Video pedopornografici, tra cui numerosi filmati di abusi su neonati. La polizia postale di Torino li ha intercettati durante un'indagine che ha portato a sei arresti e 16 denunce in tutta Italia. In manette sono finiti operai, impiegati. Tutte persone 'insospettabili'. La maggior parte dei coinvolti nell'inchiesta è fatta di trentenni, ma nella vicenda sono coinvolti anche alcuni ventenni e qualche uomo di quarant'anni. Sul web si scambiavano informazioni e materiale video, tra cui filmati di violenze su bambini di pochi mesi. Il tutto avveniva in 'stanze virtuali', in cui i partecipanti ricoprivano ruoli ben precisi, su cui gli agenti vogliono fare chiarezza. Una vera e propria organizzazione, dove i 'master', i coordinatori dei gruppi digitali, escludevano chi non contribuiva 'in maniera adeguata' allo scambio di materiale. Gli scatti e le riprese venivano catalogate per range di età e per sesso dei minori e chi si iscriveva alle 'stanze digitali' utilizzava nickname e foto 'farlocche'. Le indagini per risalire alle loro identità sono durate mesi: tra gli ostacoli, anche la rigida policy del web. Durante le perquisizioni, scattate in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Basilicata, Veneto, Lazio, Sicilia e Sardegna, la polizia postale ha sequestrato foto, video, registrazioni. E gli accertamenti sono ancora in corso, perché il sospetto è che qualcuno abbia fatto delle riprese video mentre consumava rapporti sessuali con i ragazzini. "Si tratta di materiale nuovo, di una violenza e di un'efferatezza mai viste prima. Da lasciare senza parole", spiegano gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Marco Sanini. Ad insospettire gli agenti, che quotidianamente monitorano il web, sono stati i commenti lasciati sotto alcune immagini postate sulle bacheche di diverse pagine internet. Tutte 'in chiaro'. Il 'deep web', in questa faccenda, non c'entra nulla. La polizia postale di Torino, in collaborazione con gli uffici di altre regioni, sta cercando di risalire all'identità dei bambini, utilizzando la banca dati dove vengono registrati i minori abusati. Tra le vittime ci potrebbe essere anche una giovane torinese. Nel computer e nei cellulari di uno degli indagati, sequestrati in Lombardia, a Bergamo, durante una delle perquisizioni, sono emersi messaggi equivoci, conversazioni che fanno supporre anche un'attività di adescamento.
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