Cerca

Attualità

Fisici torinesi premiati con il Breakthrough Prize: 41 ricercatori dell’Università di Torino tra i protagonisti del successo del Cern

Riconoscimento da 3 milioni di dollari agli esperimenti del Large Hadron Collider: coinvolti oltre 13 mila scienziati di 70 Paesi. In prima linea anche il gruppo di Alice e Cms con l’Infn Torino

La scienza italiana brilla al Cern: il contributo torinese al premio Breakthrough Prize in Fundamental Physics

Stefania Beolé

Ci sono 41 scienziati del Dipartimento di Fisica dell'Università di Torino nell'elenco degli studiosi che hanno ricevuto una quota del premio di 3 milioni di dollari assegnato dalla Breakthrough Prize Foundation a quattro esperimenti del Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. Si tratta della celebrazione del più ampio sforzo collettivo nella storia della fisica, che ha coinvolto 13.508 scienziati provenienti da oltre 70 Paesi. La cerimonia di premiazione si è svolta il 5 aprile e sarà trasmessa questa sera alle 21 in differita su Facebook.

Il premio, intitolato “Breakthrough Prize in Fundamental Physics”, è stato conferito “per le misure dettagliate delle proprietà del bosone di Higgs che confermano il meccanismo di rottura della simmetria da cui ha origine la massa delle particelle, la scoperta di nuove particelle che interagiscono attraverso la forza forte, lo studio di processi rari e dell'asimmetria materia-antimateria, e l'esplorazione al Large Hadron Collider del Cern della natura alle distanze più piccole e nelle condizioni più estreme”.

I 41 torinesi partecipano a due dei quattro esperimenti dell’Lhc, chiamati Alice e Cms. Nella lista compaiono altri 50 laureati e dottorati dell’Ateneo che hanno continuato il lavoro di ricerca presso altri enti oppure sono usciti dall’accademia. Alcuni sono stati coinvolti fin dalle fasi iniziali di formulazione delle proposte sperimentali; altri hanno partecipato per periodi più brevi, per esempio come dottorandi, contribuendo comunque alle attività di analisi dei dati.

“La storia di questa straordinaria impresa – spiega Stefania Beolé, vicedirettrice alla ricerca del Dipartimento di Fisica dell’università subalpina – ha radici lontane. Gli apparati sperimentali sono stati concepiti e proposti verso la metà degli anni Novanta. La loro costruzione e messa in funzione ha occupato gran parte del primo decennio del XXI secolo. I risultati e le scoperte sono arrivati successivamente e continuano ancora oggi a contribuire in modo significativo alla nostra comprensione dell’universo. Si è trattato di un lavoro complesso, che ha richiesto un’elevata capacità di coordinamento, una straordinaria pazienza e un forte spirito di collaborazione, coronato da un successo di rilievo, riconosciuto a livello internazionale con questo prestigioso premio”.

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), insieme a istituti analoghi degli altri Paesi partecipanti, ha co-finanziato la costruzione degli apparati sperimentali, e continua tuttora a sostenere le attività di ricerca degli scienziati italiani. Grazie alla stretta collaborazione con i colleghi della Sezione di Torino dell’Infn, ospitata nei locali del Dipartimento di Fisica, il gruppo dell’università ha potuto partecipare attivamente, con importanti ruoli di responsabilità, a tutte le fasi del progetto: dalla progettazione e costruzione dei rivelatori fino all’analisi dei dati, contribuendo anche alla creazione e al coordinamento di gruppi di ricerca a livello internazionale.

IL COLLEGAMENTO QUI

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori