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Addio a Intel e ai mille posti di lavoro. Settimo, Chivasso, San Giorgio con il cerino in mano

Nel novembre del 2021 la notizia era stata immediatamente presa in considerazione dalla Regione Piemonte

Addio a Intel e ai mille posti di lavoro. Settimo, Chivasso, San Giorgio con il cerino in mano

Aveva promesso e soprattutto promosso un grosso investimento in Europa, in Germania, Francia e Italia, pari a 90 miliardi di dollari, ma il famoso colosso tecnologico americano Intel sembra averci ripensato. La mancata cena a Davos tra l'amministratore delegato Pat Gelsinger e i ministri Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso sta convincendo molti che la partita sia perduta per sempre.

Al Ministro Giorgetti stavano cascando i calzini... durante una puntata di Porta a Porta

Obiettivo dichiarato di Intel: sganciare l'Europa dalle importazioni da Taiwan, dove ha sede Semi Conductor Manufacturing (la principale fabbrica mondiale di chip di ultima generazione) e dalla coreana Samsung. 

La strategia di diversificazione della produzione fra Europa e Stati Uniti resta fondamentale ma Intel – come molte altre grandi aziende del settore – non muoverà un dito fino a quando i 52 miliardi di dollari di sussidi stanziati dal Chips Act della Casa Bianca non verranno effettivamente resi disponibili.

Intel vorrebbe altrettante certezze (denaro sonante) da parte dell'Unione europea e dei suoi governi.

In Italia le probabilità che l'investimento promesso a Verona (in Veneto) o in Piemonte venga effettivamente realizzato sono basse. Tuttavia, fonti del governo italiano fanno sapere di aver fatto finora il possibile  e di aver risposto a tutte le richieste di Intel.

I canali di dialogo tra l'azienda e il governo italiano non si sarebbero mai interrotti, ma l'investimento in Italia dipende dalle decisioni prese in Germania e Francia dove le incertezze sarebbero legate al'inflazione e al timore di una recessione.

La notizia di un interesse di Intel, la multinazionale americana, leader nel mercato dei microprocessori, ad aprire uno stabilimento in Italia risale al novembre del 2021.

A battere la grancassa era stata l’Agenzia di stampa Reuters che per prima aveva raccolto alcune dichiarazione del Ministro Giancarlo Giorgetti in visita a Washington. 

“Negli Stati Uniti c’è interesse per l’Italia” aveva detto confermando i negoziati in corso con il colosso dei microchip.

Trattative ben accolte dall’Europa che, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle forniture di semiconduttori dagli Stati Uniti, da Taiwan, dalla Cina e dalla Corea non avrebbe posto, almeno a parole, limiti agli “aiuti di Stato”.

D’altro canto si doveva trovare un modo (e non ce n'erano molti) per uscire dalla crisi dei chip scatenata dalla pandemia, dalla domanda esplosiva di chip da parte dei produttori di elettronica di consumo come smartphone e computer a scapito dell’industria automobilistica.

Giusto per capirci... Finchè si era stati tutti in smart working molte industrie avevano bloccato gli ordinativi. Poi però il lockdown è finito, la domanda è schizzata  e, di colpo, di microchip non ce n’erano abbastanza per tutti.  Il gruppo Stellantis, tanto per dire, per la carenza di microchip deciso di fermare la produzione a Melfi per tutto il mese di settembre del 2021 e a Melfi si sfornavano 400.000 auto all’anno,  circa il 50% delle produzione totale italiana. 

In Italia, si sarebbe trattato di un investimento che va dai 4 agli 8 miliardi di euro e l'allora governo Draghi si era detto pronto a finanziarne una parte con denaro pubblico. Oltre ad offrire condizioni favorevoli sul costo del lavoro e sull’energia, attraverso l'ex ministro Colao, aveva firmato una lettera di intenti con Intel. 

La fabbrica avrebbe creato più di 1.000 posti di lavoro diretti.

In un primo momento, tra i siti potenzialmente idonei si sono citati  l’area Mirafiori di Torino e Catania in Sicilia, dove il produttore di chip italo-francese STMicroelectronics già opera, poi si era inserito con gran forza il Veneto.

La Regione Piemonte, dal canto suo, aveva aggiunto un’area a Galliate, vicino a Novara e una seconda area a Sud di Vercelli, vicino a Larizzate. Ma anche l’ex ThyssenKrupp di corso Regina Margherita, l'ex area Lancia di Chivasso, l’ex Pininfarina di San Giorgio Canavese el'ex Olivetti di Scarmagno. E poi ancora due aree disponibili ma non continue a Settimo Torinese

La fabbrica italiana di Intel sarebbe stata un impianto di “imballaggio avanzato”  per tessere interi chip prodotti da Intel e altri produttori di chip. 

Sempre la Regione Piemonte, per accrescere l’interesse di Intel, aveva messo nero su bianco una catena di fornitori nei semiconduttori che non ha eguali in Italia e forse in Europa, oltre all’importanza del Politecnico e del suo incubatore I3P anche Tuv Italia, Spea, I.S.C.M, Elettrorava, Memc Electronic Materials e Siad. 

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