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Per chi suola la campana?
08 Settembre 2024 - 07:00
Edoardo Cerrato al santuario di Oropa
Desta sempre una certa meraviglia la duplicazione del pellegrinaggio al santuario mariano di Oropa dei fedeli della diocesi di Ivrea, che, oltre a essere benemerito per l'incremento della devozione alla Madonna – de Maria numquam satis! – si presta ad alcune considerazioni interne al mondo clericale, da un po' di tempo in subbuglio nella prospettiva del cambio del vescovo, che, prima o poi, e in qualche modo, avrà luogo.
Tutti gli anni, all'inizio del mese di agosto, si tiene il tradizionale pellegrinaggio diocesano alla Madonna nera di Oropa, guidato dal vescovo Edoardo Cerrato, a cui sono invitate tutte le parrocchie e che vede sempre la partecipazione di un discreto numero di fedeli con a capo i loro pastori. Anche quest'anno la pia consuetudine si è rinnovata, onorata dalla benevola e pingue presenza dell'eporediese vescovo di Biella, monsignor Roberto Farinella.
Il 31 agosto, altro pellegrinaggio ad Oropa delle parrocchie di San Giorgio, Agliè, Ozegna e Cuceglio, affidate alla cura del sempre più corpulento don Luca Meinardi, di San Giusto, affidata al suo fedele scudiero, don Marco Marchiando, e di Lusigliè, amministrata da don Massimiliano Marco. Oltre al consueto monsignor Farinella, il pellegrinaggio della «quasi diocesi» meinardiana era illustrato dall'onnipresente e – nonostante i suoi 82 anni – super attivo cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico di Iglesias, le cui cure, evidentemente, gli lasciano molto tempo libero. Un omaggio dell'Eminentissimo al suo pupillo don Luca, che ha festeggiato i 30 anni di sacerdozio.
Questi è personaggio di peso – non solo fisico – nella diocesi di Ivrea e di cui, alcuni dicono, sia la vera eminenza grigia. Già preconizzato vescovo di Nuoro, nomina poi sfumata, il prevosto di San Giorgio giocherà senz'altro un ruolo nelle vicende del dopo-Cerrato. Come tutti sanno, però, Ivrea annovera anche un'altra diocesi – anzi, alcuni dicono arcidiocesi – quella di Chivasso, con suffraganee le parrocchie di Castelrosso, Boschetto, Betlemme, Mandria, Montegiove (senza contare l'appendice di Verolengo del fido don Valerio D'Amico, presente ad Oropa 2), dove regna il «prevostone», don Davide Smiderle, che per la verità, ultimamente, tiene un profilo piuttosto basso e defilato.
Sui due «quasi vescovi» sono puntati gli occhi di molti, in quanto, a dispetto dell'affettata umiltà del primo e della contenuta effervescenza del secondo, si studiano le loro mosse in vista di quel riposizionamento che sempre prelude al cambio della guardia in una diocesi. Poiché sembra quasi certo che il nuovo vescovo sarà un iper-progressista, la corsa è tutta ad accreditarsi come tali, anche da parte di coloro che non lo sono affatto. Riposizionamento, che pare riguardi anche notabili esponenti del clero diocesano.
Intanto, il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, è stato dal papa prorogato di due anni oltre i settantacinque anni.
Succederà anche per monsignor Cerrato?
Se così dovesse avvenire, per i «riposizionisti» sarà ancora lunga...
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