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San Mauro
05 Dicembre 2024 - 19:32
Riconoscere precocemente i DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) e dare a tutti le stesse opportunità di crescita scolastica: di questo si è discusso nell’incontro pubblico di presentazione del progetto “Rete dislessia e accessibilità”, tenutosi in Comune mercoledì 4 dicembre, con la partecipazione dell’amministrazione locale, delle scuole e di esperti in materia, oltre che della cittadinanza.
La sindaca Giulia Guazzora
A presentare la serata è stata la sindaca Giulia Guazzora: «Il Comune, grazie soprattutto all’assessore all’educazione Bagarin, alle scuole e agli insegnanti, ha preso parte a questo progetto che partirà prossimamente in tutte le scuole di San Mauro, specie le primarie. Il progetto mira a individuare precocemente questi disturbi oggi così diffusi, al fine di adattare la parte educativa ai singoli bambini. È un progetto di collaborazione tra Comuni, scuole e associazioni».
Il dottor Salvatore Scirpo, preside dell’istituto comprensivo IC2 di San Mauro, è intervenuto per entrare più nel merito del progetto, incentrato sul «successo formativo» per tutti gli alunni, in un mondo in cui le proposte educative omogenee del passato, rivolte indistintamente a tutti i bambini, dimostrano ormai i propri punti deboli: alcuni studenti fanno fatica, e oggi la scuola è più sensibile ai singoli allievi.
«Ognuno ha uno stile cognitivo e di apprendimento diverso dall’altro – ha commentato il preside –. Vanno colte le differenze tra gli allievi, e queste differenze non devono essere confuse con diseguaglianze. Il grande passo è arrivato con la legge 170 del 2010, che finalmente ha dato copertura legale per chi presenta DSA, e finalmente c’è stato un investimento sulla scuola, affidando compiti specifici. Attraverso questo progetto si metteranno in rete le diverse scuole».
I diversi relatori che sono intervenuti e l'assessore Daniele Bagarin
Ma cosa sono nello specifico i DSA? Non si tratta soltanto di dislessia, una condizione che implica una difficoltà nella lettura, ma di un insieme di disturbi denominati “Disturbi specifici dell’apprendimento” (DSA), che comprendono anche discalculia (difficoltà nell’eseguire calcoli), disgrafia (riguarda la componente motoria della scrittura, per cui scrivere risulta difficoltoso e poco veloce) e disortografia (difficoltà a scrivere in modo corretto).
Come illustrato dalla vicepresidente dell’AID (Associazione Italiana Dislessia) Maria Enrica Bianchi, le diagnosi di DSA riguardano il 5/7% degli alunni, ma la situazione non è uniforme su tutto il territorio, visto che la percentuale si abbassa a pochi punti decimali sopra lo zero nelle regioni del Sud, segno che troppo spesso ancora ci siano diseguaglianze in materia di sanità tra le diverse aree d’Italia.
Maria Enrica Bianchi
«È importante individuare eventuali DSA il prima possibile, già alle elementari, per cambiare strategie. Cambiare strategie non è semplice. Oggi la legge dà delle indicazioni pedagogiche alle scuole e poi alle famiglie. I DSA sono disturbi neurobiologici con cui si nasce, non si può essere ‘un po’ dislessici’. È una condizione anche ereditaria che determina difficoltà in azioni ripetute più e più volte, come leggere, scrivere e fare calcoli, ma che non vengono automatizzate. La scuola però, prima di segnalare alle famiglie se i figli possono presentare DSA, dovrebbe attuare delle attività di potenziamento. Alcune difficoltà permarranno, saranno sempre presenti, ma ci sono possibilità di compensazione. Il progetto mira a creare attività davvero inclusive per tutti gli studenti, e non attività che servano esclusivamente per bambini con difficoltà di apprendimento», ha dichiarato la vicepresidente.
Ha poi aggiunto che oggi sono in crescita non solo le diagnosi di DSA, ma di tutti i disturbi del neurosviluppo, poiché si presta più attenzione che in passato e poiché la scienza ha fatto progressi. Impossibile invece è stabilire se siano in aumento le sole diagnosi, ovvero i casi “scoperti”, o in generale la diffusione di DSA nella popolazione: i dati ufficiali sulle diagnosi non possono che essere l’unico punto di riferimento clinico. Un altro tema, purtroppo, è che le liste d’attesa della sanità pubblica per le diagnosi di DSA sono lunghissime, ma le scuole si sono attivate per aiutare i ragazzi in difficoltà già prima di un’eventuale diagnosi.
Veronica De Giorgio
È intervenuta poi la logopedista Veronica De Giorgio, che sottolineato come la diagnosi di DSA possa spaventare sia i bambini che le famiglie, ma al tempo stesso una maggior consapevolezza a riguardo può portare a una maggior accettazione di sé: «Il loro atteggiamento emotivo è importante e non cambia dall’oggi al domani, ma dare un nome a quella difficoltà è già un primo passo verso la consapevolezza».
I progressi si stanno facendo non solo a livello di pratica scolastica, ma in primis a livello di ricerca, con numerosi studi che oggi iniziano a occuparsi delle “neurodivergenze”, ovvero il fatto che il cervello di una persona possa apprendere ed elaborare informazioni in modo diverso rispetto a una modalità definita come “tipica”, senza che vi sia per forza una patologia.
Bruno Orifalco
Come ha concluso Bruno Orifalco, volontario AID, i genitori dovrebbero avere la tranquillità di sapere che – se il proprio figlio presenta un DSA, un'altra forma di disturbo o neurodivergenza – la scuola che frequenta sia preparata ad affrontare la situazione al meglio.
L’obiettivo del progetto a San Mauro è dunque di creare una rete tra scuole, associazioni, famiglie e specialisti per dare a tutti le stesse opportunità di apprendimento e di crescita, al di là delle possibili differenze neurobiologiche dei singoli alunni.
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