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Archivio Lovazzano, un viaggio nella memoria fotografica di Gassino

Un progetto di recupero e digitalizzazione senza precedenti restituisce nuova vita a oltre 40.000 scatti storici tra lastre, negativi e pellicole d’epoca

Archivio Lovazzano

Archivio Lovazzano, un viaggio nella memoria fotografica di Gassino

Tutto inizia con una lastra impolverata, un volto sbiadito, un nome dimenticato. Ma è proprio da questi frammenti che oggi prende vita uno dei progetti più ambiziosi e affascinanti del panorama culturale piemontese: l’Archivio Fotografico Lovazzano. Nascosto tra le antiche mura di un ex forno comunale, a Gassino Torinese, un team di esperti e volontari sta riportando alla luce oltre 40.000 fotografie che raccontano un secolo e mezzo di storia, identità e trasformazioni del territorio.

Scatti inediti, negativi su vetro, ritratti ufficiali e momenti quotidiani: un patrimonio visivo che documenta l'evoluzione sociale, urbana e culturale di Gassino Torinese, Chivasso, Torino e dell'intero Piemonte, dal 1855 al 1998.

Il laboratorio, ospitato nel "Forno delle Culture", è stato attivato nel 2023 come centro di competenza della Pro Loco di Gassino. È qui che si svolge un meticoloso lavoro di digitalizzazione, catalogazione e conservazione, condotto da un team composto dal curatore PierCarlo Porporato, da due ricercatrici coordinate dalla professoressa Barbara Bergaglio (Camera – Centro Italiano per la Fotografia), e da volontari dell’Unitre.

“La nostra è una corsa contro il tempo. Ma anche un atto concreto di tutela: ogni lastra che restauriamo, ogni documento che archiviamo, è un frammento di storia che sottraiamo all’oblio e restituiamo alla collettività”, spiega il curatore Porporato.

La storia di una famiglia di pionieri

I Lovazzano, fotografi per vocazione, iniziano la loro attività nel 1855 a Tortona, dove Giovanni, il capostipite, apre il primo studio. Da lì, la dinastia si ramifica: i figli Remo, Edoardo, Luigi e Maria portano l’arte fotografica a Torino, Novara, Gassino e Chivasso. Celebre fu lo studio sotto i portici di piazza San Carlo a Torino. Tra i soggetti ritratti figurano personalità come Eleonora Duse, membri della Casa Reale Savoia e partecipanti a eventi pubblici di primo piano.

Il fondo è una miniera di tecniche fotografiche d’epoca: gelatine su lastra di vetro, albumine, negativi su pellicola, autocromie, stampe ai sali d’argento. Un patrimonio non solo artistico, ma anche sociale: matrimoni, cerimonie religiose, eventi sportivi, fiere di paese, volti comuni. “Le immagini raccontano non solo le persone, ma anche i loro tempi. Attraverso gli abiti, i veicoli, i gesti, possiamo leggere la società che li ha prodotti”, sottolinea Porporato.

Grazie ai finanziamenti ottenuti attraverso due bandi della Regione Piemonte (2023 e 2024), l’archivio si è dotato di scanner professionali, stazioni fotografiche, strumenti di restauro e materiali di conservazione. I negativi e le lastre vengono maneggiati esclusivamente con guanti specifici, puliti da polveri, catalogati e riposti in contenitori a norma.

“Abbiamo iniziato con circa 9.000 soggetti tra lastre e stampe. Tutto il processo è stato preceduto da una formazione mirata sull’approccio archivistico e conservativo. Giulia Bruzzo, una delle nostre collaboratrici, ha approfondito scientificamente il fondo, contribuendo anche con ricerche accademiche sulla storia della famiglia. Tra le scoperte più interessanti, la possibile attività di una fotografa donna dei Lovazzano all’interno dell'anticamera pontificia: un fatto raro e straordinario per l’epoca”, precisa il curatore.

Dall’archivio sono già emerse immagini rare come la visita di Mussolini a Chivasso, partigiani del territorio, l’inaugurazione del mercato coperto (oggi teatro civico), la costruzione della scuola media e decine di matrimoni, che permettono un'analisi antropologica dei costumi tra anni '40 e '70.

Verso un museo, tra memoria e futuro

Obiettivo dichiarato è la nascita di uno spazio museale permanente per valorizzare l’archivio, ma non è escluso che la futura esposizione possa essere collocata in un’altra sede, qualora se ne presentasse l’opportunità. “L’idea – aggiunge Porporatoè quella di creare un luogo accessibile, dove le immagini possano essere consultate, studiate, vissute. Il valore documentale e identitario di questo materiale è enorme, e va condiviso”.

Nel frattempo, l’Archivio prenderà parte a una mostra tematica sul fascismo a Chivasso, contribuendo con materiali selezionati dal proprio fondo.

Sul fronte della divulgazione, è attiva anche una strategia social curata da Martina Chiavolini, che ogni settimana pubblica contenuti fotografici accompagnati da approfondimenti storici. I profili Instagram e Facebook dell’Archivio rappresentano un ponte tra passato e presente, tra storia e comunità.

In parallelo, si sta lavorando a progetti con le scuole del territorio: “Vogliamo trasmettere ai ragazzi il valore della memoria visiva. Le foto dei nonni, dei matrimoni, delle botteghe di una volta: tutto questo è identità. Vogliamo renderli protagonisti del recupero”.

L’Archivio Lovazzano non è solo un deposito fotografico: è un laboratorio di cittadinanza attiva, un osservatorio sul tempo e un progetto culturale in espansione, destinato a diventare un punto di riferimento per studiosi, studenti e appassionati di fotografia storica.

Costituzione Archivio Lovazzano. Da sinistra Guido Savio, Presidente della Pro Loco di Gassino Torinese; Claudio Nardiello e PierCarla Lovazzano, ultimi eredi e donatori del patrimonio; PierCarlo Porporato, Curatore dell'Archivio Lovazzano 

Pellegrinaggio di gassinesi al Santuario di Oropa

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