Come una casa di carta la politica valdostana è scossa, scardinata dalla tempesta giudiziaria nata dalle inchieste sulle infiltrazioni della 'ndrangheta ai piedi delle Alpi. Il presidente dimissionario della Regione, Antonio Fosson, ha lasciato anche l'incarico di consigliere regionale. Lo stesso hanno fatto gli ex assessori Stefano Borrello e Laurent Viérin e il consigliere Luca Bianchi. Tutti e quattro sono indagati dalla Dda di Torino per scambio elettorale politico mafioso nell'ambito dell'inchiesta 'egomnia'. Tutti e quattro respingono "con forza" le accuse. "Sono amareggiato, non riuscirei più a svolgere un ruolo politico. In poco tempo si può distruggere una persona senza ricordare tutto quello che ha fatto nella sua vita e come l'ha fatto" scrive Fosson nella lettera di dimissioni. Secondo i carabinieri le elezioni regionali del 2018 sono state condizionate. Candidati e boss hanno stretto rapporti privilegiati, creando "un connubio politico-criminale ben radicato nel tessuto sociale". In un clima surreale il Consiglio regionale valdostano si è riunito per approvare il bilancio. L'ordine del giorno è stato stravolto dalle notizie dell'inchiesta e l'esame del documento finanziario è saltato; torna in commissione alla ricerca di una convergenza trasversale, ma dovrà avere il via libera entro fine anno per evitare la gestione provvisoria. Sul banco della Giunta spiccavano - come un puzzle incompleto - le poltrone vuote del presidente e dei due assessori. Le opposizioni - chi più e chi meno convintamente - chiedono il ritorno alle urne. Una campagna guidata dalla Lega: "Elezioni subito in Valle d'Aosta - tuona Matteo Salvini, che venerdì arriverà ad Aosta -, i cittadini non meritano che si perda altro tempo. La Lega è pronta e chiama a raccolta tutti i Valdostani di buona volontà per restituire onore, dignità e trasparenza alle istituzioni". L'Union valdotaine, partito di maggioranza relativa (con il 19,2%), ha invitato i propri eletti ad approvare il bilancio e a rassegnare le dimissioni subito dopo. Altre forze autonomiste, sempre di maggioranza, sono sulla stessa linea. Qualcuno bluffa, altri meno. Per sciogliere l'assemblea valdostana ci vogliono 18 firme (su 35 consiglieri) ma solo in 4-5 hanno la penna in mano. "La politica regionale negli ultimi anni non ha fatto altro che mortificare la Valle d'Aosta" accusa la Cgil, che chiede il ritorno alle urne. Emily Rini, presidente del Consiglio regionale, osserva: "Non si deve e non si può fare finta che nulla sia accaduto per le conseguenze politiche che questa vicenda inevitabilmente implicherà". Mentre in aula si discute della complessa vicenda politica, sotto palazzo regionale uno sparuto gruppo di cittadini, una cinquantina, si è raccolto in un presidio di legalità. "E' chiaro che per troppo tempo il fenomeno sia sottostimato rispetto agli interessi economici e alla ricchezza che ci sono nel territorio" attacca Libera.
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