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07 Marzo 2025 - 17:52
Allarme Alzheimer: numeri in crescita, ma la metà dei casi si può prevenire (foto di repertorio)
Ogni anno, migliaia di famiglie si trovano a fare i conti con una diagnosi che cambia la vita: l’Alzheimer. Una malattia che erode i ricordi, la personalità, l’autonomia. In Piemonte, i numeri parlano chiaro: oltre 166mila persone sono affette da demenza o disturbi cognitivi, una cifra destinata ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione. La sfida non riguarda solo chi si ammala, ma l’intero sistema sanitario e sociale, chiamato a gestire un’emergenza sempre più pressante.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Piemonte si registrano più di 92mila casi di demenza tra gli over 65 e oltre 1.700 casi a esordio precoce tra i 35 e i 64 anni. A questi si aggiungono circa 74.500 persone affette da Mild Cognitive Impairment, una condizione che può evolvere in demenza.
Un dato rilevante emerso dal convegno 'Nuove sfide per il disturbo cognitivo. Traiettorie da esplorare', organizzato da Motore Sanità a Torino, è che il 51,7% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto attraverso la riduzione di fattori di rischio modificabili, tra cui fumo, obesità, diabete, sedentarietà e isolamento sociale. Il Piano regionale della prevenzione prevede strategie mirate per contrastare questi fattori, ma l’Istituto Superiore di Sanità ha assegnato al piano un punteggio di 14 su 63, segnalando margini di miglioramento.
Un’innovazione terapeutica in fase di approvazione è l’utilizzo degli anticorpi monoclonali, che potrebbero rallentare la progressione della malattia nelle fasi iniziali. Per questo motivo, gli esperti sottolineano l’importanza della diagnosi precoce, in particolare per i 74mila pazienti stimati in Piemonte che potrebbero beneficiare di queste cure.
L’assessore alla Sanità del Piemonte, Federico Riboldi, ha dichiarato che l’Alzheimer e il disturbo neurocognitivo saranno al centro del nuovo piano sociosanitario regionale, con investimenti destinati a assistenza, prevenzione e diagnosi precoce. Attualmente, i 19 centri specialistici sul territorio hanno in carico circa 20mila pazienti, ma l’obiettivo è potenziare le strutture con un finanziamento diretto di 2,3 milioni di euro per ampliare l’accesso alle cure.
Riboldi ha sottolineato la necessità di un approccio integrato, coinvolgendo associazioni, istituzioni e comunità locali, affinché il nuovo piano sociosanitario diventi uno strumento operativo e non solo programmatico. L’ultima revisione del piano risale al 1995, e il disturbo neurocognitivo deve essere considerato una priorità sanitaria, con risorse adeguate e strategie concrete per la gestione e la prevenzione della patologia.
Ogni anno, migliaia di famiglie si trovano a fare i conti con una diagnosi che cambia la vita: l’Alzheime
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