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Trasporti piemontesi a rischio: c'è un buco da 23 milioni di euro

La Regione Piemonte affronta tagli al trasporto pubblico, nonostante l'espansione della metropolitana e il bonus studenti

Tagli al trasporto pubblico

Trasporti piemontesi a rischio: c'è un buco da 23 milioni

Mentre a Palazzo Lascaris si celebrava il primo anno del secondo mandato di governo Cirio con dichiarazioni ottimistiche e promesse di continuità, una realtà ben più amara si faceva strada nei corridoi della politica regionale: il trasporto pubblico locale in Piemonte rischia un collasso strutturale. Mancano all’appello 23 milioni di euro per coprire le esigenze del settore. E il rischio è che a pagare siano, ancora una volta, gli utenti più fragili: pendolari, studenti, lavoratori.

La notizia non è passata inosservata. Durante la presentazione del bonus trasporti per gli under 26, reso possibile da uno stanziamento straordinario di 8 milioni da parte della Fondazione CRT, la vicepresidente Elena Chiorino ha parlato di “risultati raggiunti”. Ma il quadro complessivo racconta un’altra storia. Il bonus — pensato per scongiurare l’aumento delle tariffe o la riduzione degli abbonamenti scontati — è un cerotto su una ferita profonda, che rischia di riaprirsi con violenza già dai prossimi mesi.

L’assessore ai trasporti Marco Gabusi, interpellato sul rischio concreto di riduzione delle corse o soppressione di linee periferiche, ha evitato smentite dirette. Ha parlato di un confronto in corso con il governo, ma non ha fornito garanzie. Un silenzio che pesa, soprattutto per chi quotidianamente si affida a treni, bus e tram per andare a scuola o al lavoro.

Non si è fatta attendere la reazione delle opposizioni. La consigliera regionale Nadia Conticelli (PD) ha parlato apertamente di “una situazione critica mascherata da annunci”, sottolineando come la Regione stia tentando di spostare l’attenzione su interventi simbolici per nascondere la fragilità del sistema. Sulla stessa linea anche Alberto Unia (M5S), che ha denunciato "un cortocircuito tra la narrazione ottimista del centrodestra e la realtà dei numeri", chiedendo una discussione trasparente sulle priorità di spesa.

A rendere il quadro ancora più paradossale è la contemporanea notizia di un nuovo finanziamento governativo da 8,5 milioni di euro per il prolungamento della linea 1 della metropolitana torinese verso Cascine Vica. Un’opera strategica, certo, ma che pone un interrogativo cruciale: chi pagherà i costi di gestione di nuove tratte, se oggi non si riesce a mantenere attivo il servizio esistente?

L’assessore alle infrastrutture Enrico Bussalino ha definito il prolungamento un “passo avanti fondamentale per la mobilità urbana”. Tuttavia, nel contesto attuale, l’impressione è quella di un gioco delle tre carte: si annunciano investimenti infrastrutturali importanti, ma non si garantisce la sostenibilità del servizio. In altre parole, si costruisce oggi ciò che domani potrebbe rimanere una cattedrale nel deserto.

Il deficit del TPL piemontese non è una novità. Ma ciò che preoccupa è la mancanza di una visione strategica. La Regione punta su progetti ad alta visibilità e su bonus emergenziali, ma non affronta il nodo strutturale del finanziamento ordinario del trasporto pubblico. La pandemia, i rincari energetici e l’inflazione hanno aggravato una situazione già precaria. Senza un piano chiaro, i prossimi mesi potrebbero portare a tagli lineari, riduzioni di corse e disservizi, soprattutto nelle aree extraurbane.

Intanto, la fiducia dei cittadini vacilla. Ogni annuncio rischia di suonare come una promessa elettorale svuotata, se non accompagnato da azioni concrete e sostenibili. I 23 milioni mancanti non sono un dettaglio contabile, ma la distanza tra la realtà dei pendolari e la narrazione istituzionale.

Il Piemonte si trova così a un bivio: continuare con interventi tampone e logiche di breve periodo, oppure ripensare il proprio modello di mobilità, mettendo le persone, non i cantieri, al centro delle politiche pubbliche.

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