazionali.
Nel dettaglio, il primo semestre del 2025 si è chiuso con una perdita netta di 2,3 miliardi di euro, un ribaltamento drastico rispetto all’utile da 5,6 miliardi registrato nello stesso periodo del 2024. I ricavi netti sono scesi del 13% a 74,3 miliardi di euro, penalizzati in particolare dal rallentamento dei mercati di Nord America ed Europa allargata, solo in parte controbilanciato dalla buona performance in Sud America. Le consegne complessive hanno raggiunto 1,2 milioni di unità, in lieve aumento (+1%) rispetto alla fine dello scorso anno, mentre il contributo dei nuovi modelli ha determinato una crescita del 5% nelle consegne consolidate.
Le stime per l’intero esercizio 2025 prevedono un aumento dei ricavi rispetto al primo semestre, un utile operativo rettificato ("adjusted") nella fascia bassa delle previsioni ("low single digit"), e un free cash flow industriale in miglioramento. Obiettivi prudenziali, forse, ma che rispecchiano la volontà di navigare in acque agitate con i piedi per terra.
“Il nostro nuovo Leadership Team manterrà un approccio realista di fronte alle sfide, ma non esiterà a prendere decisioni difficili e impopolari, se necessarie, per ripristinare una crescita solida e redditizia”, ha sottolineato ancora Filosa, che ha scelto di presentarsi con toni schietti e senza promesse mirabolanti. “In queste prime settimane da CEO ho maturato una convinzione ancora più profonda: possiamo risolvere ciò che non funziona in Stellantis. Lo faremo valorizzando ciò che già funziona, a partire dalla forza e dall’energia delle nostre persone, e dai prodotti eccellenti che stiamo portando sul mercato. Non cerco colpevoli: preferisco che ci assumiamo tutti la responsabilità. Ci rimboccheremo le maniche e torneremo a crescere”.
Al centro della visione di Filosa resta il Nord America, la regione più colpita dal cambio di scenario commerciale. “Siamo impegnati in un dialogo costruttivo con le istituzioni americane, messicane e canadesi. Supportiamo la strategia di Trump volta a rilanciare l’occupazione e la produzione manifatturiera negli Stati Uniti, anche se passa attraverso l’uso dei dazi”, ha spiegato l’amministratore delegato, abbracciando – seppur con cautela – il nuovo nazionalismo industriale che aleggia Oltreoceano.
“Abbiamo ancora molto lavoro da fare in Nord America”, ha aggiunto. “Vogliamo rientrare nei segmenti di prodotto da cui siamo usciti, migliorare l’esecuzione industriale partendo dalla qualità e rilanciare le performance del canale flotta. Sarà un lavoro lungo, ma necessario”.
Una nuova fase, dunque, per Stellantis, segnata da perdite pesanti ma anche da una volontà dichiarata di riscatto. Il mercato resta cauto, in attesa che il nuovo piano industriale venga messo nero su bianco. I sindacati incalzano, i governi osservano, gli investitori pretendono. Ma da oggi la palla è nelle mani di Antonio Filosa, chiamato a traghettare il colosso nato dalla fusione tra FCA e PSA fuori dalla tempesta. E stavolta, senza più alibi.
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