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Lauriano
01 Dicembre 2023 - 06:00
La Luxottica ha deciso di adottare la settimana corta per 20 settimane l'anno, a partire dal 2024
Parte, nel più grande gruppo mondiale dell'occhialeria, una sperimentazione sulla "settimana corta" che vedrà i poco meno di 20 mila dipendenti degli stabilimenti italiani di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino (Belluno), Pederobba (Treviso), Lauriano (Torino) e Rovereto (Trento), lavorare, per 20 settimane l'anno, solo dal lunedì al giovedì, per fruire così di un intero week end libero da impegni, e tutto questo a parità di salario.
E' il cuore del nuovo contratto integrativo sottoscritto alla Luxottica (EssilorLuxottica) tra l'azienda e le organizzazioni sindacali e che introduce tale possibilità su base volontaria.
Lo stabilimento Luxottica di Lauriano
Il "prezzo" per ciascun lavoratore che vorrà aderire all'opzione è il sacrificio di cinque permessi retribuiti l'anno per coprire altrettanti venerdì liberi, mentre gli altri 15 saranno a carico dell'azienda.
"I lavoratori - dice Milena Cesca, segretaria generale Femca Cisl Belluno - oggi alle aziende chiedono soprattutto tempo di vita, e la vera sfida è di dimostrare che si può essere efficienti e produttivi lavorando meno ore. Il mondo del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione. I giovani sono molto più dinamici, non sono più attaccati al posto fisso come un tempo, cambiano lavoro più spesso e vanno dove c'è più welfare e più flessibilità".
Francesco Milleri di EssilorLuxottica
"In un'epoca di grandi mutamenti economici e sociali - rileva Francesco Milleri, ad Essilux- emerge l'urgenza di ridisegnare nuovi modelli organizzativi delle aziende per guidare il cambiamento verso percorsi che riconoscano e premino le professionalità e le eccellenze del nostro Paese. Con le persone e le parti sociali oggi si concretizza in un accordo ispirato a principi di equità e inclusione, in cui il talento del fare ricopre un ruolo centrale. Un patto di lungo periodo, che permette a EssilorLuxottica di valorizzare il made in Italy e alle sue persone di programmare con maggiore sicurezza il proprio percorso di vita e di lavoro".
Nel contratto sono previsti altri punti qualificanti.
Ai lavoratori in uscita, ad esempio, verrà concesso il part time per 3 anni con contributi pieni e i giovani che prenderanno il posto dei pensionandi non saranno più assunti a tempo parziale, come avvenuto finora, ma da subito a tempo pieno.
Come nel 2019 è poi stabilita la stabilizzazione a tempo indeterminato di 1.550 lavoratori oggi in somministrazione e si sostiene il diritto allo studio dei lavoratori-studenti estendendo il diritto dei tre giorni di permesso non solo per esami universitari ma anche per master, Its, istituti ottici e secondari digitali tecnologici e prevedendo ulteriori 24 ore su base annuale per favorire la gestione dei percorsi di formazione.
Sotto il profilo economico va infine sottolineato l'aumento del valore complessivo del premio di risultato, con soglia minima elevata da 800 a 1000 euro, e il riconoscimento dello stesso al 100% anche ai lavoratori somministrati.
"Lavorare meno, lavorare tutti": lo storico slogan sessantottino torna alla ribalta mentre in Europa e in Italia si discute con insistenza di settimana lavorativa corta.
Ma stare al lavoro dal lunedì al giovedì con lo stesso stipendio, è ancora un sogno per molti, quasi tutti.
E in Italia finora sono solo due i gruppi (Intesa e Lavazza) che stanno sperimentando questa soluzione nata anche dalla necessità di riorganizzare il lavoro durante il periodo della pandemia, tra la necessità di protezione e quella del risparmio energetico negli uffici arrivata poco dopo con l'aggressione russa in Ucraina.
Un'ipotesi però già sperimentata in Gb dove di recente un rapporto governativo ha dato vita ad un intenso dibattito: la maggior parte delle aziende che ha partecipato alla sperimentazione (una sessantina) ha deciso di voler proseguire e in 18 casi l'esperimento è diventato pratica permanente.
Al lavoro in uno degli stabilimenti Luxottica
In Italia Intesa Sanpaolo ad esempio ha già riorganizzo il lavoro e introdotto un nuovo modello per i 74 mila dipendenti. Tra le principali novita' appunto la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative (36 ore in tutto) a parita' di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche e produttive. Lo stesso ha fatto Lavazza già nel 2022. In realtà dagli ultimi dati dell'Eurostat (aggiornati al 2022) risulta un po' in tutta Europa una tendenza contraria: nel Belpaese, ad esempio, circa 2 milioni di lavoratori restano sul posto per 50 ore a settimana, contro le canoniche 40 ore (8 ore al giorno per 5 giorni).
Si tratta del 9,4% dei lavoratori totali (circa 23 milioni) e il fenomeno in Europa riguarda molto di più gli autonomi (30%) che gli impiegati (4%). Il dato italiano è tra i più alti d'Europa: ci superano i lavoratori francesi con il 10,2%. Ma il top si raggiunge in Grecia: 12,6%. In Romania il dato precipita al 2,2%, in Bulgaria allo 0,7%. In Italia il pressing dei sindacati sull'argomento è forte e lo è anche quello delle opposizioni ma il governo sembra aver già accennato un'apertura sull'argomento anche se di recente il dibattito si è concentrato con più insistenza sul taglio del cuneo fiscale nel decreto lavoro: "Sono disposto a riflettere partendo dalla realtà - diceva a febbraio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso - Tutto va messo in sintonia con una saggia politica industriale con l'obiettivo di aumentare produttivita' e occupazione".
Molto cauti nella risposta i sindacati che però fanno della settimana di 4 giorni un cavallo di battaglia: "sono chiacchiere", replicava infatti a stretto giro il leader della Cgil, Maurizio Landini.
Ma anche gli industriali stanno riflettendo sulla possibile novità: "Siamo dispostissimi a sederci e a ragionare, ma non in maniera ideologica, o vanno in crisi l'occupabilita' e l'occupazione in Italia", commentava il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Insomma i tempi sembrano maturi per affrontare l'argomento per la gioia soprattutto dei 2 milioni di italiani che invece al lavoro ci restano di più.
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