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Ivrea

Aggredita la troupe di Fuori dal Coro. Il Sindaco? “Non so chi siano”

Inseguiti per le strade di Ivrea, accerchiati e minacciati dal clan Lagaren. La giornalista Delia Mauro chiama i carabinieri. Il sindaco Chiantore si smarca: “Non li conosco”. Lotito (FdI): “Allora cosa ci sta a fare?”

Giornalista aggredita e inseguita dai sinti del "quartiere" abusivo in San Giovanni

La giornalista a tu per tu con il sindaco Matteo Chiantore

Un’aggressione violenta, un assalto in piena regola, una fuga disperata per le vie della città. Questo è accaduto alla troupe della trasmissione Fuori dal Coro di Rete 4, in missione a San Giovanni per realizzare un servizio sul campo “abusivo” dei sinti. Ne avevamo già scritto ma vederlo in tv ha fatto un altro effetto. E c’era la giornalista Delia Mauro e i suoi operatori  accerchiati, minacciati e inseguiti da Giovanni Lagaren, dalla moglie e dai figli. Un’intera troupe televisiva costretta a scappare mentre chiedevano aiuto ai carabinieri. Il tutto per aver semplicemente cercato di fare il proprio mestiere.

“Non siamo neanche riusciti ad avvicinarci” ci aveva raccontato ancora scossa Delia Mauro. “Ho chiesto: ‘È il signor Lagaren? Giovanni?’, ma non ho nemmeno fatto in tempo a finire la frase che sono spuntati in due, poi tre, poi le donne, poi i bambini. In pochi secondi eravamo completamente accerchiati. Faccio questo mestiere da anni, ma una cosa così non l’avevo mai vissuta: urla, minacce, spintoni. Hanno preso di mira il nostro operatore, cercavano di strappargli la telecamera. Ci urlavano di cancellare tutto, si sono fatti sempre più aggressivi. È stato spaventoso”.

la villa dall'alto

il campo nomadi

pp

Lagaren

Una situazione fuori controllo, al limite dell’aggressione fisica vera e propria. 

Nel videoclip trasmesso in Tv, girato anche con i droni dall’altro a beneficio di una supervilla con giardino, si sente e si vede la giornalista che chiama i carabinieri. Poi si vede Lagaren che minaccia di lanciare un cubetto di porfido. Si vede un sinto che cerca di bloccarli con i cassonetti dell’immondizia in mezzo alla strada…

Solo l’intervento dei carabinieri, appuntamento davanti alla stazione ferroviaria di corso Nigra, ha impedito che l’episodio si trasformasse in una tragedia. Nessuno è rimasto ferito, ma la paura, quella vera, è rimasta addosso. La troupe, ancora sotto shock, ha sporto denuncia e consegnato le immagini disponibili agli inquirenti.

Il giorno dopo Delia Mauro si è recata dal sindaco Matteo Chiantore che ha subito espresso solidarietà e ha promesso di occuparsi degli abusi edilizi. E fin qui tutto come da copione. Quel che in molti han però notato e sulle chat di mezza città non si parla che di questo è la risposta che ha dato sui Lagaren… 

Più o meno così: “Sono nato e cresciuto a Ivrea ma non li conosco…”.

“Non posso fare a meno di esprimere la mia incredulità e sconcerto - commenta a questo proposito il coordinatore cittadino dei Fratelli d’Italia Fabrizio Lotito -  Trovo del tutto inverosimile, se non addirittura paradossale, che un primo cittadino possa dichiarare di non conoscere le persone che, negli anni, hanno costruito abusivamente una villa su una proprietà privata. Non è concepibile, né tollerabile, che il primo cittadino non sia a conoscenza di chi risiede abusivamente nel suo Comune da anni, come se il suo ruolo si limitasse a una semplice funzione burocratica e non a una responsabilità diretta nei confronti della sicurezza e del benessere dei suoi cittadini. Inoltre, è inaccettabile che il Sindaco continui a giustificarsi dicendo di aver segnalato l’accaduto al Questore e al Prefetto, come se fosse un mero spettatore passivo di eventi che dovrebbero invece essere affrontati direttamente dalla sua amministrazione. Un Sindaco non può limitarsi a “segnalare” e sperare che altri intervengano. Deve prendersi la responsabilità di affrontare le problematiche della sua città con decisione, e in particolare deve saper utilizzare in maniera adeguata le risorse disponibili, come la polizia locale, per prevenire situazioni di degrado e di pericolo per la comunità …”.

Più o meno così pensa e dice da mesi il consigliere comunale Massimiliano De Stefano che però su questo fatto preferisce non infierire. 

“Tutti i sindaci di centrosinistra e di centrodestra degli ultimi 25 anni han fatto come le tre scimmiette e, davanti agli abusi edilizi di San Giovanni, si sono girati dall’altra parte. Insomma nulla di nuovo sotto il sole. Poi è vero che da un avvocato, da uno che conosce le leggi, ci si sarebbe aspettati un po’ più di coraggio!”

***

Per la cronaca - e non solo per quella - "Fuori dal Coro" stava indagando su un terreno di oltre 5 mila metri quadri in strada vicinale Cascine Forneris, ad un passo da via Bollengo, nei pressi della pista di altletica che un giorno di oltre 22 anni fa  è stato occupato abusivamente dai sinti.  

Insomma, c’era una volta un campo per la sosta temporanea dei nomadi e oggi c’è un nuovo “quartiere residenziale”, con villette uni e bifamigliari disseminate qua e là, tra una roulette e un caravan. 

C'è tutto questo ma come per magia sparisce nel piano regolatore, quello nuovo firmato dall’architetto Giancarlo Paglia.

E delle due l’una o l'Amministrazione comunale che ha approvato lo strumento urbanistico in consiglio comunale ha approvato un falso o s’è girata dall’altra parte...

“La si fa facile! - ci aveva detto nel 2023 l'ex sindaco Stefano Sertoli allargando le braccia - Ma chi ci va lì ad abbattere quelle case? Secondo gli uffici se non le abbattiamo non possiamo fare l’esproprio. E se non possiamo fare l’esproprio resta tutto così com’è! Un problema enorme. Ce ne vorremmo occupare eccome ma non c’è una soluzione...”. 

Parliamo evidentemente di un incubo. L’incubo di un campo nomadi e di un terreno situato nella vicinanze di proprietà di Giovanni Gaida, venuto a mancare nel 2018 senza veder risolto il problema. Un incubo suo e pure della moglie Gloriana Lesca Gaida e dei figli che purtroppo lo hanno ereditato con la speranza di non doverlo trasferire ai nipoti…. 

E pensare che quando tutto è iniziato sarebbe bastato che il Comune con poca spesa e un po’ di diligenza avesse dato loro ascolto  ripristinando la recinzione divelta che divideva quel terreno dal Campo Nomadi, il che avrebbe evitato tutti i successivi illeciti.   

E invece? 

Nulla! Al taglio di 29 alberi di rovere per costruire un galoppatoio per cavalli da corsa è seguita (non in una sole notte) la costruzione di una serie di villette abusive.  

Tutto spiegato, giorno per giorno, minuto dopo minuto, abusi compresi, in una relazione del maggio del 2000 firmata da due tecnici dell’Arpa, due dirigenti dell’area tecnica e dal maresciallo Rebesco. 

Ma anche da una sentenza del 30 dicembre del 2003 di condanna del comportamento del Comune di Ivrea per aver posto in essere “una condotta colposa consentendo una sostanziale espropriazione dei fondi…”.   

Risale invece al 2005 un sentenza del Tar attaverso cui il giudice ordina all’Amministrazione Comunale la demolizione degli abusi edilizi. 

Fu quella volta che il Comune avrebbe chiesto (sembra di raccontare una barzelletta) che fosse il proprietario ad occuparsene, magari con pala e piccone, a tu per tu con i “Sinti”, cioè quegli stessi “sinti” che in precedenti occasioni lo avevano selvaggiamente aggredito.   

Insomma, un’Amministrazione comunale che non vedeva, non sentiva e faceva finta di non capire, paradossalmente però  molto attenta ad inviare al Gaida (proprietario dei terreni) e non ai sinti, accertamenti Ici e Imu del 2015 relativi ai fabbricati abusivi.   

A Gaida, solo contro tutti, la Pubblica Amministrazione negli anni passati era arrivata al punto di notificare persino due grosse multe per mancato accatastamento degli immobili abusivi….  

Negli anni passati la storia eravamo arrivati a raccontarla fino a qui, aggiungendoci che da sempre  sindaci e assessori succedutisi “a palazzo” avevano detto a parole  di volersene occupare, in verità solo spostando con scuse varie il problema più in là di anno in anno e tra le altre cose, nel 2002, variando la destinazione urbanistica dell’area, da agricola ad area a Servizi per ampliamento del Campo Nomadi, con ciò rendendola invendibile. 

Della vicenda, come tutti sanno, qualche tempo fa, se ne erano occupati anche l'ex consigliere comunale Francesco Comotto (oggi assessore all'urbanistica), l’ex consigliere comunale di Forza Italia Tommaso Gilardini e l'ex presidente del consiglio Diego Borla.   

E c’è anche una lettera del 14/03/2018 firmata dall’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’architetto Nedo Vinzio, inviata all’allora Sindaco Carlo Della Pepa e a tutti i Consiglieri, per informare i Gaida “delle attività avviate per addivenire all’esproprio delle aree” con un elenco di 7 punti necessari per giungere all’atto notarile di acquisizione tra i quali la stesura del Progetto definitivo per la fognatura di cui (pensa un po’ te)  il campo nomadi è sprovvisto.   

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Cambia l’Amministrazione comunale, a Della Pepa succede Sertoli e tra le prima azioni della nuova giunta di centrodestra c’è l’arresa con tanto di comunicazione a Gloriana Lesca e ai suoi figli che non si può adempiere all’acquisizione del terreno in quanto la precedente Amministrazione non avrebbe completato l’iter proposto con la lettera del 14/03/2018 e di conseguenza mancherebbero le basi per dimostrare “un esproprio di pubblica utilità”.   

Inutile chiedersi che cosa manchi per mettere la parola fine a questo calvario.    

Da un punto di vista formale e sostanziale una vera e propria sconfitta per il cittadino che subisce impotente sino alla morte!   C’è poi anche da chiedersi  (e fanno due) se esista una “malafede” del Comune e dei funzionari nell’aver omesso di eseguire una sentenza e  inottemperato a opere che riguardavano  e riguardano la salubrità.  

Se ci sia malafede o meno nel non aver preso atto nelle nuove cartine del piano regolatore un quartiere vero e proprio.

Insomma: è così che si amministra?  Con comportamenti “strategici e dilatori”?

Evidente a tutti che di abbattere le villette non se ne parlerà mai.  Per non aggiungere altro danno alle beffe di soluzioni a ben  vedere ne resta una e una soltanto: l’esproprio dei terreni da parte del Comune e il loro inserimento, con una variante, come area edificata nello strumento urbanistico.

Staremo a vedere se il Comune vorrà finalmente dare concretezza alle intenzioni.  

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