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Il nuovo PD?

Corona funebre del Pd

Corona funebre del Pd

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” è la famosa frase pronunciata da Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina nel celebre romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

E ci risiamo. Cambiare tutto per cambiare nulla. Sembra questo il carattere prevalente del lungo percorso costituente di un nuovo partito, lanciato dal Partito Democratico a seguito della sconfitta elettorale e delle dimissioni da Segretario di Enrico Letta. 

In poco più di un anno il PD mangia un altro Segretario annunciando un cambiamento epocale: addirittura un nuovo partito nel quale collocare la forza residua e l’esperienza del PD. 

A marzo 2021: il segretario Zingaretti si dimette dichiarando vergogna per il Partito che aveva guidato per 2 anni.

L'ex segretario Nicola Zingaretti

Contestualmente Enrico Letta viene “richiamato” dall’esilio (politico) in Francia per guidare quello che allora veniva ancora dato come il primo partito italiano. Lo acclamano tutti i capi corrente. Lui annuncia un cambiamento radicale di governance e il superamento delle correnti interne. 

Senza mai riflettere in modo critico sulle politiche liberiste sostenute da quel partito negli anni precedenti, da buon politico di formazione democristiana Letta scommette su Draghi (il più liberista di tutti) e sulla capacità del PD di stare dentro l’élite europea. 

Le demagogiche politiche renziane lasciano spazio alle più credibili ricette dell’agenda Draghi, anche approfittando del fatto che il governo Conte si era aggiudicato un bel po’ di risorse europee con il PNRR. Il cambiamento politico è delegato alle “Agorà” e agli annunciati “Sassoli Camp” (che nelle intenzioni dovevano essere luoghi di ricomposizione ed elaborazione politica del programma fondamentale del centro sinistra). 

Stefano Bonaccini si candida alla guida del Pd

Poi tutto si accelera con lo strappo annunciato da Conte e si va al voto con un PD totalmente impreparato e chiuso nella sua presunzione. L’incredibile campagna elettorale fondata sullo slogan “Scegli”, figlio del cosiddetto “spirito maggioritario”, e una legge elettorale truffa (voluta e costruita dal PD) fanno il resto e portano alla vittoria la destra. Tutti (giornalisti, commentatori, banchieri, imprenditori e gente comune), improvvisamente, come era già successo per Renzi, dichiarano la loro simpatia per Meloni diventata improvvisamente giovane, bella, preparata, empatica. Aver militato nell’estrema destra è un peccato che si perdona facilmente da un Paese e una classe dirigente che ha tollerato e a volte coltivato quella storia. 

Con le dimissioni di Letta il nuovo congresso (chiamato costituente) ha inizio. “Costituente” è un termine impegnativo: presuppone la volontà di creare, fondare, iniziare qualche cosa di nuovo. 

Una persona normale, un cittadino italiano di qualsiasi estrazione sociale, genere o religione, ha l’impressione che si sia alla vigilia di un tale cambiamento ? 

Parte la solita lotta per la conquista del potere interno. Candidate e candidati si avvicendano con trucchi e finte partenze, mezze parole, e quarti di verità, gira volte e finte alleanze per massimizzare il loro futuro politico. E’ la logica del cosiddetto posizionamento interno dentro il quale sguazzano le correnti e i capi clan (ormai proprietari del partito da Roma all’ultimo dei circoli). 

Anche Elly Schlein si candida a segretario del Pd

Ho molto rispetto per i militati e gli elettori del PD, almeno di quelli che si impegnano senza pianificare un vantaggio per se stessi. Ce ne sono ancora, si trovano in particolare nella vecchia generazione e nei giovanissimi. Poi ci sono però quelli che sperano di ottenere un qualche vantaggio a sostenere questo o quel capo corrente e spesso lo ottengono. Infine ci sono gli arrivati quelli che già sono stati ricompensati per la loro dedizione al capo e che proveranno a salire ancora. 

Senza ideologie, o se preferite senza la possibile utopia di un mondo migliore, rimane solo l’io smisurato di persone mediocri che hanno trovato nella politica il terreno giusto per affermarsi e conquistare la loro fetta di potere e notorietà. 

Siamo una generazione post ideologica, spiegava in un incontro pubblico una diversamente giovane assessora del PD dell’attuale Amministrazione Comunale. All’inizio sembrava una buona cosa abbandonare le ideologie ma poi si è capito che si erano buttate via anche le idee, le coerenze, la voglia di rappresentare le persone socialmente deboli e prive di pacchetti di voti da scambiare. Senza ideologie, o se preferite senza la possibile utopia di un mondo migliore, rimane solo l’io smisurato di persone mediocri che hanno trovato nella politica il terreno giusto per affermarsi e conquistare la loro fetta di potere e notorietà. 

Per parafrasare il Macchiavelli gli attuali principi non hanno da essere né volpi (astuzia), né leoni (forza) ma semplicemente omini di corta furbizia. 

Seguiremo da questa rubrica il dibattito congressuale del PD (sempre che ci sia e non si traduca in un conteggio di voti per i diversi candidati e di peso delle diverse correnti. 

Se ci sarà, anche a Settimo Torinese, spero di poter partecipare e dare un contributo “costituente”. In fondo il PD ho contribuito a fondarlo nel lontano 2007 e agli errori prima o poi occorre porre rimedio. 

Quindi non vorrei mancare all’appuntamento.  

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