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Trino

Casa di riposo: «Il cda dà incarichi a figli e nipoti»

Bruno Ferrarotti e Giovanni Tricerri: «Nel verbale risulta presente anche un defunto»

Stretta di mano

Stretta di mano (foto d'archivio)

TRINO. (r.t.) - Bruno Ferrarotti e Giovanni Tricerri, già membri del consiglio d’amministrazione della casa di riposo “Sant’Antonio Abate, anche se non confermati nell’incarico dall’attuale Amministrazione comunale guidata da Daniele Pane continuano a seguire con attenzione le vicende dell’ente, ora Azienda pubblica di servizi alla persona.

E così, spulciando le delibere dell’attuale cda presieduto dal crescentinese Maurizio Chiocchetti, hanno scoperto che pochi giorni fa è stata nominata una professionista per l’attività di supporto psicologico agli ospiti per il 2023; l’incarico è legittimo, perché la normativa regionale prevede l’erogazione di servizi di riabilitazione e sostegno psicologico professionale. Ma - osservano Ferrarotti e Tricerri - «viene incaricata la nipote di un consigliere d’amministrazione».

Il presidente Maurizio Chiocchetti

Secondo i due trinesi, un episodio simile era già accaduto ad ottobre: all’epoca era stato assegnato dal cda un incarico per una prestazione professionale non prevista dalle norme regionali. «Alla seduta - spiegano - uno dei componenti presenti alla discussione era il padre della persona interessata, e lo stesso si assentò solo al momento della votazione. Stavolta, nel caso della psicologa-nipote, il consigliere non solo risulta presente alla discussione, ma addirittura vota a favore della scelta. La sua è una presenza obbligata, vista l’esigua presenza al cda di solo tre membri su cinque; se si fosse assentato sarebbe mancato il numero legale e non avrebbero potuto votare».

C’è poi un’altra anomalia riscontrata da Tricerri e Ferrarotti: «Leggiamo in delibera che “alla seduta partecipa il direttore amministrativo Paolo Filippi”. Peccato che Filippi sia deceduto nel 2021. Evidentemente fanno gli atti con copia-incolla senza alcuna verifica».

Ai problemi che le strutture socio-assistenziali devono affrontare «molte volte si aggiungono amministrazioni che si limitano ad una cieca gestione quotidiana sempre più precaria. Qui - concludono - oltre a un’insipida gestione corrente, succede altro».

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