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Cronaca
09 Giugno 2025 - 14:32
“Minacciati, insultati, aggrediti”: al Pam di Rivarolo Canavese lavorare è diventato pericoloso
In un clima sociale sempre più teso e instabile, anche andare a lavorare in un supermercato può trasformarsi in una prova quotidiana di resistenza. È quanto denunciano con forza le organizzazioni sindacali Fisascat Cisl e Filcams Cgil, che nei giorni scorsi hanno inviato una diffida formale via PEC a Pam Panorama S.p.A. per segnalare la situazione gravissima che coinvolge i lavoratori del punto vendita di corso Indipendenza 50 a Rivarolo Canavese, nel cuore del Canavese.
Secondo quanto riportato i dipendenti sarebbero vittime da tempo di ripetuti episodi di minacce, aggressioni verbali e, in alcuni casi, fisiche da parte di soggetti esterni, presumibilmente clienti o frequentatori della struttura. Gli episodi sarebbero stati frequenti, documentati e noti alla direzione, ma nulla – accusano i sindacati – sarebbe stato fatto per garantire una reale protezione del personale.
La situazione, si legge ancora nella diffida firmata da Matteo Rossi (Fisascat Cisl) e Michele Racanelli (Filcams Cgil), rappresenta una palese violazione delle norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare del D.Lgs. 81/2008 e dell’articolo 2087 del Codice Civile.
Insomma, i lavoratori si trovano oggi a operare in un clima costante di tensione e insicurezza, che non solo compromette la serenità e l’efficienza sul lavoro, ma rappresenta anche un rischio concreto per la loro incolumità fisica e psicologica.
I sindacati chiedono che l’azienda adotti immediatamente misure strutturali, tra cui: la presenza fissa di personale addetto alla vigilanza; il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza; la possibilità di richiedere il supporto delle forze dell’ordine in caso di episodi critici; un’indagine interna dettagliata per raccogliere le testimonianze dei lavoratori coinvolti; la redazione di un piano concreto di prevenzione e gestione dei rischi.
Pam Panorama è ora tenuta a fornire una risposta formale entro dieci giorni dalla ricezione della diffida. In caso contrario, i sindacati annunciano battaglia: esposti alla Procura della Repubblica, segnalazioni agli organi ispettivi, e l’eventuale avvio di procedimenti civili e penali per tutelare i lavoratori.
Ma il caso di Rivarolo non è un’eccezione. Anzi, pare inserirsi in una preoccupante tendenza che coinvolge il mondo della grande distribuzione in tutto il Canavese. Negli ultimi mesi, si sono registrati episodi simili a Ivrea, dove i dipendenti del Lidl hanno denunciato molestie e minacce, tanto da spingere l’azienda a istituire un servizio di vigilanza armata per tutelare il personale. A Pavone Canavese, una cliente è stata aggredita verbalmente con insulti razzisti all’interno di un supermercato, finendo poi per denunciare tutto alla Polizia.
Questi episodi, tutti avvenuti in contesti diversi ma con dinamiche simili, confermano una tendenza allarmante: i lavoratori della GDO (grande distribuzione organizzata) si trovano esposti a rischi sempre più frequenti e non adeguatamente affrontati dalle aziende. Chi sta dietro una cassa, un banco gastronomia o una scaffalatura non dovrebbe dover affrontare ogni giorno la paura di essere insultato, minacciato, o persino aggredito.
Il problema, secondo i sindacati, non è solo locale. Si tratta di un fallimento sistemico nella gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro ad alta affluenza, dove le logiche commerciali sembrano spesso avere la meglio sulla tutela della dignità e della salute dei dipendenti.
«Non possiamo accettare – dichiarano Fisascat e Filcams – che i lavoratori diventino i parafulmine delle tensioni sociali. Chi lavora in prima linea va protetto, ascoltato, rispettato».
In attesa della risposta ufficiale dell’azienda, resta la tensione. E resta una domanda di fondo: chi tutela davvero chi lavora nella grande distribuzione? Le telecamere bastano? I cartelli “rispetta chi ti serve” servono a qualcosa?
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