Sono ancora alti i numeri dell'epidemia di coronavirus in Italia, con 33.190 casi (4.480 in più rispetto a ieri) e un numero complessivo di contagiati, comprese vittime e guariti, pari a 41.035: di certo non corrispondono più a una crescita esponenziale, anche se è prevedibile che nei prossimi giorni continueranno ad aumentare. I decessi, pari a 3.405 decessi, hanno superato quelli della Cina e l'aumento rispetto a mercoledì è stato di 427, contro i 475 registrati fra martedì e mercoledì. Per vedere un rallentamento bisogna comunque aspettare ancora, finché non si faranno sentire gli effetti delle misure restrittive adottate il 9 marzo. Considerando che per avere dei benefici bisogna attendere circa 20 giorni dall'inizio del lockdown, una riduzione dei casi potrebbe avvenire intorno alla fine del mese. E' difficile, attualmente, anche calcolare quando arriverà il picco dei casi. Le prime stime, riportate nella pagina Facebook "Analisi numerica e statistica, dati Covid 19" gestita da fisici e matematici, lo collocano in un periodo ancora ampio, compreso fra il 2 e il 12 aprile. Secondo la stessa fonte il picco dei decessi è ipotizzato fra il 26 marzo e il 19 aprile, ma in entrambi i casi il margine di errore è ancora molto ampio e per restringere la forbice sarà necessario avere ancora molti dati. "I numeri di oggi continuano a essere quelli previsti e si collocano su una curva non esponenziale, ma logistica, che tende lentamente ad assestarsi", ha commentato il fisico Giorgio Sestili, che è fra i curatori della pagina Facebook "Coronavirus - Dati e analisi scientifiche". "Che la crescita esponenziale sia scongiurata, ha osservato, "non è una buona notizia di per sé, in quanto una curva esponenziale è una curva che cresce all'infinito senza smettere mai ed è ovvio che un'epidemia prima o poi esca dalla fase esponenziale. Siamo fuori - ha osservato - perché abbiamo adottato misure che stanno funzionando". In generale, ha proseguito, in Italia si sta registrando un tasso di incremento dei casi del 14%: "decisamente il più basso rispetto al resto d'Europa", che si trova in piena crescita esponenziale, con un tasso del 34,7% nei Paesi dell'Unione Europea e in particolare del 33,2% in Germania, del 18,4% in Spagna e del 18,2% in Francia. Sono dati, prosegue Sestili, dai quali emerge che "il nostro Paese si trova in una fase più avanzata dell'epidemia, con numeri più alti da gestire e uno stress per il Servizio sanitario nazionale", e "che si avvicina anche il momento in cui vedremo una decrescita". In questo quadro epidemiologico, infine, i bambini risultano essere i meno colpiti, confermando quanto è avvenuto in Cina: sono circa 300 in Italia i bambini malati di coronavirus, ma "non ci sono vittime né casi gravi", ha detto il presidente della Società italiana pediatria Alberto Villani, nella conferenza stampa della Protezione Civile. Il coronavirus, ha aggiunto, "non è un problema pediatrico. Quando ci sono sintomi va interpellato il pediatra e con lui si deve stabilire il da farsi, ma al momento il coronavirus di per sé non rappresenta un problema per i bambini". In generale, ha proseguito, "stiamo vivendo un'emergenza straordinaria e che richiede una straordinaria attenzione": per questo "è necessario che i cittadini si attengano alle indicazioni. Penso - ha concluso Villani - che l'Italia sarà in grado di affrontare questa sfida".
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